Ottobre europeo

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  Redazione
  31 October 2020
  7 minutes, 23 seconds

A cura di Suela Gjoni e Leonardo Cherici

L’ottobre del 2020 è passato in maniera incerta per via della pandemia Covid-19. Molti paesi hanno pensato ad attuare lockdown parziali o totali. L’Irlanda è il primo paese dell’Unione Europea a imporre un nuovo lockdown iniziato a mezzanotte del 21 ottobre che durerà sei settimane, ma le scuole rimarranno aperte poiché considerate attività essenziali. Anche se tutto sembra paralizzato, l’Unione Europea è l’unico strumento che permette agli Stati membri e ai suoi cittadini di guardare con una prospettiva diversa e positiva il futuro del pianeta. Riguardiamo ciò che è successo nel mese di ottobre.

Gender Equality

Su iniziativa della Commissione, in occasione del 25° anniversario dalla Dichiarazione di Pechino sui diritti delle donne e la parità di genere, il Parlamento europeo ha organizzato una settimana europea sull’uguaglianza di genere, tenutasi dal 26 al 29 ottobre. La Dichiarazione è stata firmata a settembre del 1995, nel quadro della quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, la quale stabilisce a livello globale gli obiettivi strategici per raggiungere la parità di genere in 12 aree tra cui: donne ed economia, violenza contro le donne, donne e ambiente e donne in ruoli di leadership. La settimana è stata un’occasione per discutere dei progressi compiuti nel campo dei diritti delle donne e dell’uguaglianza di genere e delle sfide ancora da perseguire.

La settimana coincide anche con la presentazione dell’ultimo rapporto 2020 elaborato dell’European Institute for Gender Equality EIGE l’agenzia indipendente dell’UE che si occupa di monitorare i progressi degli Stati sull’uguaglianza di genere.

Clima

Il 23 ottobre si è riunito il Consiglio Ambiente a Lussemburgo, raggiungendo un accordo sulla proposta della Commissione europea di vincolare giuridicamente l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. La Bulgaria è stato l’unico Paese ad essersi astenuto sulle conclusioni adottate. Il Parlamento europeo spinge per portare la riduzione delle emissioni al 60%. Il nuovo obiettivo climatico intermedio, che serve all’Ue per accelerare la transizione verso un continente a zero emissioni entro il 2050, rimane in mano ai Ventisette. Si è anche convenuto su altri aspetti e punti chiave della legge climatica europea, chiedendo alla Commissione europea di proporre un ulteriore obiettivo intermedio dell’Unione in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2040, a fine di inquadrare meglio il cammino verso il 2050. Dopo l’adozione, inizieranno i negoziati tra Commissione, Parlamento e Consiglio sul testo della legge per il clima per approvarla entro la fine dell’anno. La volontà di trovare un compromesso inter-istituzionale entro il 12 dicembre 2020, data simbolica in cui furono firmati gli Accordi sul Clima di Parigi cinque anni fa, fa pensare che l'Unione abbia intenzione di mantenere l'impegno sottoscritto di circoscrivere il surriscaldamento globale entro la soglia dei 1.5 gradi.

Riformazione delle regole di bilancio europeo

Il Peterson Institute for International Economics e il German Marshall Fund hanno indicato la necessità da parte dei governi di allineare le scelte sulle regole di bilancio e le scelte di politica fiscale: “Dato il drammatico sviluppo dei saldi di bilancio di tutti gli Stati membri durante la pandemia, una reintroduzione del patto di stabilità (attualmente sospeso) non riformato porterebbe a un significativo consolidamento fiscale a breve termine in molti Paesi, questo sarebbe in netto contrasto con gli obiettivi dei nuovi strumenti della Ue per la ripresa dalla pandemia. Tornare alle regole pre-Covid non è plausibile. Aver sospeso le regole sugli aggiustamenti di bilancio è stata una necessità per permettere agli Stati di sostenere i redditi ed evitare fallimenti di imprese a catena. Esiste l’opportunità di decidere di riformarle tenendo conto che le attuali circostanze economiche, caratterizzate da tassi di crescita potenziale storicamente bassi, l’onore del debito che gli Stati membri possono sostenere in modo sostenibile è cresciuto e gli attuali valori di riferimento hanno meno rilevanza”.

Caso Navalny e le sanzioni UE

Giovedì 15 ottobre, l’Unione Europea ha deciso di sanzionare sei funzionari russi e un istituto scientifico per l’avvelenamento del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny. I sei non potranno viaggiare entro i confini europei e i loro beni saranno congelati. Tra le persone sanzionate, sono due gli alti funzionari dell’ufficio esecutivo del presidente Vladimir Putin, oltre al direttore del servizio di sicurezza federale e due vice ministri della Difesa. È anche stato sanzionato l'Istituto russo di ricerca scientifica per la chimica e la tecnologia organica, accusato di favorire l’uso e la diffusione di armi chimiche. I ministri degli Esteri dell’Unione Europea avevano deciso di imporre le sanzioni su richiesta di Francia e Germania dopo che Navalny era stato avvelenato lo scorso 20 agosto con il novichok, un agente nervino sviluppato dalla Russia tra gli anni ottanta e novanta, già usato in passato per avvelenare gli oppositori di Putin.

