Carne coltivata: un’alternativa verde all’allevamento?

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  Filippo del Monte Alia
  23 febbraio 2023
  5 minuti, 37 secondi

Nel 2013 per la prima volta nella storia, un hamburger sintetico venne cucinato e mangiato in conferenza stampa. A mangiarlo è stato il critico culinario Hanni Ruetzler, il quale ha dichiarato che il prodotto era carne a tutti gli effetti. A conseguire questo risultato è stato il team di ricerca dell’università di Maastricht guidato dal Professor Mark Post, che ha utilizzato alcune cellule staminali prelevate dal tessuto muscolare di una mucca e le ha inserite in un contenitore ricco di sostanze nutritive e fatte replicare e crescere in un bioreattore fino a svilupparsi in fibra muscolare. Assemblando queste fibre, si ottiene un hamburger. Il processo è stato definito dal Professor Post, come molto più efficiente dell’allevamento tradizionale, in quanto permette di ottimizzare il tempo e le risorse impiegate nella produzione della carne, che viene de facto coltivata in appositi macchinari. Il prodotto è chimicamente, pressoché identico a un taglio di carne allevata e anzi è privo di tutti i residui antibiotici e medicinali che invece caratterizzano la carne ad oggi.

Per ottenere una caloria da un pollo è necessario che l’animale assuma nove calorie sotto forma di nutrimento; un processo definito, forse in maniera troppo cinica, “inefficiente” dai portavoce di questa nuova industria. Inoltre, l’allevamento industriale è una delle principali cause di fenomeni come la deforestazione, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo ecc. In generale, questa industria consuma una quantità enorme di risorse, che potrebbero essere impiegate in altri settori e causa, una lunga serie di problemi ambientali che non ci possiamo più permettere di perpetrare. Ad essere ancora più preoccupante è il fatto che il consumo di carne è raddoppiato nel periodo tra il 1961 e il 2014 e secondo le stime della FAO raddoppierà ancora entro il 2050, a causa dell’innalzarsi degli standard di vita in paesi come Cina e India, seguendo la legge di Bennet.

Le emissioni

 Un altro problema prodotto dall'industria della carne, è l'emissioni di gas emessi nell'atmosfera, i quali, dati alla mano sono calcolati al 14,5 % delle emessioni totali di gas serra a livello globale. 

La quantità di gas serra, che si otterrebbero da una produzione di massa di carne sintetica si possono solo stimare, in quanto il settore è ancora in fase di sviluppo. Un modo per misurare l’impatto della coltivazione di carne sulla nostra atmosfera è quello di stimare la quantità di gas serra emessi per ottenere un chilogrammo di carne sintetica e poi confrontarlo con la quantità emessa per un chilogrammo di carne animale. Uno studio dell’Università di Oxford ha raccolto i dati di numerosi esperimenti, ciascuno dei quali misurava la produzione di gas serra ottenuta attraverso diversi metodi di produzione della carne, confrontandoli poi con le emissioni di diversi allevamenti sparsi per il globo. Il risultato, ha evidenziato come le emissioni per chilogrammo varino molto a seconda della tecnica e del tipo di energia, inquinante o meno, impiegate nel processo di produzione. Tutti gli esperimenti, tuttavia, hanno riscontrato che le emissioni per chilogrammo della carne sintetica sono sempre inferiori e spesso anche quasi la metà, rispetto a quelle degli allevamenti tradizionali.

