Negli ultimi mesi, la Corea del Nord è stata sempre più frequentemente al centro dell’attenzione pubblica grazie a una rivisitazione del suo isolamento e alla sua anomala intraprendenza nello scenario internazionale. Difatti, dalla ratifica del Trattato di Partenariato Strategico tra la Repubblica Popolare Democratica di Corea e la Federazione Russa il 20 giugno a Pyongyang, la cooperazione fra i due Stati in questione non ha solamente favorito l’impegno militare di Mosca nel fronte ucraino tramite la vendita di armi prodotte nella Corea del Nord, ma ha anche aiutato quest’ultima ad affrontare le sanzioni provenienti dai paesi occidentali. Questo ha dato al regime di Kim Jong-Un lo slancio necessario per adottare un approccio più proattivo e provocatorio nei suoi rapporti bilaterali con Seul e per esplorare la possibilità di partecipare direttamente alla guerra in Ucraina, il che potrebbe significativamente influenzare non solo l’andamento del conflitto in corso, ma anche le dinamiche intercoreane.
- Dinamiche intercoreane: poste le basi per un conflitto armato?
Le relazioni bilaterali fra le due Coree quest’anno sono state caratterizzate da forti tensioni, che hanno raggiunto livelli che non si vedevano dal 2010, anno del bombardamento dell’isola sudcoreana di Yeonpyeong e dell’affondamento di importanti imbarcazioni da parte del Nord, né dal 2017, anno in cui a diverse esercitazioni militari congiunte tra Seul e Washington vicino al confine intercoreano Pyongyang rispose testando missili balistici intercontinentali nelle acque del Mare del Giappone. Questi ultimi mesi, però, a differenza degli anni scorsi, gli scambi più significativi e provocatori sono avvenuti senza bisogno di uno scontro diretto o di un display del deterrente nordcoreano, ma attraverso mosse geopolitiche con altissimo carico simbolico.
Potenziata dal rassicurante supporto della Russia, a luglio la Corea del Nord ha risposto a una campagna propagandistica sudcoreana consistente nell’invio di palloncini contenenti pubblicità anti-regime insieme a film, canzoni e altri elementi della cultura pop sudcoreana oltre il confine tramite l’invio massivo di palloncini pieni di rifiuti di tutto tipo, contaminando così le città settentrionali – Seul compresa – e provocando una breve crisi sanitaria. In più, Kim Yo-jong, sorella e mano destra del Supremo Leader, ha annunciato una risposta armata in caso la Corea del Sud dovesse avviare un’altra campagna propagandistica. A tutto ciò, il governo sudcoreano ha reagito sospendendo l’Accordo Intercoreano del 2018 mirante alla riduzione delle attività militari nelle aree adiacenti alla DMZ. L’ultimo colpo – finora – è stato inflitto dalla Corea del Nord, distruggendo parte delle proprie autostrade dirette verso il confine e modificando la propria costituzione per definire la Corea del Sud uno “Stato ostile”.
Mettendo il tutto in prospettiva, il regime di Kim Jong-Un, essendo più capace di gestire le sanzioni imposte dalle potenze occidentali grazie alla cooperazione con la Russia di Putin, ha dimostrato una proattività atipica nel suo modo di relazionarsi con la sua controparte meridionale e un atteggiamento più deciso nel provocare e rispondere alle provocazioni. L’interruzione dell’Accordo Intercoreano può avere diverse implicazioni a livello regionale che solo il tempo svelerà: questa svolta potrebbe portare a un’intensificazione dell’impegno degli Stati Uniti e le potenze revisioniste del globo in Estremo Oriente a causa dell’incertezza derivante dall’interruzione di uno dei pochi vincoli giuridici fra la Coree, portando a una situazione simile a quella degli anni ’50, così come potrebbe essere una mera formalità priva di effetti pratici. D’altronde, la modifica costituzionale della Corea del Nord dimostra un cambiamento di atteggiamento difficile da ignorare: la categorizzazione del Sud come uno Stato ostile e non più come una provincia ribelle della Penisola Coreana sotto controllo del Nord indica una rinuncia alla politica dell’unionismo e di fatto non esclude le intenzioni di portare le ostilità al piano bellico.
- Ucraina: l’importanza delle specificità del sostegno nordcoreano alla Russia per il futuro della Penisola ed espansione della guerra in corso
L’altro fronte in cui la Corea del Nord ha mostrato un’inaspettata intraprendenza è quello ucraino. Nelle ultime settimane, i servizi di intelligence di Kiev hanno rilevato la presenza di truppe nordcoreane in territori russi adiacenti al confine, mentre quelli di Seul hanno rilevato il trasferimento di soldati nordcoreani verso le regioni orientali della Russia, dove probabilmente verrebbero addestrati prima di essere inviati nelle regioni del sudest. Sia l’Ucraina che la Corea del Sud stimano una mobilitazione di migliaia di soldati, che se sommati girerebbero attorno i 10000-12000.
