DUE PESI, DUE MISURE DELL’ACCOGLIENZA ITALIANA (ED EUROPEA)

L'eccezionalità del supporto ai profughi ucraini

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  Chiara Baittiner
  11 aprile 2023
  3 minuti, 8 secondi

Il conflitto in Ucraina ha mostrato un'inaspettata capacità delle istituzioni italiane ed europee di lavorare in coordinazione verso la creazione di passaggi sicuri per le persone migranti e un sistema di accoglienza funzionale. Questa velocità di attivazione di meccanismi di solidarietà per i cittadini ucraini mette in risalto le inadeguatezze del sistema accoglienza per quanto riguarda le persone provenienti da altri Paesi.

 Le migrazioni sono un ‘hot topic’ in Italia dal 2015, e in questi 8 anni non hanno perso rilevanza nel dibattito politico e pubblico. Già da diversi anni, e in particolare da quando si è insediato il nuovo governo, questo argomento ha assunto una dimensione sempre più securitaria e sempre meno volta alla salvaguardia dei diritti umani fondamentali e al rispetto del diritto internazionale. Partendo dal decreto contro le navi di ONG che portano soccorso nel Mediterraneo fino ad arrivare alla ‘tragedia di Cutro’, dove hanno perso la vita almeno 88 persone anche a causa dell’inazione della Guardia Costiera italiana, l’opinione pubblica e i media riservano grandi dibattiti alle migrazioni attraverso il Mediterraneo, molto rischiose quanto evidenti poiché spesso si concludono sulle coste italiane.

Quello che viene però trascurato è che ci sono altre rotte, forse meno sfacciatamente fatali ma non meno disumane, che interessano l’Italia e l’Europa. Lungo la cosiddetta ‘rotta balcanica’, si trova un tipo di accoglienza simile a quella nel Mediterraneo Centrale. Il trattamento riservato alle persone migranti lungo la rotta balcanica è, di frequente, quello dei pushback, ossia dei respingimenti illegali verso Paesi al di fuori dell’Unione Europea.

Tra i casi più noti, quello della Grecia, che è stata condannata dalla CEDU nel 2022 per la pratica dei respingimenti illegali verso la Turchia, operati anche con l’aiuto di Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Unione Europea. Anche l’Ungheria di Orban, alleata ideologica del governo Meloni, è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea nel 2020 a causa dei respingimenti illegali e collettivi. 

L’immaginario pubblico italiano è diviso tra le barche affollate di persone provenienti da Africa e Medio Oriente e il transito a piedi di donne e bambini in fuga dal conflitto ucraino. In questo processo di divisione in base alla provenienza nazionale, vengono ignorati i trattati internazionali e i tanto decantati ‘diritti umani’. E mentre ai profughi ucraini si aprono le porte e spalancano le braccia, sull’onda di una ‘solidarietà ad hoc’, ci sono persone a cui viene reso degradante ogni tentativo di raggiungere l’Europa.

Il sistema di accoglienza per i profughi ucraini, tempestivo e coordinato, è stato sicuramente sui generis: sono state immediatamente emanate disposizioni a supporto di un’accoglienza diffusa e integrata, con sostegni economici e misure volte a favorire l’accesso al lavoro. Si stima che siano arrivate in Italia 173mila persone dall’inizio del conflitto il 24 febbraio 2022. La retorica usata per ostacolare gli arrivi da nord Africa e Medio Oriente e per stigmatizzare i residenti sul territorio, non è stata applicata a questa categoria di persone migranti, ritenute ‘simili’ e ‘civilizzati’. E così, mentre c’è la possibilità di vedere tutti i giorni il telegiornale in lingua ucraina, lo stesso tipo di accoglienza non è contemplato per i residenti di altre origini. Non è difficile immaginare, invece, che scandalo scaturirebbe se si dovesse promuovere un giornale in lingua araba o persiana sulle TV nazionali.


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fonti consultate: 

[1] https://it.euronews.com/2022/0...

[2] https://reliefweb.int/report/h...

[3] https://www.infomigrants.net/e...

[4] https://www.infomigrants.net/e...

[5] https://www.saluteinternaziona...

[6] https://www.internazionale.it/...

[7] https://www.internazionale.it/...

photo: 

https://unsplash.com/it/foto/imuAlICz6-g

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L'Autore

Chiara Baittiner

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Europa Società

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Migranti diseguaglianze Europa