Nelle scorse settimane si era discusso a lungo di quali misure l’Unione Europea avrebbe potuto prendere nei confronti della Russia per il caso Navalny. Si era riaperto il dibattito sulla necessità che l’Unione adottasse un meccanismo di sanzioni più efficace per chi viola i diritti umani nel mondo. Una legge Navalny proposta dall’Alto rappresentante degli Affari esteri dell’UE, Josep Borrell, durante una audizione al Parlamento europeo, è auspicata anche dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Se un nuovo regime sanzionatorio basato sui diritti umani dovesse davvero entrare in vigore, l’Unione Europea dovrebbe aprire un fronte anche con la Cina, considerato uno dei paesi che meno rispetta le leggi internazionali sui diritti umani. Per entrar in vigore “legge Navalny” dovrebbe passare dal Consiglio e ricevere un’approvazione unanime.

Accordo bilaterale Conte-Sanchez

Il premier spagnolo Sanchez si è recato a Roma per un vertice bilaterale con Giuseppe Conte. L’incontro è stato un modo per rilanciare il rapporto e aumentare la collaborazione per chiudere la partita del Recovery Fund dove Roma e Madrid sono allineate. Entrambi i leader hanno sostenuto la necessità di avere i fondi al più presto, senza aspettare la metà del 2021. Le principali voci di spesa dovranno essere dedicate all’ambiente, all’innovazione e al digitale. Soprattutto negli ultimi due settori, anche Madrid ha bisogno di investire molto. Inoltre, si è chiesta una svolta in materia di immigrazione, auspicando che Bruxelles segua la via indicata dalla Commissione Europea sui ricollocamenti e sui rimpatri.

Presentazione del Work Programme

La Commissione Europea ha presentato il documento strategico per il 2021. Al suo interno si possono individuare sei ambiti nei quali l’azione di Bruxelles sarà presente. Fra questi spicca l’ambiente, la digitalizzazione e la politica estera. L’Unione Europea cercherà di rilanciare il multilateralismo a livello internazionale, sfruttando il suo soft power, e di introdurre una tassazione equa globale per i giganti del settore tech. Nel documento si legge della necessità di una nuova strategia per l’Artico. I ghiacciai si stanno sciogliendo e alla crisi climatica si sta aggiungendo quella geopolitica, con nuove rotte commerciali da percorrere. Prima, però, di riuscire in tutto ciò, l’UE deve superare l’attuale pandemia evitando un aumento delle disuguaglianze fra gli Stati membri.

La Svezia aumenta le spese militari

Il governo svedese ha deciso di potenziare le spese per la difesa. Si prevede un aumento del 40% per i prossimi cinque anni e un raddoppiamento dei militari arruolati. L’azione si è resa necessaria a causa delle recenti tensioni con la Russia nel Mar Baltico. Poco tempo fa, la Svezia aveva protestato con Mosca a causa di uno sconfinamento di due navi da guerra nelle proprie acque territoriali. Il ministro Hultqvist ha detto che non si può escludere la possibilità che Stoccolma riceva un attacco armato, soprattutto dopo che il servizio di intelligence ha previsto una possibile escalation nel Mar Baltico.

Procedura di infrazione per Malta e Cipro

La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dei due Paesi a causa delle loro regole sui passaporti e sulla cittadinanza. Sia a Malta sia a Cipro è possibile ottenere un documento europeo in cambio di pagamenti o investimenti. Secondo Bruxelles questa pratica non rispetta lo status di cittadinanza europea e non è compatibile con il principio di “sincera collaborazione”. Nei prossimi mesi, i due Paesi saranno chiamati a rispondere alle richieste della Commissione, altrimenti la procedura d’infrazione proseguirà.

La condanna dei tirocini non retribuiti

Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione, a larghissima maggioranza, per condannare gli stage non retribuiti. Nel testo si legge che questa pratica, purtroppo molto utilizzata, è da considerare una forma di sfruttamento e di violazione dei diritti dei giovani. L’atto del Parlamento Europeo è un atto non vincolante, ma di chiaro indirizzo politico. La larga maggioranza che si è espressa a favore ha fatto emergere un consenso trasversale su questa tematica, nonostante ci sia stato un fine lavoro di mediazione. Adesso l’iniziativa spetta alla Commissione Europea che potrebbe trasformare l’atto del Parlamento Europeo in una proposta legislativa.

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