Prima di analizzare le implicazioni di questa mobilitazione, risulta opportuno fare alcuni caveat. In primo luogo, per quanto possa essere armato e preparato, l’esercito nordcoreano non ha nessuna esperienza pratica in conflitti moderni e, in più, ha una morale e una preparazione fisica bassa, principalmente per la precarietà delle condizioni di vita nella Corea del Nord. È dunque possibile che la loro performance non sia ottimale e, così come la partecipazione a questo conflitto potrebbe portare tanti insegnamenti alle forze armate nordcoreane, non è da escludere che alcuni soldati approfittino l’opportunità per scappare dall’esercito e da ogni legame col loro regime. In secondo luogo, è necessario riprendere il quarto articolo del trattato firmato da Putin e Kim:
“Se una delle Parti subisce un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra Parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e in conformità con la legislazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Federazione Russa.”
Il linguaggio utilizzato, per quanto possa essere ambiguo, potrebbe suggerire un carattere difensivo dell’alleanza fra Mosca e Pyongyang, condizionando l’uso della forza all’eventualità di un attacco che colpisca il partner, per cui l’ipotesi più plausibile in questo caso potrebbe essere un impegno nordcoreano strettamente difensivo dentro i confini del territorio russo – anche perché la Corea del Nord riconosce la sovranità delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk –, il che potrebbe dare all’esercito russo la rassicurazione necessaria per intensificare il proprio impegno in territorio ucraino.
Considerando questi fattori, la profondità dell’impegno nordcoreano nella guerra in Ucraina può certamente dare all’esercito russo lo slancio necessario per allocare una maggior parte delle loro risorse all’avanzata nel territorio ucraino, ma può anche alterare significativamente gli equilibri intercoreani. La Corea del Nord, dopo anni di isolamento autoimposto, ha ora adottato atteggiamenti più audaci nei confronti del suo storico nemico e in uno dei conflitti armati moderni più significativi, e ci sono diverse variabili che possono entrare in gioco per capire le implicazioni delle azioni del regime di Kim Jong-Un nelle relazioni con il Sud.
Se l’esercito nordcoreano dovesse limitarsi a un ruolo strettamente difensivo, come forse inteso dal trattato firmato con la Russia, se dovesse contribuire allo sforzo bellico unicamente con materiale e personale tecnico, o se dovesse inviare soltanto i 10000-12000 soldati stimati da Kiev e Seul – considerando che conta con un personale militare attivo di oltre 1.2 milioni di persone –, non sarebbe facile escludere l’ipotesi che Kim Jong-Un stia dando priorità al fronte ucraino e non si stia preparando per una guerra contro il Sud. Se invece la Corea del Nord dovesse entrare in co-belligeranza con la Russia – possibilmente a causa delle morti dei loro soldati per mano delle truppe ucraine, come è stato recentemente vociferato –, o se dovesse contribuire con missili e armi chimiche, come fatto con la Siria dal 2011 al 2018, gli equilibri di potenza fra le due Coree diventerebbero più difficilmente interpretabili, dato che le probabilità di uno scontro armato potrebbero variare a seconda della portata dell’impegno nordcoreano.
Da un punto di vista sistemico e come già suggerito dal governo sudcoreano, la cooperazione fra i regimi di Putin e Kim apre la possibilità di una rivisitazione della riluttanza di Seul a vendere armi all’Ucraina. In questo modo, la guerra in Ucraina sta diventando non solo un conflitto con un numero di attori coinvolti in costante crescita, ma anche uno scenario in cui vengono messi in gioco interessi di tutto tipo e dove possono definirsi equilibri di potenza in altre parti del mondo. In questo modo, la guerra russo-ucraina diventa un conflitto più complesso di quanto non fosse prima e un finale sembra essere una realtà sempre più lontana grazie all’accumulazione di aspirazioni contrastanti.
- Osservazioni conclusive
Negli ultimi mesi e a partire dalla ratifica del trattato di cooperazione e mutua difesa con la Russia, la Corea del Nord ha rivalutato il suo isolamento internazionale e ha interagito con la sua controparte meridionale in modo tale da suggerire una prontezza all’eventualità di uno scontro armato intercoreano. Sia tramite la rinuncia alla politica dell’unionismo attraverso la modifica costituzionale sia tramite i primi indizi di una partecipazione alla guerra in Ucraina, il regime di Kim Jong-Un, rassicurato dal sostegno russo, dimostra una predisposizione al ricorso ai mezzi coercitivi che supera la sua decennale limitazione alla semplice deterrenza e che potrebbe permetterlo di sedere al tavolo dei vincitori in caso di una conclusione della guerra in corso favorevole alla Russia. Infine, l’eccezionale intraprendenza di Pyongyang e la magnitudine del suo sforzo nel fronte ucraino saranno decisivi non solo per rinforzare il carattere globale della guerra in corso, ma anche per chiarire quanto è precisa o meno l’idea di un conflitto armato intercoreano.
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L'Autore
Gonzalo José Pereyra Ochoa
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Corea del Nord Russia-Ucraina Corea del Sud