Dalla Brexit al reset: come sicurezza e difesa stanno cambiando i rapporti tra UE e Regno Unito

Il prossimo 19 maggio è previsto un vertice decisivo tra il Primo ministro Starmer e la Presidente della Commissione europea von der Leyen. Gli esiti potrebbero segnare una svolta nella politica di riavvicinamento tra le due parti, supportata dai comuni interessi nell’ambito della difesa.

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  Cristel Vinciguerra
  10 maggio 2025
  5 minuti, 37 secondi

Lo scorso 23 aprile, Londra ha ospitato il Summit internazionale sul futuro della sicurezza energetica. La partecipazione da parte della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha reso possibile lo svolgimento di un incontro separato anche con il Primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer, durante il quale sono state portate avanti le discussioni riguardo il riavvicinamento del Regno Unito all’Unione europea. L'evento è significativo soprattutto in vista del primo vertice post-Brexit, previsto per il prossimo 19 maggio, che vedrà la presenza dei Presidenti del Consiglio e della Commissione europea per finalizzare decisioni su difesa, mobilità e commercio.

Le relazioni tra le due parti sono state molto affiatate nel corso del 2025: da una parte c’è la volontà del partito laburista, di cui Starmer è leader, di “resettare” i rapporti con l’Unione europea e la direzione che hanno preso in seguito alla Brexit, soprattutto per quanto riguarda commercio, mobilità e ricerca. Dall’altra, la presidenza statunitense di Donald Trump ha contribuito a creare le premesse per un riavvicinamento tra le parti. Per quanto il Regno Unito non sia stato colpito tanto quanto l’UE dalla guerra dei dazi, infatti, per entrambi è diventato essenziale cooperare in ambito economico e commerciale. Allo stesso modo, la riduzione dell’impegno statunitense nella difesa dell’Ucraina ha portato 31 Paesi europei a cooperare nella "coalizione dei volenterosi", guidata proprio da Starmer e dal Presidente francese Macron, al fine di offrire un supporto deciso alle forze armate ucraine e garantire la sicurezza dell’Ucraina in caso di raggiungimento di un accordo per porre fine al conflitto.

In questo contesto, l’incontro tra von der Leyen e Starmer ha rappresentato l’occasione per ribadire l’intenzione da parte del Regno Unito di collaborare con i suoi alleati per minimizzare l’impatto delle attuali crisi globali, superando i precedenti attriti e avviando una nuova fase dei rapporti con i Paesi europei destinata a svilupparsi nei quattro anni restanti al mandato di Starmer come Primo ministro.

Le discussioni preparatorie per il vertice di maggio hanno avuto come oggetto principale la questione della difesa; il lancio da parte della Commissione europea del piano ReArm Europe include la collaborazione anche con il Regno Unito per aumentare le opportunità legate al riarmo. Il piano per la difesa prevede inoltre l’attuazione di SAFE, il nuovo strumento della Commissione per raccogliere fino a 150 miliardi di euro di fondi da erogare agli Stati membri per finanziare i piani di riarmo, tramite un sistema di appalti comuni nell’industria europea per acquistare munizioni, droni, sistemi di difesa e altre attrezzature militari. Il denaro erogato attraverso SAFE presenta però una clausola di preferenza europea, per la quale i componenti e materiali provenienti da Paesi non-UE non possono superare il 35% del costo di ogni acquisto finanziato. La clausola non verrà tuttavia applicata in caso di Paesi extra-UE che abbiano sottoscritto una partnership sulla difesa con l’Unione Europea, come nel caso di Norvegia, Moldavia e Albania.

Questa regola escluderebbe di fatto i Paesi e le manifatture che non sono parte del mercato unico, come il Regno Unito, e giganti dell’industria britannica della difesa, come BAE systems, dall’accedere ai fondi. Per questa ragione, tanto i leader britannici, quanto quelli di Bruxelles, hanno espresso la volontà di raggiungere rapidamente un nuovo accordo nell’ambito della sicurezza tra Regno Unito e UE. Le proposte fino ad ora discusse ipotizzano il raggiungimento di un accordo sul modello di quello raggiunto nel 2024 tra UE e Norvegia, che include una cooperazione ad ampio spettro nel settore della sicurezza, a partire dal dialogo politico fino a sistemi di pianificazione congiunta e intelligence-sharing.

Nonostante l’importanza strategica della partnership e la convergenza di interessi tra UK ed UE, non sono mancati ostacoli durante le trattative. Per stipulare un accordo sulla sicurezza con un altro Paese è infatti necessario avere l’appoggio unanime dei leader di tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea. L’apertura al dialogo politico di Starmer e il potere negoziale legato all’accesso ai fondi SAFE ha creato l’opportunità per i leader europei di vincolare l’accordo sulla sicurezza ad altre questioni politiche, favorendo un “Package approach” che includa nelle trattative anche mobilità, commercio ed esportazioni. Ma tra i leader europei, e in particolare per il governo francese, è soprattutto il rinnovo degli accordi sui diritti di pesca a essere una leva politica nelle negoziazioni. Gli attuali accordi, raggiunti nel contesto della Brexit nel 2020, scadranno infatti nel giugno 2026, e sia il Regno Unito che i Paesi d’oltremanica cercheranno di negoziare quote più favorevoli nel settore della pesca. La questione dell’unanimità nel raggiungimento degli accordi ha reso le discussioni più complesse, e non sono mancati gli interventi apertamente contrari al “Package approach”, come quello del Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che in seguito a un incontro con i leader europei e Starmer lo scorso febbraio, ha dichiarato che la difesa europea e la pesca non possono essere messi sullo stesso livello”, ribadendo l’importanza strategica della partnership e la priorità della difesa sulle altre questioni politiche nell’agenda europea.

Il riavvicinamento tra UK ed UE è considerato essenziale, soprattutto nell’ambito della difesa, considerando il ruolo che il Regno Unito aveva nella politica di sicurezza e di difesa comune europea prima della Brexit. Il ruolo fondamentale del Paese nella NATO rende ulteriormente necessario il raggiungimento di un accordo bilaterale sulla sicurezza con l’UE. Il vertice del 19 maggio costituirà un momento decisivo per consentire ai leader europei e a quelli britannici di dimostrare la reale volontà politica di “resettare” le relazioni tra le due parti, a partire da un settore per entrambi attualmente importante come quello della difesa. Il potenziale raggiungimento di nuovi accordi anche riguardo mobilità e commercio potrebbero forse aprire una nuova stagione, più europea, della politica britannica.

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Cristel Vinciguerra

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