Lo stesso approfondimento scientifico però, prosegue costruendo dei modelli di emissioni a lungo termine per ogni sistema di coltivazione della carne e ogni sistema di allevamento preso in considerazione in precedenza. I risultati, mostrano come i diversi sistemi di coltivazione della carne riducano drasticamente le emissioni di gas metano, risultando quindi più competitivi, sotto questo aspetto, degli allevamenti tradizionali. Le problematiche climatiche legate alla coltivazione della carne, tuttavia, cominciano a emergere quando si considerano i modelli di emissione di anidride carbonica, che costituiscono la maggior parte delle emissioni di gas serra della carne sintetica e sono causate dalla grande quantità di energia necessaria a produrla. Alcuni modelli di sistemi di coltivazione della carne, meno efficienti in termini di emissioni sarebbero, pertanto, meno sostenibili dei loro corrispettivi tradizionali nel lungo periodo, in quanto l’anidride carbonica rimane nell’atmosfera, al contrario del metano, risultando in un danno climatico a lungo termine forse anche maggiore della carne d’allevamento, che tende a produrre quantità minori di CO2. Beninteso, ciò non vuol dire che la coltivazione della carne causerebbe un aumento del riscaldamento globale, ancora più degli allevamenti moderni, ma solo che i risultati dipendono da come viene coltivata la carne e soprattutto, dal tipo di energia impiegata nel coltivarla.

I ricercatori quindi, concludono sostenendo che il settore della coltivazione della carne è legato a doppio filo a quello dell’energia pulita, evidenziando, tuttavia, la necessità di prendere in considerazione anche altri fattori come, per esempio, la minor quantità di suolo necessaria alla coltivazione della carne, utilizzabile per altri fini che potrebbero recare beneficio al pianeta. La produzione di carne sintetica, se portata avanti con criterio, potrebbe effettivamente determinare tutti quei vantaggi evidenziati da chi la sponsorizza.

La fetta di mercato e la regolamentazione 

Ad oggi, la fetta di mercato occupata dalla carne sintetica è ancora esigua paragonata a quella della carne d’allevamento. Un primo motivo è certamente quello economico: il prezzo di questi beni è ancora troppo alto per poter risultare competitivo. Ciò è dovuto in parte ai costi di produzione di un’industria ancora agli inizi, che ha bisogno di tempo per adattare la tecnologia di laboratorio a un apparato di produzione industriale di massa. Uno studio dell’agenzia di consulenza finanziaria McKinsey&Company stima che l’attuale regime di abbattimento dei costi, ridotti già del 99% in meno di un decennio, porterà la carne sintetica a raggiungere la parità di costo con la carne d’allevamento nel 2030. Secondo le stime della Barclays, nel 2040 questi prodotti costituiranno il 20% del mercato globale della carne, per un valore che si aggirerà intorno ai 450 miliardi di dollari. Si tratta però solo di stime che, per quanto ben informate, non possono prevedere il futuro, anche perché esso sarà determinato in larga parte dal comportamento che il mondo politico adotterà nei confronti di questa industria.

Attualmente, infatti, sono pochi i paesi che hanno autorizzato la distribuzione commerciale della carne sintetica. Pioniera in questo campo è stata Singapore, ma pare che anche nei paesi dell’UE e negli Stati Uniti la produzione di carne coltivata si stia lentamente aprendo un varco, anche se siamo ancora lontani da una regolamentazione che permetta a quest’industria di nicchia di evolversi in un’industria di massa

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Fonti utilizzate per l'articolo:

https://www.nrdc.org/stories/industrial-agricultural-pollution-101

https://www.bbc.com/news/science-environment-23576143

https://youtu.be/sxXUWDt0Mqw

https://youtu.be/ZExbQ8dkJvc

https://www.youtube.com/watch?v=Xf7BaHAHO0o

https://www.theguardian.com/commentisfree/2023/feb/01/environmentalists-animal-free-meat-livestock-farming

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fsufs.2019.00005/full?source=post_page---------------------------

https://www.mckinsey.com/industries/agriculture/our-insights/cultivated-meat-out-of-the-lab-into-the-frying-pan

https://www.repubblica.it/economia/2022/01/13/news/il_mercato_della_carne_artificiale_tocchera_quota_450_miliardi_di_dollari_nel_2040_e_le_aziende_fiutano_il_business-333586800/

https://www.reuters.com/business/retail-consumer/lab-grown-meat-moves-closer-american-dinner-plates-2023-01-23/

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carne laboratorio innovazione gas serra