Come si combatte la disinformazione? - parte II

Il Digital Service Act e le sfide europee

  Articoli (Articles)
  Giorgio Giardino
  30 novembre 2022
  5 minuti, 6 secondi

Combattere la disinformazione è diventato un obiettivo comune di molti stati che con approcci e risultati diversi, stanno tentando di invadere un campo di cui le piattaforme digitali sono state, fino ad ora, le uniche protagoniste. Tale necessità parte proprio dalla consapevolezza che le Big Tech non siano riuscite a frenare questo fenomeno che rappresenta oggi, una grave minaccia da contrastare. 

Fra i vari attori che stanno tentando di trovare una soluzione al dilagare di informazioni false, ce n’è uno in particolare che mira a diventare un punto di riferimento, non solo nella gestione della disinformazione, ma anche nella regolamentazione di tutto l’ecosistema digitale: l’Unione europea.

La disinformazione non risparmia infatti neanche il vecchio continente, dove da tempo sono in atto campagne che puntano a condizionare fortemente le opinioni pubbliche europee su diversi temi. Si pensi ad esempio, alle false notizie sui vaccini che ci hanno travolto durante il periodo della pandemia; più recentemente, alla disinformazione alimentata da Mosca, riguardo al conflitto ucraino. È infatti risaputo che la Russia utilizzi quest’arma ormai da anni per tentare di imporre la propria narrazione.

Per i suddetti motivi, l’Unione europea ha individuato in questo campo una priorità. I recenti sforzi in tal senso, hanno portato all’approvazione del Digital Service Act, che è entrato in vigore nel mese di novembre e che troverà applicazione a partire da maggio 2023.

Il Digital Service Act

L’approccio europeo alla disinformazione, ma anche alla generale regolamentazione dei contenuti sulle piattaforme, parte da una chiara esigenza: imporre il necessario controllo rispettando il godimento dei diritti fondamentali connessi alla rete, tra cui in primis la libertà di espressione. Questo imperativo si è tradotto in un sistema che contempla obblighi di controllo e monitoraggio da parte delle piattaforme, ma anche maggiore trasparenza nelle decisioni e possibilità di ricorso semplici ed efficaci per i singoli utenti.

Il sistema pensato dai legislatori europei si basa inoltre, sull’aumento graduale degli obblighi imposti all’aumentare della grandezza della piattaforma. Questo significa limitare in maniera più stringente l’azione di quei social che sono maggiormente in grado di condizionare il discorso pubblico nelle nostre società. Le piattaforme di dimensioni molto grandi, ossia che contano un numero di utenti europei pari a 45 milioni o più, si trovano quindi a dover rispettare un numero maggiore di norme. Ciò riguarderebbe Facebook, Twitter e YouTube, solo per citarne alcuni.

Nei loro confronti, in aggiunta alle varie norme riguardanti la trasparenza e la presenza di meccanismi di reclamo, si impongono quindi, obblighi di natura sistemica. In sostanza, le piattaforme più diffuse dovranno condurre delle valutazioni di rischio per capire in che modo ed in che misura nel loro spazio digitale vengono diffuse notizie false. Queste, possono ad esempio disturbare il corretto svolgimento dei processi elettorali o essere contenuti illegali. Ma soprattutto, dovranno attuare delle contromisure adeguate e ragionevoli, senza dimenticare la tutela della libertà di espressione degli utenti. 

La novità più rilevante del DSA è però rappresentata dalla presenza di un sistema sanzionatorio. Le Big Tech che violeranno le norme potranno ricevere multe che ammontano fino al 6% del loro fatturato annuo mondiale. Le sanzioni, insieme alla grandezza del mercato europeo, rendono difficile una rinuncia da parte delle aziende in questione, creando le condizioni per il successo di questo regolamento.

Meccanismo di risposta alle crisi

All’interno del DSA c’è un articolo che ha suscitato preoccupazioni da parte di alcune associazioni, tra cui Article19, un’organizzazione internazionale occupata nella promozione e difesa della libertà di espressione e d'informazione. L’articolo 36 parla infatti, di un meccanismo di risposta alle crisi che consente alla Commissione di imporre alcune misure quando “circostanze eccezionali comportano una grave minaccia per la sicurezza pubblica o la salute pubblica nell’Unione”.

Secondo il comunicato condiviso lo scorso aprile, questa norma potrebbe condurre ad un’eccessiva limitazione della libertà di espressione e d' informazione, ponendo la Commissione nella posizione di decidere in maniera unilaterale quando effettivamente sia in corso una crisi o meno. L’assenza poi, di una definizione abbastanza chiara di cosa possa rappresentare una crisi e la mancanza di un limite temporale alle misure, creerebbe il rischio di una crisi permanente.

La pandemia e l'invasione russa in Ucraina hanno dimostrato come sia necessario avere a disposizione strumenti in grado di rispondere in maniera rapida ed efficace a minacce provenienti dal mondo online e in primo luogo, alla disinformazione. Tali timori rimangono comunque condivisibili, anche se è necessario sottolineare come nel contesto europeo siano presenti contrappesi in grado di limitare la portata di una misura di questo tipo.

La prima sfida: Elon Musk e Twitter

Sembrano esserci pochi dubbi su quale sarà la prima grande sfida per l’Europa: si tratta di Twitter e del suo nuovo proprietario, Elon Musk. L’acquisto del social da parte del miliardario americano ha scatenato numerose inquietudini, soprattutto dopo che Musk ha deciso, tramite un sondaggio molto criticato, di riaprire le porte all’ex presidente americano Donald Trump, ed in seguito di offrire un’amnistia generale ad altri account sospesi.

Di fronte al caos generato dall’acquisto e dalle decisioni di Musk, il commissario europeo Thierry Bretton ha tenuto a ricordare che in Europa, "l’uccellino volerà secondo le regole europee". Twitter rappresenterà quindi, il primo reale banco di prova per l’Ue e per il nuovo sistema di regolamentazione.

Prospettive

È difficile dire se il DSA sarà in grado di rappresentare una soluzione efficace alla disinformazione ed in generale, alla regolamentazione del mondo digitale. Esso sarà la risposta alla fatidica domanda: come si combatte la disinformazione? È ancora presto per stabilirlo. In ogni caso, sembra che il regolamento possa essere un primo importante passo verso una nuova gestione del digitale in cui il pubblico affianca e regola il privato che fino a questo momento, è riuscito a muoversi in maniera indisturbata.

Copyright © 2022 - Mondo Internazionale APS - Tutti i diritti riservati

Fonti consultate per il presente articolo

https://www.article19.org/resources/eu-digital-services-act-crisis-response-must-respect-human-rights/

https://www.cer.eu/insights/will-digital-services-act-save-europe-disinformation

https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/digital-services-act-cose-e-cosa-prevede-la-legge-europea-sui-servizi-digitali/

https://www.politico.eu/article/elon-musk-europe-regulation-enforcement/

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32022R2065&from=IT#d1e5398-1-1

https://pixabay.com/it/illustrations/notizie-false-font-testo-media-7170087/ 

Condividi il post

L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

Tag

disinformazione Unione Europea Twitter Fake News