Georgia, proposta la legge sugli “agenti stranieri”: è protesta

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  Giorgia Milan
  23 aprile 2024
  3 minuti, 11 secondi

Martedì 16 aprile 2024 il parlamento della Georgia ha votato in prima lettura l’approvazione della legge sugli “agenti stranieri”. Questa proposta di legge prevede che i media e le ONG che ricevono almeno il 20% di fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che perseguono gli interessi di un potere straniero.

Nel momento in cui media e ONG vengono identificati come agenti stranieri, possono essere soggetti a controlli e limitazioni nei finanziamenti e nelle attività. In questo modo, per il governo può diventare facile controllare le informazioni trasmesse dai media (provocandone in alcuni casi la chiusura). Un duro colpo per l’informazione trasparente e indipendente.

Un primo tentativo di approvazione della legge avvenne nel marzo del 2023, un anno fa, ma dopo numerose proteste venne abbandonato. Non ha evidentemente demorso il governo georgiano che ha deciso di riprovarci. Le proteste contro questa legge nascono dalla preoccupazione di una svolta autoritaria del governo, temendo anche la compromissione dell’entrata nell’Unione Europea della Georgia. La domanda formale di adesione è stata infatti presentata nel marzo del 2022 e nel dicembre 2023 ha ottenuto lo status di paese candidato. Questa legge potrebbe significativamente ostacolare questo percorso, il capo della politica estera UE Josep Borrell, infatti, ha avvertito che l’adozione di questa legislazione, che non è assolutamente in linea con i valori fondamentali dell’Unione Europea, avrebbe un impatto negativo sui progressi della Georgia nel percorso UE.

Per molti questa legge ricalca in maniera preoccupante una legge russa del 2012 utilizzata per reprimere dissidenti e media indipendenti. “No alla legge russa” è infatti uno dei principali slogan utilizzato dai manifestanti per esprimere il dissenso nei confronti di questa legge. Il timore di una svolta autoritaria del governo, come già evidenziato, continua ad essere estremamente elevato. Giorgi Rukhadze (fondatore del centro georgiano di analisi strategica) ha infatti dichiarato che “se questa legge verrà adottato, la Georgia si allineerà alla Russia, al Kazakistan, alla Bielorussia e a tutti quei paesi in cui i diritti umani vengono calpestati, distruggendo il percorso europeo della Georgia”.
Anche la Georgia, dunque, potrebbe aggiungersi alla lista dei paesi che non apprezzano particolarmente le libertà. Ormai non ci si stupisce più, libertà e diritti, a quanto pare, sono passati di moda.

Le prime proteste sono scoppiate nella serata di martedì 16 aprile, quando più di 10.000 protestanti si sono ammassati davanti al parlamento della Georgia. 10.000 persone che hanno a cuore, a differenza del parlamento, l’informazione indipendente e trasparente.
Le proteste non sono scoppiate solo in strada, ma anche in parlamento, dove il deputato dell’opposizione Aleko Elisashvili ha colpito con un pugno in faccia Mamuka Mdinaradze, segretario del partito di governo. Dopo il pugno, Elisashvili ha deciso di unirsi ai manifestanti in strada.

Tuttavia, non è mancata una dimostrazione di sostegno nei confronti di questa legge. Il Cremlino ha infatti difeso la reintroduzione di questa legge. Non vi erano molti dubbi, quando si parla di violazioni di diritti umani e di libertà fondamentali il Cremlino pare essere sempre in prima linea.

Per diventare legge, questa proposta deve passare la seconda e terza lettura in parlamento e ottenere l’appoggio del presidente. A tal proposito, la presidente georgiana Salomé Zourabichvili ha dichiarato di essere contraria a questa proposta di legge e di voler usufruire del diritto di veto nel caso in cui dovesse essere approvata questa legge liberticida. Tuttavia, il partito al potere può annullare il veto raccogliendo 76 voti.

La preoccupazione internazionale è alta per questa proposta di legge: le proteste avranno effetto?

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L'Autore

Giorgia Milan

Giorgia Milan, classe 1998, ha conseguito una laurea triennale in “scienze politiche, relazioni internazionali e governo delle amministrazioni”, con una tesi riguardo la condizione femminile in Afghanistan, e successivamente una laurea magistrale in “Human rights and multi-level governance”, con una tesi riguardo la condizione delle donne rifugiate nel contesto dell’attuale guerra Russo-Ucraina, il tutto presso l’Università degli studi di Padova.

I suoi interessi principali sono i diritti umani, in particolare i diritti delle donne. È proprio il forte interesse per questi temi che l’ha spinta a intraprendere un tirocinio universitario presso il Centro Donna di Padova, durante il quale ha avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della scrittura e della creazione di contenuti riguardanti la violenza di genere e le discriminazioni.

In Mondo Internazionale Post Giorgia Milan è un'autrice per l'area tematica di Diritti Umani.

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