Diritti umani e donne in Turchia

Un rapporto di Amnesty International denuncia diritti umani violati e condizioni precarie delle donne

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  Redazione
  09 novembre 2020
  6 minuti, 38 secondi

A cura di Valeriana Savino

La violazione dei diritti umani in Turchia è veramente grave in questo periodo e la situazione ha origini lontane. Già nel 2017 la Commissione dell’ONU aveva stilato un report negativo rispetto a questo tema in Turchia.

Il Rapporto 2019-2020 di Amnesty International denuncia una grave violazione dei diritti umani su tutto il territorio turco: migliaia di persone sono rimaste in custodia cautelare per periodi dalla durata punitiva, spesso in assenza di prove sostanziali che dimostrassero la presenza di un qualche reato riconosciuto dal diritto internazionale. La condizione sociale, economica e culturale della donna è fortemente turbata, i diritti alla libertà d’espressione e riunione pacifica sono stati fortemente limitati e le persone considerate critiche nei confronti dell’attuale governo, in particolare giornalisti, attivisti politici e difensori dei diritti umani, sono stati detenuti o hanno dovuto affrontare accuse penali inventate. Le autorità hanno continuato a vietare arbitrariamente le manifestazioni e a fare ricorso all’uso eccessivo e non necessario della forza per disperdere dimostranti pacifici; in più sono emerse denunce di tortura e sparizione forzata e infine la Turchia ha respinto con la forza i rifugiati siriani, sebbene abbia continuato a ospitare il più alto numero di rifugiati rispetto a ogni altro Paese al mondo.

In particolar modo desta particolare importanza la figura della donna nel mondo turco. I mass media vicini al regime turco consegnano l’immagine di una donna felice e moderna, in condizioni di parità con l’uomo nei vari settori della vita, con diritti e libertà civili nella società. Di fatto, invece, pare che esista una diversa realtà tenuta nascosta e che ci sia un enorme divario tra i sessi. Nonostante la costituzione turca contenga al suo interno un articolo in virtù del quale lo Stato si impegna a garantire una certa parità a tutti, la differenza di genere continua ad essere fortemente grande, dato che la maggioranza delle donne in Turchia percepisce un salario più basso rispetto a quello degli uomini, considerando che le mansioni di lavoro da esse eseguite sono modeste e sono pagate la metà. La donna ha limitate opportunità di arrivare a posizioni decisionali, oltre al fatto che su di essa grava il peso delle responsabilità della casa e della famiglia. Solamente all’inizio del nuovo secolo la donna ha raggiunto una certa uguaglianza con l’uomo in materia di diritti acquisendo il diritto di prendere delle decisioni nel campo della gestione della casa e dei figli in condizione di parità con l'uomo, equa ripartizione di beni in caso di divorzio e assunzione nei posti di lavoro senza dover chiedere il permesso. Purtroppo la maggior parte di questi diritti non hanno trovato un riscontro effettivo nella realtà pratica, poiché, secondo i dati emanati nel dicembre 2019 dall’Ente di Statistica turco, la media della partecipazione della forza lavoro femminile non supera il 33%, dove la media maschile raggiunge il 71%.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) rivela che la Turchia è il Paese che offre meno garanzie di equità, poiché una donna madre occupata ha un salario del 30 % più basso rispetto alle restanti donne occupate, dal momento che la maternità comporta l’interruzione completa dalla carriera lavorativa.

Le organizzazioni attiviste, impegnate nel campo dei diritti della donna, hanno riportato che la violenza contro le donne ha avuto un aumento esponenziale negli anni in cui si è avvicendato al potere il Partito Giustizia e Sviluppo. Il 40 % delle donne turche subisce violenze fisiche e a causa di questo muoiono all’incirca 300-400 donne all'anno. Nell’estate 2020 si sono verificate una serie di proteste, sia per le strade del Paese sia sui social, dopo l’assassinio di Pinar Gultekin, studentessa strangolata dall’ex fidanzato. La giovane è stata strangolata a morte e il suo cadavere è stato prima bruciato e poi gettato in un cassonetto. A compiere l’omicidio è stato il suo ex compagno, un uomo di 32 anni con cui la ragazza aveva rotto dopo aver scoperto che era sposato. E’ l’ennesimo caso di femminicidio: in Turchia, nel 2019, ci sono stati 474 casi di femminicidio e le associazioni a tutela delle donne, come la piattaforma “Fermeremo il femminicio” (Kadin Cinayetlerini Durduracagiz, KCD), parlano di “tragedia preannunciata”. Secondo la piattaforma KCDP nel 2019 sono state uccise fino ad ora 474 donne per mano di uomini, superando le 337 uccise nel 2018. Numeri costantemente in aumento, considerando che furono 347 le donne uccise nel 2017 a fronte delle 279 del 2016 e delle 293 del 2015.

