Cosa ci ha insegnato il movimento MeToo?

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  Redazione
  03 settembre 2020
  4 minuti, 44 secondi

A cura di Sofia Perinetti

Il movimento MeToo è stato il protagonista delle cronache giornalistiche per diverso tempo dall'ottobre 2017. L'espressione può essere tradotta in italiano con “anch'io”.

Il concetto, rappresentato da queste due parole, che sono divenute presto un hashtag riproposto nei diversi social network, ha come scopo quello di esprimere la grandezza e la diffusione di un fenomeno diventato tristemente noto: l'abuso sulle donne, soprattutto sul posto di lavoro.

Il movimento, divenuto presto globale, ha mosso i primi passi nel mondo del cinema hollywoodiano dove numerose attrici hanno denunciato di aver rischiato o di essere state vittime di violenze sessuali perpetrate da un unico uomo, Harvey Weinstein, ex produttore cinematografico americano.

Questo fenomeno di abuso di potere a fini sessuali è stato riportato per la prima volta in un articolo del New York Times il 5 ottobre 2017. Nell'articolo si sono citate esperienze di donne vittime di avances da parte di Harvey; da quel momento si è susseguito un flusso continuo di testimonianze e racconti di donne più o meno celebri che hanno condiviso lo stesso destino.

Weinstein, forte della posizione che ricopriva, come fondatore di una compagnia cinematografica, ne approfittava per creare situazioni ambigue e intime con giovani donne promettendo loro posti di lavoro in cambio prestazioni sessuali o contatti fisici della medesima natura.

Inizialmente le donne molestate si sono mostrate restie a denunciare ed associare il proprio nome e volto ad una vicenda così scabrosa; con il passare del tempo, però, le vittime che complessivamente hanno denunciato Weinstein di abusi e violenze di vario genere, secondo l'Huffington Post, sono state novantatré.

Il fenomeno, per dimensioni e rilevanza, ha ben presto oltrepassato gli stretti confini di Hollywood diventando globale. Sembra, infatti, toccare donne di ogni genere e cultura, in ogni parte del mondo.

L'hashtag #MeToo, in particolare, ha preso piede dopo un tweet dell'ottobre 2017 della nota attrice americana Alyssa Milano che ha incoraggiato le donne ad utilizzare questa espressione per dare una reale dimensione ad un fenomeno ormai sempre più dilagante, quello degli abusi. A fine giornata l'espressione era stata rilanciata 200.000 volte e 500.000 volte nei due giorni successivi.

Se Weinstein è stato, grazie alle numerose testimonianze, condannato l'11 marzo 2020, a 23 anni di reclusione da scontare nell'istituto penitenziario di Rikers Island, non tutte le donne vittime di abusi e violenze riescono ad ottenere lo stesso tipo di punizione per i propri molestatori.

Secondo quanto riporta l'Istat, l'Istituto Nazionale di Statistica, in Italia l'8,9% delle donne hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro nella loro carriera lavorativa; queste pressioni sono state sperimentate dalle donne anche per ottenere un lavoro o per poter avanzare di grado.

Il fenomeno si fa forte del fatto che circa l'80% delle donne che subiscono violenze o ricatti sul luogo di lavoro non denunciano l'accaduto e tendono a non parlarne nemmeno con amici o familiari. Il timore alla base di questi comportamenti, oltre che dettato dal rischio di perdere il lavoro, si individua nella paura di essere giudicate negativamente; ciò fa tuttavia pagare un prezzo ancora più elevato alle donne, aggiungendo vergogna e inadeguatezza alla già brutale violenza subita. Anche la paura di non poter più trovare un lavoro è evidente, soprattutto in un mondo spietato e connivente come quello dello spettacolo.

Come spesso è possibile notare in situazioni simili, se le vittime per prime non denunciano quanto avvenuto, sottostimando o sopportando la violenza, questa tenderà a riproporsi nel tempo, collaborando a creare un ambiente di lavoro ostile e non sicuro per le persone di sesso femminile, nel quale gli abusatori possono continuare ad operare violenze indisturbatamente. Questo concetto è infatti supportato e reso tangibile nella sua vasta dimensione, dalle numerose condivisioni dell'hashtag MeToo.

Come combattere allora il fenomeno del mobbing e delle violenze sul luogo di lavoro? Risulta estremamente importante ricordare che la vittima delle violenze non è la colpevole, non ha chiesto di essere l'oggetto del desiderio del persecutore, non deve pertanto dimostrare timore nel denunciare. Non è la vittima che deve provare vergogna ma il persecutore!

In Italia le tutele di cui le vittime di reati persecutori godono sono sia civili che penali; l'articolo 2043 del Codice civile prevede l'obbligo di risarcimento in capo a chiunque cagioni ad altri un danno doloso o colposo. Mentre all'articolo 590 del Codice penale sono contenute le condizioni per le quali il mobbing può cagionare delle conseguenze riconducibili al reato di lesioni personali.

La giurisprudenza, come l’identificazione del comportamento stesso, in Italia è recente, ma l'inserimento del mobbing come violenza sul posto di lavoro sancisce il riconoscimento della gravità dell’azione, che inizia ad essere per questo perseguibile.

Ciò detto, è anche doveroso sottolineare come un movimento tanto forte e profondamente toccante come il MeToo debba essere controllato, al fine di non renderlo un'arma contro falsi oppressori. Da quando si è sviluppata una maggiore consapevolezza e attenzione nei confronti delle violenze sessuali nei luoghi di lavoro si sono anche verificati casi, taluni dei quali con gravissime conseguenze, in cui le presunte vittime hanno additato come aggressori persone che si sono rivelate, in un secondo momento, innocenti.

Queste persone, infatti, difficilmente avranno potere di replica per accuse di tali gravità.

Fonti consultate per il presente articolo:

Lisa Respers France,#MeToo: Social media flooded with personal stories of assault, CNN, 16 ottobre 2017.

https://www.nytimes.com/2017/10/05/us/harvey-weinstein-harassment-allegations.html

http://www.rwire.com.au/team-member/louisette-geiss/

https://it.euronews.com/2020/02/25/weinstein-il-movimento-metoo-esulta-ma-e-polemica-feroce-sul-procuratore

https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Harvey_Weinstein

https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-sul-luogo-di-lavoro

https://www.studiocataldi.it/guide_legali/il-mobbing/#

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