Microplastiche ambientali e il legame con la salute

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  Redazione
  08 March 2024
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Specialista in Otorinolaringoiatria e Componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Nella nostra società la plastica si trova praticamente ovunque: imballaggi alimentari, pneumatici, vestiti, tubature dell’acqua, ecc. Inoltre, nelle sue diverse forme ha la capacità di rilasciare sue particelle microscopiche che finiscono nell'ambiente e possono essere ingerite o inalate sia dalle persone sia dagli altri esseri viventi.

Sotto il profilo della salute, è accertato che le persone che presentavano minuscole particelle di plastica depositate in un importante vaso sanguigno avranno maggiori probabilità di subire un infarto, ictus seguito anche dal decesso. Attualmente, i primi dati più accreditati di questo tipo, pubblicati su l'autorevole “New England Journal of Medicine” mostrano un legame grave tra queste microplastiche e la salute umana.

Si tratta di una ricerca condotta su oltre 200 persone sottoposte a intervento chirurgico, la quale ha rilevato che quasi il 60% dei pazienti esaminati presentava microplastiche o nanoplastiche, ancora più piccole, localizzate in un'arteria principale. Coloro che lo hanno fatto avevano 4,5 volte più probabilità di subire un infarto, un ictus o la morte nei circa 34 mesi successivi all’intervento rispetto a coloro le cui arterie erano prive di plastica.

Sotto il profilo scientifico, questo sarà il trampolino di lancio per ulteriori studi in tutto il mondo allo scopo di confermare, estendere e approfondire il grado di rischio per la salute rappresentato dalle micro e nanoplastiche.

Vi sono anche altri fattori che i ricercatori non hanno studiato, come lo stato socio-economico, i quali potrebbero causare problemi di salute piuttosto che la plastica stessa.

Pianeta di plastica

Ricercatori vari hanno riscontrato microplastiche e nanoplastiche praticamente ovunque abbiano osservato nella natura: negli oceani; nei crostacei; nel latte materno; nell'acqua potabile; che si diffonde nell'aria e cadere poi al suolo magari con la pioggia ed essere così riscontrata anche nei ghiacci della Groenlandia.

Tali contaminanti non sono soltanto onnipresenti ma rimangono a lungo allo stato tossico nell’ambiente e spesso richiedono il passare di interi secoli per poter essere degradati e/o eliminati dalla Natura stessa.

Di conseguenza, le cellule responsabili della rimozione dei prodotti di scarto non riuscendo a degradarli facilmente, le microplastiche hanno l’opportunità di accumularsi anche all’interno degli organismi stessi.

Le microplastiche sono ovunque, ma quanto e come sono dannose?

Negli esseri umani sono stati reperiti nel sangue e in altri organi come i polmoni e persino nel contesto organico della placenta.

Tuttavia, per il solo fatto di accumularsi nei tessuti corporei non significa che causino scontatamente anche gravi danni organici.

La scienza biologica umana (ma anche di numerose specie vegetali e animali) si preoccupa per gli effetti delle microplastiche sulla salute da circa 20 anni, ma quali siano questi effetti si è rivelato difficile da valutare con il necessario rigore, specie quello metodologico e di qualità tecnica dei risultati .

Già si sapeva che le microplastiche sono attratte dalle molecole di tessuto adiposo, quindi era necessario sapere se le particelle si accumulassero in specifici depositi di grasso - chiamati placche - i quali possono formarsi sulla parete interna dei vasi sanguigni.

Registro del sangue

Fin dai primi accertamenti di laboratorio, le analisi chimiche hanno determinato che la maggior parte delle particelle era chimicamente composta da polietilene - che è la plastica più utilizzata al mondo – la quale si trova molto spesso nel contesto degli involucri e contenitori alimentari, nelle borse della spesa, oppure costituiti da cloruro di polivinile, noto più comunemente come PVC.

Elementi di fisiopatologia

Le particelle microplastiche si infiltrano in una cellula dell’apparato immunitario chiamata macrofago, proveniente da un deposito di grasso organico presente nel vaso sanguigno di un partecipante alla ricerca.

In media, le analisi hanno rivelato in maniera significativa che i pazienti che avevano più microplastiche nei campioni di placca avevano anche livelli più elevati dei biomarcatori dell’infiammazione.

Questo dato originale suggerisce come queste particelle potrebbero determinare un effetto tossico se aiutano a innescare il processo infiammatorio, potendo incrementare il rischio di rottura della placca stessa con la conseguente fuoriuscita di depositi di grasso. Innescando in questo modo una trombosi con ostruzione dei vasi sanguigni stessi.

Altri riscontri sperimentali

Rispetto ai partecipanti che non avevano microplastiche nelle loro placche, i partecipanti che le avevano erano mediamente più giovani, in maggioranza di sesso maschile; per lo più fumatori e diabetici e/o con malattie cardiovascolari in terapia.

E’ altrettanto curioso il fatto che il 40% dei partecipanti non avevano tracce di microplastiche nelle loro placche di grasso. Nonostante sia praticamente impossibile evitarle nella nostra società.

D’altra parte, è pressoché impossibile che questi partecipanti si comportino in modo diverso o abbiano percorsi biologici diversi per la lavorazione della plastica. Ecco il perché sono necessarie ulteriori e più approfondite ricerche in questo senso.

Progresso scientifico

Questa autorevole ricerca giunge mentre la diplomazia sanitaria, insita nelle attività dell’OMS, cerca di elaborare un trattato ad estensione globale con l’obiettivo di eliminare del tutto l’inquinamento ambientale da plastiche varie.

E’ del tutto positivo l’avvenimento che nel 2022, 175 nazioni abbiano votato ed approvato per creare un accordo internazionale giuridicamente vincolante, con l’obiettivo di finalizzarne l’operatività entro la fine del 2024.

È probabile, come si spera, che l’ultimo studio accenderà un fuoco tra i negoziatori quando si riuniranno prossimamente a Ottawa per elaborare un sistema capace di ridurre grandemente la produzione di plastica.

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