Duro colpo per la diplomazia occidentale: l'Alto Commissario Onu in visita in Cina

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  Sofia Termentini
  06 giugno 2022
  4 minuti, 31 secondi

Dal 2018 l’indagine internazionale sulle pratiche attuate dal governo cinese nello Xinjiang è stata ampliata, a seguito della dichiarazione delle Nazioni Unite che stima in un milione di persone il numero di Uiguri detenuti nei campi di internamento, degli istituiti per l’indottrinamento politico. La Cina ha negato l’esistenza di questi luoghi, definendoli più centri di formazione professionale, dove le persone, in maniera volontaria, possono registrarsi. Questi sono nati con l’obiettivo di eliminare il terrorismo, il separatismo e il radicalismo religioso nella regione dello Xinjiang. Per provare la trasparenza e le buone intenzioni cinesi, il governatore della regione, Shohrat Zakir, ha affermato che nel 2019 i tirocinanti degli istituiti sono arrivati a laurearsi.

Quest'anno, per la prima volta, è stata autorizzata la visita di un funzionario ONU per i diritti umani in Cina. L’Alto commissario, Michelle Bachelet, ha compiuto un viaggio, atteso almeno dal 2018, della durata di sei giorni in Cina, visitando anche lo Xinjiang, dove ha fatto tappa nella prefettura del Kashgar, snodo principale della via della Seta e a Urumqi, capitale della regione.

Lo scopo della visita era di migliorare gli scambi e la collaborazione tra le parti; inoltre, il portavoce del ministero Wang Wenbin ha dichiarato di voler “promuovere la causa internazionale dei diritti umani”. L’arrivo dell’Alto commissario è stato accolto con favore in Cina, ma con l’obiettivo di condurre una “visita amichevole” al fine di migliorare il dialogo e di evitare qualsiasi “manipolazione politica”. Nonostante le intenzioni iniziali della Bachelet di condurre un viaggio senza restrizioni, la Cina ha deciso di condurlo a “circuito chiuso”, senza nessun giornalista. Ufficialmente per prevenire la diffusione del Covid, ma il portavoce del congresso, Reuters Zumretay Arkin, teme che il dragone possa utilizzare questa strategia per fini propagandistici, e che, invece di portare esisti positivi, la visita finirà solo per peggiorare le cose.

La Bachelet non potrà avere contatti con chiunque, ma solo con chi abbia ricevuto l'autorizzazione a entrare in questa “bolla”. Nonostante ciò, è riuscita a visitare la prigione di Kashi, senza trovare nulla che andasse contro la versione cinese. Ha avuto colloqui con ufficiali, testimoni e il governo dello Xinjiang ha assicurato che i “centri di formazione professionale”, definiti dai gruppi dei diritti umani “campi di rieducazione forzata”, sono stati demoliti. L’ex presidentessa cilena ha affermato di essere consapevole “del numero di persone che cercano notizie sul destino dei propri cari”, infatti per questo ha sollecitato la Cina a non prendere “misure arbitrarie indiscriminate” nella repressione dello Xinjiang, ma non ha trovato prove del genocidio degli Uiguri.

La visita è stata fortemente criticata, ma l’Alto commissario, fin dall’inizio, aveva sottolineato l’intenzione di non fare un viaggio con lo scopo di indagine.

Per la diplomazia occidentale è stato un duro colpo, lo stesso segretario di stato Blinken ha ritenuto che la Bachelet abbia sbagliato a non richiedere i colloqui in segreto, provocando terrore negli interlocutori, posti sempre sotto lo sguardo cinese e, di conseguenza, le condizioni imposte non hanno permesso una “valutazione completa e indipendente della situazione dei diritti umani nella Repubblica popolare cinese”. Inoltre, Blinken ha insistito nel dire che la Cina viola i diritti umani in Tibet, a Hong Kong e nello Xinjiang, sottolineando che un milione di uiguri sono stato internati, costretti ai lavori forzati, alla sterilizzazione e torturati. Al contrario, la Cina accusa i paesi occidentali di “aver tentato di sabotare il viaggio” e che le misure prese da Pechino sono necessarie per eliminare l’estremismo. Lo stesso Xi Jinping, in una videoconferenza con l’alto commissario, ha affermato che “sulla difesa dei diritti umani nessuno può avere l’arroganza di far scuola alla Cina”.

Gli Stati Uniti accusano la Cina di aver limitato la visita per non far emergere la verità, descrivendo le loro azioni nello Xinjiang “genocidio” e “crimini contro l’umanità”. Washington ha mostrato preoccupazione di fronte “gli sforzi della Cina per limitare e manipolare” la visita del commissario ONU nella regione.

Anche le organizzazioni per i diritti umani criticano l’Alto commissario, accusata di essere diventata uno strumento per la propaganda cinese. Senza una reale pressione sulla Cina, il viaggio non sarà utile ad accusare Pechino dei suoi crimini, ma al contrario un mezzo per giustificarli. Il portavoce del Word Uyghur Congress Advocacy Group ha addirittura dichiarato che “dimettersi è l’unica cosa che dovrebbe fare per il consiglio per i diritti umani”.

Se da un lato la visita è un’opportunità per affrontare i problemi legati alle violazioni dei diritti umani, dall’altro è un modo per combattere “gli sforzi del governo cinese di insabbiare la verità”.


Bibliografia

Immagine Rawpixel, ultima visita 3 giugno 2022.

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L'Autore

Sofia Termentini

Sofia Termentini, class 2000, is a student of a Master’s triple degree in International Management-MIEX program. She is interested in international relations that keeps alive the world,especially the economic dimemsion and she has always been interested in the area of China. In the context of Mondo Internazionale she holds the position of Junior Researcher MI G.E.O. - Economic Area.

Sofia Termentini, classe 2000, è una studentessa del Master’s triple degree in International Management-programma MIEX.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione economica e da sempre appassionata all’area della Cina. All'interno di Mondo Internazionale ricopre la carica di Junior Researcher MI G.E.O. - Area Economia.

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Cina Nazioni Unite Diritti umani