Bergoglio sarà l'ultimo papa europeo?

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  Redazione
  27 gennaio 2023
  8 minuti, 30 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

La morte di Ratzinger, papa emerito, porta all'ordine del giorno quale sarà il futuro della Chiesa cattolica. La storica diversità tra le posizioni dei conservatori e quelle delle fazioni più aperte, attualmente si riveleranno in tutta la loro prevalenza.

Infatti, al di là della divisione vigente tra gli ultraconservatori e i settori più aperti, il Vaticano sta vivendo un’ importante metamorfosi relativa alla distribuzione geografica della comunità ecclesiastica. Una prima discrepanza si denota nel fatto che la maggior parte del clero risiede nell’emisfero settentrionale del Mondo mentre gli aderenti alla fede cattolica stanno aumentando in quello meridionale.

Come di consueto, i vaticanisti non concordano su che cosa riservi il futuro – o, in una diversa ottica, la Provvidenza – alla Chiesa romana dopo la scomparsa di Benedetto XVI, dietro il quale Papa Francesco trovava facile riparo dai suoi non sempre benevoli critici.

Durante tutto il suo pontificato Papa Ratzinger ha sempre smentito le voci, per lo più malevoli, di coloro che lo definivano come costretto a dimettersi sotto ricatto.

“Non l’avrei permesso”, ha detto significativamente in una dichiarazione.

Dalla sua vita estremamente riservata trascorsa a Roma nel monastero “Mater Ecclesiae”, il papa emerito ha mostrato una discrezione e un sensus Ecclesiae a dir poco impeccabili . Il 28 febbraio 2013, allorché annunciò al Collegio dei cardinali le sue dimissioni dall’Ufficio papale, le prime dopo il 1415, disse ai suoi componenti che tra loro aveva posto il suo successore, al quale promise fin da subito la sua "indiscussa riverenza e obbedienza”.

Quando Bergoglio lo ha chiamato a Castel Gandolfo dopo la consegna delle chiavi di San Pietro, Ratzinger gli ha ripetuto quelle stesse parole.

Ma la convivenza dei due papi non è stata sempre facile.

L'arcivescovo Georg Gäenswein, suo segretario personale, ha sinteticamente e felicemente commentato il rapporto vigente tra i due: Ratzinger e Bergoglio hanno rappresentato una sorta di “magistero allargato” del quale uno era un “membro attivo” e l’altro “contemplativo”.

Ma tra le righe di “Nient'altro che la verità” (2023) lo stesso abbozza alla insoddisfazione causata a Benedetto dall’attivismo di Bergoglio nello scoraggiare la celebrazione della messa secondo il rituale tridentino.

Segni di discordia

Qualche commentatore tra i tradizionalisti ha voluto intravedere una qualche freddezza nel corso delle esequie del papa teologo, contrapponendole, forse pretestuosamente, al commovente panegirico di Ratzinger pronunciato ai funerali del suo predecessore, papa Giovanni Paolo II.

Intanto, si sa dalla storia stessa dei conclavi, i vescovi non hanno perso tempo a far sì che siano i loro elettori, e non lo Spirito Santo in esclusiva, a scegliere il successore di Jorge Bergoglio, il primo pontefice non europeo dall'VIII secolo a varcare la soglia del Vaticano.

Alla vigilia di ogni elezione fioccano sempre i nominativi dei vari “papabili”. Uno di questi sarebbe il cardinale guineano, Robert Sarah, intelligente ex prefetto di una congregazione della curia vaticana. Qualora venisse eletto, sarebbe il primo papa africano e il secondo non europeo dopo l’argentino Bergoglio.

Invece, tra i sostenitori dell’ala ultraconservatrice emerge l'ex nunzio apostolico a Washington, Carlo Maria Viganò, il quale accusa pressoché apertamente papa Francesco di parteggiare per il “nemico”. C’è poi il cardinale Raymond Burke, che lo accusa addirittura di “eresia” per aver parlato in termini di “Madre Terra", ovvero utilizzando un concetto notoriamente pagano che non a caso fa capo ad un pensiero presente nelle religioni panteistiche, ma del tutto estraneo alla tradizionale dottrina cristiana, e cattolica in particolare.

La Conferenza episcopale degli Stati Uniti costituisce il baluardo dell'opposizione, anche dogmatica, a Bergoglio. A novembre scorso, i suoi vescovi hanno scelto l'arcivescovo Timothy Broglio, ex cappellano militare delle forze armate, come successore di José Gómez, arcivescovo di Los Angeles.

Ma Francesco non ha concesso allo stesso Gómez la berretta cardinalizia, ignorando una norma ecclesiale storicamente consolidata ma non scritta. Al suo posto ha nominato il vescovo suffraganeo di San Diego, Robert McElroy, francamente progressista.

I conservatori, per rappresaglia, non hanno scelto nessuno dei cardinali bergogliani da configurarsi nei ruoli formali della Conferenza episcopale americana.

C’è il rischio di uno scisma?

Alcune voci dei progressisti si fanno avanti e dicono di non temere uno scisma o l’elezione di un eventuale antipapa.

Nel mezzo di tali discussioni e commenti, tante volte viste solo dai giornalisti, stanno le importanti conferenze episcopali delle chiese di Italia, Spagna e Francia, con chiese più o meno equidistanti tra quella della Germania, che da anni è in posizione critica verso la Santa Sede, e quella della Polonia, l'altro polo a sé della compagine cattolica europea.

Il problema degli ultraconservatori è solo quello di progredire di fatto in direzione controcorrente. Il tutto mentre le chiese del Sud del mondo continuano a guadagnare fedeli, superando sensibilmente quelle dell’emisfero settentrionale.

La fede cattolica è in ribasso?

