Le nuove e contestate regole per le navi Ong

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  Giorgio Giardino
  18 febbraio 2023
  5 minuti, 31 secondi

Il 2023 del governo italiano si è aperto con l’approvazione di un nuovo decreto-legge che introduce una serie di nuove e più stringenti regole nei confronti delle Ong occupate nei salvataggi in mare dei migranti. Come sempre avviene quando si parla di immigrazione in Italia sono seguite discussioni, e il 25 gennaio scorso una nave di Medici Senza Frontiere, la Geo Barents, ha violato le nuove norme. Recentemente si è espresso anche il Consiglio d’Europa che ha invitato il governo italiano a rivedere la propria posizione e modificare il decreto. Secondo le critiche alla misura, le nuove regole sarebbero infatti mirate a rendere più difficile per le Ong continuare a operare, limitando le operazioni di salvataggio.

Quali sono le nuove regole

Il governo guidato dalla Presidente Meloni non ha mai nascosto la propria diffidenza nei confronti delle Ong che si occupano di soccorso dei migranti in mare, e in generale il tema dell’immigrazione è stato molto rilevante durante la campagna elettorale, quando si erano preannunciata la volontà di aumentare il controllo sugli sbarchi verso il nostro Paese. Dopo aver inizialmente adottato la strategia degli sbarchi selettivi, all’inizio di quest’anno è stato approvato questo nuovo decreto-legge che introduce una serie di nuove e contestate regole nei confronti delle navi Ong per quanto riguarda le operazioni di salvataggio.

Oltre a ribadire alcuni obblighi già presenti nel diritto internazionale, come essere in possesso di tutte le autorizzazioni e “del requisito di idoneità tecnico-nautico alla sicurezza della navigazione”, le navi, appena terminate le operazioni di soccorso, devono immediatamente mettersi in contatto con le autorità italiane per richiedere un porto di sbarco. Una volta comunicato, il porto dovrà essere raggiunto “senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”. Nel caso di violazione delle norme è prevista una sanzione per il comandante che può arrivare fino a 50mila euro, il fermo amministrativo della nave per due mesi e il sequestro della stessa ove il reato fosse reiterato.

La strategia del governo e le critiche

Questa particolare enfasi sulla velocità con la quale deve essere raggiunto il porto di sbarco assegnato è spiegata dalla volontà del governo di impedire che le navi possano effettuare diverse operazioni di salvataggio prima di raggiungere la terra ferma. Nonostante infatti non sia presente nel testo il divieto esplicito di “soccorsi multipli”, dopo che inizialmente se ne considerava l'inserimento, nei fatti questa possibilità viene limitata. Le navi infatti possono fare altre operazioni di salvataggio “lungo la traiettoria del percorso che gli viene assegnato”, come ha dichiarato recentemente il ministro dell’Interno Piantedosi, ma secondo il decreto non possono rimanere ferme in mare per intervenire in altre situazioni di emergenza.

Le operazioni delle Ong sono poi ulteriormente complicate dal fatto che negli ultimi mesi le autorità hanno indicato alle navi di sbarcare in porti molto lontani, principalmente nel nord del Paese, il che rende tutto molto più costoso e allontana le imbarcazioni dalle aree in cui avvengono più salvataggi per un periodo di tempo più lungo. Il ministro Piantedosi aveva spiegato che questa scelta era nata dalla volontà di evitare il congestionamento dei porti del sud, che sono quelli in cui generalmente avvengono gli sbarchi. Questa giustificazione ha però perso di forza quando, alla fine dello scorso mese, un gruppo di migranti arrivati al porto di La Spezia dopo il salvataggio della nave Geo Barents è stato trasportato a Foggia in pullman.

Nell’ottica dell’attuale esecutivo, tentare di limitare le operazioni di soccorso delle Ong significherebbe limitare anche il flusso migratorio: diversi esponenti della maggioranza non hanno infatti abbandonato la teoria del “pull-factor”, secondo la quale proprio la presenza di queste navi spingerebbe più persone a decidere di intraprendere la traversata. Già da tempo però questa idea è stata smentita dai dati, che hanno evidenziato che il principale elemento che incentiva le partenze è il meteo. La situazione attuale della migrazione verso l’Italia conferma come la presenza delle Ong non sia in grado di incidere significativamente. A fronte di un aumento rilevante degli sbarchi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i migranti salvati dalle Ong sono solo circa il 10% del totale, come segnalano i dati forniti dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI), mentre la restante parte è arrivata autonomamente o grazie all’intervento della Guardia Costiera.

Il caso Geo Barents e la lettera del Consiglio d’Europa

Il 25 gennaio scorso, a meno di un mese dall’approvazione del decreto-legge, la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere non ha rispettato le nuove regole. Dopo un primo salvataggio si è infatti diretta verso il porto di La Spezia, ma ricevute le richieste di aiuto ha deciso di portare a termine altre due operazioni di soccorso, salvando in totale 237 migranti. Non si è quindi diretta immediatamente verso il porto assegnato e, dopo aver tentato senza successo di mettersi in contatto con le autorità italiane, ha deciso di seguire le norme internazionali riguardanti il soccorso in mare piuttosto che le nuove regole italiane. Nonostante ciò, al momento non c’è stata alcuna sanzione.

Sul decreto italiano ha preso posizione anche il Consiglio d’Europa – organizzazione internazionale non collegata all’Unione Europea – tramite una lettera del commissario per i Diritti Umani Dunja Mijatovic, in cui si invita il governo a rivedere la norma che potrebbe ostacolare le operazioni di soccorso in mare delle Ong. Il Viminale ha replicato affermando che le nuove regole “non impediscono alle Ong di effettuare interventi multipli” e che i timori espressi sono “privi di fondamento”.

In attesa di vedere quali saranno i possibili sviluppi, tanto sul fronte del caso Geo Barents quanto rispetto a possibili modifiche del decreto-legge, per quanto questa possibilità non sembra al momento vagliata dal governo, è forse già possibile fare alcuni bilanci. I risultati variano però a seconda dell’obiettivo che si prende in considerazione: se questo era ostacolare e limitare il lavoro delle Ong, in parte sembra essere stato raggiunto; se era invece diminuire il numero di persone che decidono di partire verso l’Italia, i numeri fino a questo momento mostrano il fallimento della misura.

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Le fonti consultate per la stesura di questo articolo sono consultabili:

https://www.adnkronos.com/migranti-consiglio-ue-a-italia-ritirare-o-rivedere-decreto-su-ong_5R58gYCYZtQoVocS2NvKGv?refresh_ce

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/01/02/23G00001/sg

https://www.essenziale.it/notizie/annalisa-camilli/2022/12/29/decreto-ong-soccorso

https://www.wired.it/article/ong-decalogo-migranti-soccorsi-governo/

https://www.ilpost.it/2023/01/25/medici-senza-frontiere-la-spezia/

https://docs.google.com/spreadsheets/d/1ahgkPp6NqMh3Dg63YHj8LVyaeW6-qHn2QQcRrKasJyM/edit#gid=0

Fonte immagine:

https://pixabay.com/it/photos/barca-acqua-profugo-fuga-asilo-998966/

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L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

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