La gravità della situazione in Turchia è stata anche evidenziata da uno studio redatto dall’ONU nel 2009 secondo cui il 42% delle donne turche tra i 15 e i 60 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o psicologica da parte del proprio partner. La situazione non è migliorata in questi anni e soprattutto durante il periodo di lockdown imposto dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus: come denunciato da "Fermeremo il femminicidio", in sole tre settimane sono state uccise 21 donne e ci si aspetta che i dati finali del 2020 registrino un drastico incremento dei femminicidi nel Paese. Solamente nella città di Istanbul nel mese di marzo si è avuto un aumento del 38 % delle denunce per violenze domestiche, che hanno raggiunto quota 2493 contro i 1804 casi di marzo del 2019.

I femminicidi e più in generale le forti disparità esistenti nella società turca sulla base del genere derivano da una cultura prettamente patriarcale e maschilista che la stessa classe politica continua a sostenere. Nel 2011 la Turchia ha firmato la Convenzione di Istanbul, accordo internazionale promosso dal Consiglio d’Europa, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ma molti politici conservatori hanno fin dal principio criticato tale adesione definendo le leggi europee una minaccia ai valori della famiglia. Ciò che è carente in Turchia ma anche in altre parti del globo è la corretta attuazione delle leggi poiché sia le forze dell’ordine sia i giudici non rispondono adeguatamente alle richieste di aiuto delle donne e i casi di uomini che ricevono una pena ridotta, perché simulano un comportamento rispettoso davanti alla Corte, sono talmente numerosi che per loro è stato coniato un termine apposito: “la riduzione della cravatta” e così accade anche per coloro che affermano di aver agito in un momento di rabbia causato da un comportamento scorretto da parte della donna.

Ad ogni modo l’esempio fornito dai politici più influenti del Paese conferma l’idea che le donne siano inferiori rispetto agli uomini, giustificandone la repressione sia fisica sia psicologica e condannandole al ruolo di madri e casalinghe. Il Presidente Recep Tayyip Erdogan in più occasioni ha affermato che le famiglie (ossia le donne) turche dovrebbero avere almeno tre figli, mentre altri politici hanno ripetutamente criticato chi non ha mai avuto bambini e definito le madri che lavorano anche durante la maternità delle “mezze persone”. In più Erdogan ha affermato che “l’uguaglianza di genere è contro la natura umana”.

Ogni anno la situazione femminile peggiora, e proposte governative come quella di reintrodurre il matrimonio riparatore aggravano la situazione. La proposta prevede che chi è accusato di violenza sessuale contro un minore può evitare il carcere sposando la sua stessa vittima se quest’ultima ha meno di 18 anni e se la differenza di età tra i due non supera i 10 anni. Il disegno di legge non è stato ancora approvato grazie alle proteste popolari e alle critiche suscitate dalla comunità internazionale, ma l’esistenza stessa della legge e il voler introdurla nell’ordinamento dimostra chiaramente la posizione del Governo nei confronti della tutela delle donne e dei minori.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.corriere.it/esteri/20_luglio_21/turchia-studentessa-uccisa-dall-ex-rivolta-social-contro-femminicidi-bf3ff944-cb6f-11ea-bf7a-0cc3d0ad4e25.shtml

https://euractiv.it/section/diritti/news/chi-ha-paura-della-convenzione-di-istanbul/

https://www.osservatorioafghanistan.org/articoli-2020/2612-femminicidio-in-turchia-36-donne-assassinate-a-luglio.html

https://www.amnesty.it/rapport...

https://www.pexels.com/it-it/f...

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