In Francia sembra proprio di sì. Il caso francese è davvero estremo, ma non è molto distante dai dati che emergono dagli altri paesi europei. In Spagna, nel 2021 solo un matrimonio su 10 era religioso, rispetto al 76% di due decenni fa.

Dal 2010, quando sono cominciati a venire alla luce gli scandali di pedofilia in seno al clero, più di 2,5 milioni di cattolici tedeschi hanno apostatato, chiedendo la rimozione dei loro nomi dai registri parrocchiali.

Solo lo scorso anno sono stati 400.000 ad essersi disiscritti, il doppio dei pellegrini che si sono recati a Roma per i funerali del Papa bavarese.

Sono cifre che hanno fatto profondamente riflettere.

La fine dell'era costantiniana

Forse che con Ratzinger è finita quella che viene culturalmente definita come «l'era di Costantino”, ovvero l’epoca da quando la Chiesa è diffusa in tutta l’Europa.

Nell’ultimo secolo pare proprio di sì. Nel 1900 i cattolici nel mondo erano 267 milioni. Oggi sono 1.360 milioni. Nel XX secolo, il cattolicesimo si è espanso più che in qualsiasi altro periodo storico. Ma è anche vero che questa crescita si è verificata principalmente nel continente africano ed asiatico.

Oggi due terzi dei cattolici vivono nel Sud del mondo e saranno tre quarti entro la metà del secolo. Nel 1910, l'Europa ospitava i due terzi dei cattolici. Oggi i cattolici europei rappresentano solo l'11%.

Nel 1910, il 44% degli europei era cattolico. Nel 2010, il 35%. Nello stesso periodo i cattolici africani sono passati dall'1% al 21% del totale e quelli dell'Asia-Pacifico dall'1% al 3%.

Secondo l' Annuario statistico della Chiesa 2022 , nel 2020 il 17,7% della popolazione mondiale era cattolica. Il 48% era nelle Americhe e il 28% in Sud America. Gli europei, che nel 2004 erano un cattolico su quattro, saranno solamente uno su sei nel 2050. Italia e Polonia ne avranno 5,3 milioni in meno ciascuna.

Questo è solo l'inizio. Previsioni abbastanza affidabili dimostrano che entro il 2050 la popolazione cattolica aumenterà del 146% in Africa, del 63% in Asia, del 42% in America Latina e Caraibi e del 38% in Nord America. Quello dell'Europa, invece, scenderà drammaticamente del 6%.

Nel 2050, Brasile e Messico continueranno ad essere i Paesi con la più grande popolazione cattolica, seguiti dalle Filippine, che prenderanno il posto degli Stati Uniti.

La Repubblica Democratica del Congo triplicherà la sua popolazione cattolica, che occuperà il quinto posto della lista, rispetto all'attuale 11%.

I paesi europei avranno solo cinque rappresentanti tra i primi 25. Tra i primi 10 ci saranno oltre a RDC, Nigeria, Uganda, Colombia, Argentina e Angola.

America Latina

L'America Latina, dove il sentimento religioso si mescola populisticamente al pensiero politico, è sempre più simile all'Europa occidentale in materia di secolarizzazione. Nel 1985, l'80% dei latinoamericani si definiva cattolico. Oggi solo il 56% (con una forte crescita di protestanti, agnostici e laici). Il 20% dei venezuelani, guatemaltechi, honduregni e salvadoregni sono protestanti. In Brasile sono il 30%.

E non sono neanche così conservatori. Sta a dimostrarlo il fatto che sempre più cattolici latinoamericani sostengono il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Insomma, il futuro del cattolicesimo sembra risiedere altrove. Tra il 2010 e il 2020 è cresciuto più rapidamente in Asia (+1,8%) e in Africa (+2,1%).

Il clero

Negli ultimi decenni è cambiato il rapporto tra il clero ed il numero dei fedeli. Per esempio, il 50% del clero attivo vive nel Nord del mondo, dove però vive solo il 30% dei propri fedeli.

Ancora. Circa 236 milioni di africani sono cattolici. Stati Uniti e Canada insieme ne ospitano 84 milioni, ma hanno quasi lo stesso numero di sacerdoti dell’intera Africa, che ha solo il 12,3%. In Europa la media attuale è di un sacerdote ogni 1.746 fedeli; nelle Americhe uno ogni 2.086 e in Africa uno ogni 5.089.

I tempi sono maturi

Papa Francesco conosce molto bene questi fatti e quanta gravità rappresentano queste cifre.

Una delle prossime quanto rilevanti conseguenze tra i cardinali sarà che al prossimo conclave parteciperanno numerosi di essi ma provenienti dalle "periferie" più lontane da Roma, comprese quelle istituite proprio da lui: sono i 121 cardinali che provengono da 66 Paesi.

Ma, ad esempio, Timor Est, Mongolia, Paraguay e Singapore non ne avevano mai avuto uno. Ora invece sì.

Nel 2013 gli europei costituivano il 52% dell’intero Collegio cardinalizio. Oggi sono 53 (pari al 40%). Per gli italiani va ancora peggio: oggi hanno 20 elettori (17%), ma erano 28 (24%) nel 2013.

Il Sud del mondo detiene ora il 45%, rispetto al 35% del 2013. Gli africani sono passati dal 9% al 14%, gli asiatici dal 9% al 12,5% e i latinoamericani e caraibici dal 16% al 19%.

Uno dei nuovi cardinali è Giorgio Marengo, missionario italiano e prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia), la cui diocesi ospita solo sei parrocchie con un migliaio di fedeli.

E così via…

Come nel caso di Gómez, Mario Delpini, arcivescovo di Milano, è rimasto senza galero. Anche questo è sintomatico che qualcosa sta cambiando profondamente nei rapporti di forza tra i cardinali.

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