3 Ottobre: Giornata della Memoria e dell'Accoglienza

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  Redazione
  03 ottobre 2022
  5 minuti, 41 secondi

A cura di Chiara Cecere e Flora Stanziola


Lampedusa, 3 ottobre 2013: in un naufragio 368 bambini, donne e uomini perdono la vita in mare al largo dell’isola, nel disperato tentativo di raggiungere l’Europa. Dal 2016 il Senato ha proclamato il 3 ottobre la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, per commemorare e ricordare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. L’UNHCR, agenzia ONU per i Rifugiati, ha preso posizione a favore di questa iniziativa, che si celebra a Lampedusa e a cui partecipano numerose scuole e le diverse Organizzazioni non governative del settore dell’intervento umanitario come la Moas, Seawatch, Sos Méditerranée, Sea Eye, Medici senza frontiere, Proactiva Open Arms, Life Boat, Jugend Rettet, Boat Refugee e Save the Children.

Nel 2019 11.471 persone hanno raggiunto l’Italia dopo aver rischiato la vita nel Mediterraneo. I dati UNHCR dicono che i paesi di origine sono stati prevalentemente: Guinea, Costa d’Avorio, Sudan, Eritrea, Somalia in Africa, mentre in Asia e Medioriente si parla di Bangladesh, Pakistan, Iran e Iraq. I paesi di transito invece sono Turchia, Libia e Tunisia.

Di queste 11.471 persone, 1680 sono bambini e ragazzi, che hanno attraversato il Mediterraneo come minori non accompagnati.

Gli sbarchi in mare hanno avuto un picco poco prima del 2016 (dati UNHCR), raggiungendo anche più di 200mila sbarchi in un mese. Questo trend è andato calando all’inizio del 2016 e da quel momento gli sbarchi mensili sono inferiori ai 20mila al mese.

Per quanto riguarda gli arrivi da terra, le cifre sono ben inferiori. Secondo i dati UNHCR, gli arrivi da terra hanno subito un picco tra il 2018 e il 2019, superando la soglia dei 4mila arrivi mensili, tendenza che con la pandemia è precipitata, con arrivi mensili contenuti entro i mille.

Negli ultimi anni questo aumento del flusso dei migranti nel Mediterraneo verso l’Europa ha mobilitato le ONG impegnate nelle operazioni di ricerca e salvataggio regolamentate dalla Convenzione internazionale sulla ricerca ed il salvataggio marittimo la quale definisce le modalità di messa in salvo e sbarco dei naufraghi.

L’acronimo SAR corrisponde all’inglese Search and Rescue ovvero “ricerca e soccorso” (ma anche “ricerca e salvataggio”). Le operazioni SAR sono gestite dal MRCC (Centro di coordinamento del soccorso marittimo) e oltre al salvataggio in mare, prevedono di condurre i migranti in un “luogo sicuro”, ovvero un luogo che fornisca le garanzie fondamentali ai naufraghi.

Il MRCC è un organismo internazionale rappresentato in Italia dal Comando generale della Guardia Costiera di Roma, il quale, dopo aver ricevuto le segnalazioni da parte di navi in stato di pericolo in mare, può allertare le ONG che possono mobilitarsi per il soccorso. In caso contrario, le organizzazioni non sono libere di soccorrere spontaneamente, a meno che non abbiano avvistato direttamente una nave e previa comunicazione al MRCC. Nei vari trattati internazionali e norme nazionali, è previsto l’obbligo di salvare le vite in mare come adempimento di un dovere e come valore da sempre riconosciuto nel diritto del mare di tutti gli Stati (articoli 1113 e 1158 del codice della navigazione italiano), ma spesso le ONG che cercano di salvare la vita delle persone che attraversano il Mar Mediterraneo e il Mar Egeo si trovano a fronteggiare intimidazioni e azioni legali, mentre gli attivisti che forniscono cibo, accoglienza e difesa dei diritti dei rifugiati vengono presi di mira in tutta Europa secondo Amnesty International.

Le persone tratte in salvo devono essere portate in luoghi sicuri che secondo le indicazioni dell’UNHCR non mettano in pericolo la sicurezza e la vita dei naufraghi e dove siano soddisfatte le necessità primarie.

Alla base del problema della gestione dei flussi migratori vi è la presenza di canali illegali attraverso cui le persone, in fuga da guerre e persecuzioni in assenza di alternative sicure e regolari cercano di raggiungere l’Europa.

Ad oggi, l'Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera (FRONTEX) porta avanti tre operazioni nel Mediterraneo volte a salvare i migranti a rischio e lottare contro il traffico di migranti per garantire frontiere UE sicure, contrastare l’azione dei trafficanti di migranti e garantire il salvataggio delle persone.

Nell’ultima settimana, dal 12 al 18 settembre 2022, si contano 66.314 arrivi dal 1° gennaio 2022, il 55% in più del 2021, che ne contava 42.878. Solo gli sbarchi dal 1° settembre infatti sono 9.208, il 166% in più dell’anno precedente, la cui cifra era 3.468. I paesi di provenienza sono Egitto e Tunisia che si aggirano intorno al 20%, Bangladesh, Afghanistan, Syria, Costa d’Avorio, Eritrea (e altro) – nel 2021 troviamo gli stessi paesi d’origine tranne l’Afghanistan, al cui posto invece c’era un 5% di migranti provenienti dall’Iran (dati: Ministero degli Interni). Il 75% degli arrivi sono uomini, il 6% donne, il 5% minori (accompagnati) e il 13% minori non accompagnati (dati UNHCR).

Gli sbarchi avvengono maggiormente nelle isole di Lampedusa e Pantelleria. In minor numero anche in Sicilia, principalmente a Pozzallo e Augusta, mentre in Calabria a Roccella Jonica e Crotone.

Tuttavia, nonostante la diminuzione del numero di attraversamenti, il bilancio delle vittime ha visto un forte aumento. Nel 2021 sono stati registrati circa 3.231 morti o dispersi in mare nel Mediterraneo e nell’Atlantico nord-occidentale. Il picco nel 2014 registrava 5.096 morti, con un calo esponenziale a 3.139 nel 2017. Nel 2020 il numero registrato corrispondeva a 1.881, 1.510 nel 2019 e oltre 2.277 nel 2018 (dati UNHCR). Il numero potrebbe essere ancora più elevato con morti e dispersi lungo le rotte terrestri attraverso il deserto del Sahara e zone di confine remote.

Anche secondo l’ultimo report dell’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) World Migration Report 2022 viene sottolineato come “in un momento in cui la mobilità globale si è fermata a causa delle restrizioni di viaggio dovute al COVID-19, quest’anno si sia registrato un drammatico aumento degli sfollati interni dovuti a disastri, conflitti e violenza”.

La situazione nel Mediterraneo resta allarmante e l’approccio dei paesi europei in materia di migrazione non si dimostra coordinato ed equo per quel che riguarda le rotte via mare e la protezione di coloro che tentano di percorrerle. L’Italia e altri governi europei hanno alzato un muro esternalizzando il controllo delle frontiere, e permettendo la detenzione, tortura e sfruttamento dei migranti rimandati in Libia. Sebbene l’esternalizzazione delle frontiere come politica migratoria non sia considerata illegittima secondo il diritto internazionale, Amnesty International la considera un fattore di rischio significativo per i diritti umani.

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https://www.unhcr.org/it/
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