Empowerment femminile nell’Africa del Sud

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  Redazione
  06 luglio 2019
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L'imprenditoria femminile nei paesi africani rappresenta una realtà di notevole importanza, soprattutto se paragonata a simili attività in altri contesti geografici: il 24% delle donne africane crea proprie realtà commerciali, un dato nettamente più elevato rispetto a quello riportato in America Latina e Caraibi, 17%; in America settentrionale, 12%; e in Europa e Asia, 8%.

Questo dato può essere principalmente motivato dal bisogno di maggiori entrate che le famiglie africane necessitano, date le ristrettezze economiche in cui vivono.

Difatti, come riportato dal documento Women Entrepreneurship in Africa: a path to empowerment, pubblicato dalla società internazionale Roland Berger, emerge un divario fra l’Africa subsahariana e la restante parte del territorio: la percentuale dell’imprenditorialità delle donne nelle regioni sotto la fascia sahariana è del 26%, mentre nelle zone del nord la percentuale scende all’8%. Questa differenza sarebbe pertanto dovuta alle diversità socio-economiche, culturali e religiose.

Una notevole parte dell'aiuto dato alle donne africane arriva da organizzazioni non governative operanti nel territorio.

Per quanto riguarda i paesi Sud africani, è esemplificativa la storia di Margaret Plaatjies, ragazza di 21 anni e residente a Rawsonville (nella provincia del Capo Occidentale nello stato del Sud Africa) che vive con suo marito e i loro due bambini. Avere abbastanza cibo per la sua famiglia è la più grande sfida affrontata, come nella vita di numerose altre donne, poiché i guadagni come lavoratori stagionali nelle aziende frutticole, principale fonte di reddito di queste popolazioni, sono scarsi.

Margaret si trovò spesso obbligata a prendere decisioni difficili in relazione al benessere della sua famiglia; per esempio, fu costretta a non mangiare per lasciare il cibo ai suoi figli. Di conseguenza, ella decise, quando se ne presentò la possibilità, di unirsi ad una cooperativa sostenuta da un'organizzazione partner di Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief), Women on Farms Project, che mira, mediante l'utilizzo delle possibilità offerte dalle fattorie del territorio, ad incrementare le entrate e migliorare le opzioni di sostentamento. La Cooperativa Rawsonville, in cui Margaret lavora, coltiva funghi che vengono venduti ad agricoltori a Stellenbosch che, a loro volta, li rivendono ai ristoranti e ai rivenditori. Questo fornisce ai membri della cooperativa un piccolo reddito da integrare con i guadagni del lavoro stagionale.

Così molte altre donne hanno iniziato a lavorare in cooperative volte a migliorare l'utilizzo delle terre e dei raccolti per avere a disposizione un'ampia fonte nutritiva per le proprie famiglie.

La lavorazione della terra darebbe inoltre loro anche delle ulteriori possibilità, gli permetterebbe di accedere a finanziamenti per conseguire i miglioramenti necessari per rendere le fattorie più produttive, nonostante le condizioni climatiche del territorio sud africano non rendano il lavoro agevole.

Secondo ricerche della FAO (Food and Agricolture Organization), in Africa circa l’80% del cibo è prodotto dalle donne, e il 90% della fornitura dell’acqua domestica e dell’immagazzinamento del raccolto si deve sempre a loro. Numeri, questi, che dimostrano quanto fondamentale sia il ruolo femminile nelle società africane, malgrado il costante status di subordinazione all'uomo.

Un'altra storia di successo la si può trovare in Zimbabwe dove opera Kiva, organizzazione non governativa statunitense, che ha lanciato la campagna Invest in her, invest in change. Kiva promuove azioni di microcredito, attraverso la raccolta di fondi via internet. Questo progetto è volto a sostenere l'imprenditoria femminile per il cambiamento sociale.

La più importante testimonianza di questo progetto proviene da Lee, una giovane donna di 22 anni che attraverso il microcredito, messo a disposizione dalla ONG statunitense, ha avviato una propria attività con lo scopo di dare lavoro a sempre più persone, soprattutto donne come lei.

Grazie ad un corso di formazione fornito da un’organizzazione partner di Kiva, Camfed, e grazie a un finanziamento tramite crowfunding, Lee ha avviato tre piccole imprese, sotto un’unica società, la Lee Investements. Gestisce un allevamento di pollame, un negozio e, infine, la realizzazione della Lee Juice. Quest’ultima produce succo di frutta e soda e ogni bottiglia, per la giovane donna, è un trofeo della sua vittoria, le ricorda le sue umili origini, quando andava a scuola senza scarpe e senza nemmeno una penna.

Nonostante si stiano compiendo passi verso il miglioramento della figura della donna all'interno delle società dell'Africa meridionale, vi è ancora una profonda discriminazione che si può racchiudere in una più generale mancanza di tutela dei diritti umani. In particolare, gruppi per la salvaguardia dei suddetti diritti hanno espresso, in merito alle condizioni del Sud Africa, preoccupazione per il fallimento del governo nello sviluppo di una strategia nazionale per combattere l’alto tasso di violenza contro le donne e la generale sottostima dei casi di stupro.

Secondo il rapporto di Freedom House del 2019, nonostante l'esistenza di un solido quadro giuridico che criminalizza la violenza domestica e lo stupro, entrambi sono problemi persistenti; solo una piccola percentuale di stupri viene segnalata. Secondo il rapporto del servizio di polizia del Sud Africa del 2017-18, sono stati registrati in media 109,7 stupri ogni giorno.

I livelli di disuguaglianza dell'Africa meridionale sono tra i più alti del mondo. Solo una piccola percentuale della popolazione beneficia delle grandi industrie statali e l'economia è controllata da un numero relativamente piccolo di persone appartenenti all'élite politica e imprenditoriale.

I dati, infatti, riportano che l’imprenditoria femminile apporta all’economia africana tra i 150 e i 200 miliardi di dollari. Tuttavia, accanto a questi dati positivi, si riscontrano elementi che bloccano questo sviluppo imprenditoriale. I problemi sorgono soprattutto in merito agli ostacoli nell’accesso ai finanziamenti necessari per avviare i progetti. Le varie amministrazioni nazionali e locali dovrebbero dunque sostenere queste iniziative con progetti ad hoc, dando maggiori risorse alle donne.

La creatività imprenditoriale al femminile può rappresentare il motore propulsivo per lo sviluppo dell’intero continente!

FONTI

  • Women Entrepreneurship in Africa : a path to empowerment.

https://wia-initiative.com/wp-content/uploads/z-press/WIA_Women_Empowerment.pdf

  • Sudafrica, il potere è donna anche per guidare i mondiali.

http://www.repubblica.it/2009/... to eat

https://www.oxfamitalia.org/wp... Omotoso, gli imprevisti della vita

https://ilmanifesto.it/yewande... in the World 2019

https://freedomhouse.org/repor... REPORT

  • The Next Teach

https://thenexttech.startupitalia.eu/52968-20160319-kiva-donne-africa-imprenditrici

A cura di Sofia Perinetti

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