Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approva la risoluzione su Gaza: Una svolta nella crisi israelo-palestinese

Il lungo percorso verso il consenso: Sei settimane di negoziati al Consiglio di Sicurezza dell'ONU saranno vane?

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  Riccardo Carboni
  20 novembre 2023
  3 minuti, 29 secondi

Dopo più di un mese, dall’inizio del conflitto, successivamente all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in data 15 novembre 2023, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è riuscito a sbloccarsi approvando la risoluzione proposta da Malta sul conflitto israelo-palestinese. Dodici sono stati gli Stati a favore, con nessun voto contrario e 3 astenuti (Regno Unito, Stati Uniti e Russia). Nel corso delle precedenti sei settimane, il Consiglio si era trovato a decidere su 4 diverse risoluzioni, con esito negativo in seguito a svariati incroci di veto. Il problema sembrava essere l’utilizzo di un linguaggio, condivisibile tra tutti i membri del Consiglio di Sicurezza, nonché mancate specificazioni e condanne dirette che hanno portato all’approvazione della risoluzione con l’astensione di membri di un certo spessore.

La risoluzione 2712/2023 proposta dall’ambasciatrice di Malta Vanessa Frazier prevede la richiesta di “pause umanitarie e corridoi” urgenti lungo tutta la Striscia di Gaza affinché un servizio umanitario definito, completo, ma soprattutto sicuro, possa essere svolto. Inoltre, viene posta l’attenzione sul rispetto delle norme di diritto internazionale, specialmente quelle che riguardano la protezione dei civili coinvolti nei teatri di guerra: più di 11,000 palestinesi (di cui oltre 4,500 bambini) sono stati uccisi negli ultimi 40 giorni. Dare priorità, al salvataggio di bambini che potrebbero essere sepolti sotto le macerie a Gaza è un altro punto chiave della risoluzione, che chiede inoltre il rilascio immediato dei bambini ostaggi e invita tutte le parti in conflitto ad astenersi dall’ostacolare l'ingresso e la distribuzione degli aiuti umanitari, prevedendo allo stesso tempo l'evacuazione prioritaria dei casi malati e feriti.

Tra gli astenuti, le motivazioni espresse dagli Stati Uniti e dal Regno Unito si rivolgono alla mancata condanna di Hamas all’interno della risoluzione, ribadendo il diritto di Israele di difendersi dall’aggressione subita.

Questa risoluzione da sola non salverà vite


- Linda Thomas Greenfield, ambasciatrice USA alle Nazioni Unite

Dall’altro lato, la Russia dice essersi astenuta per la mancata menzione di un cessate il fuoco.

In un comunicato social, il Ministero degli Esteri israeliano ha detto di aver respinto la risoluzione, spingendo il rappresentante palestinese, Riyad Mansour, a chiedere ai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite cosa intendano fare di fronte a questa sfida. La questione si complica se consideriamo che de iure le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite sono legalmente vincolanti, ma de facto non vengono spesso rispettate (Risoluzione 2334/2016 in cui si richiedeva a Israele la fine di tutte le attività di insediamento nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est). La rilevanza e l’efficacia politica di questa risoluzione risiede nella volontà degli Stati Uniti di sostenere la richiesta di un cessate il fuoco esteso, mostrando pressione nei confronti di Israele successivamente alla decisione di astenersi, possibile conseguenza di una certa frustrazione data dall’attuale modus operandi di Israele.

Bisogna necessariamente porsi delle domande: l'approvazione della risoluzione concede un sospiro di sollievo all’ONU visti i precedenti fallimenti del Consiglio di Sicurezza delle ultime sei settimane? A seguito dei recenti eventi e delle difficoltà nel cooperare verso una direzione comune, il multilateralismo e la diplomazia sono a rischio? La Risoluzione 2712/2023 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è un primo passo nella giusta direzione per garantire la protezione dei bambini e dei civili durante i conflitti armati o l’ennesimo compromesso raggiunto con notevole ritardo e senza una vera e propria efficacia?

Al momento, vi è una forte necessità di “uno sforzo collettivo per ottenere gli aiuti il più rapidamente possibile attraverso il maggior numero possibile di percorsi, tra cui cibo, acqua, forniture mediche e carburante” ha dichiarato Barbara Woodward, ambasciatrice del Regno Unito alle Nazioni Unite.

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L'Autore

Riccardo Carboni

Classe 1999, laureato in Scienze internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna e da sempre appassionato di affari internazionali. Studente all’ultimo anno di Master in International Relations presso la LUISS, ha approfondito tematiche riguardanti la sicurezza internazionale seguendo forum e partecipando a programmi di pianificazione militari secondo la dottrina NATO. Autore all’interno di Mondo Internazionale per l’area tematica “Organizzazioni Internazionali”.

Born in 1999, he holds a bachelor’s degree in International and Diplomatic Sciences from the University of Bologna and have always been passionate about international affairs. Currently a final-year student in the Master's degree program in International Relations at LUISS, he has delved into issues related to international security by following forums and participating in military planning programs based on NATO doctrine. Author and contributor to Mondo Internazionale for the "International Organisations” section.

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