Gli Stati Uniti nel golpe: il caso del Niger

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  Lorenzo Graziani
  12 agosto 2023
  4 minuti, 18 secondi

Il 26 giugno, usando come pretesto il malgoverno e la degradazione del sistema di sicurezza interno e dichiarando la necessità che il paese abbia un governo di uomini forti, il generale Abdourahamane Tchiani ha preso in ostaggio il Presidente del Niger, Mohamed Bazoum, appoggiato, in quello che si è rivelato un vero e proprio colpo di stato, dall'esercito nigerino.

Tchiani si è poi servito della televisione per proclamarsi "Presidente del Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria" e ha fin da subito avvisato che non avrebbe tollerato alcun intervento da parte di forze militari estere, minacciando un'escalation di violenze.

Le risposte da parte della comunità internazionale non si sono però fatte attendere: il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha fin da subito condannato "il tentativo di modificare incostituzionalmente il governo legittimo del Niger".

Il Segretario di Stato americano Blinken, durante una telefonata con il Presidente estromesso, ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero lavorato per "assicurare un ripristino totale dell'ordine costituzionale in Niger dopo il colpo militare" e ha descritto l'impegno americano come un "instancabile supporto". Blinken ha inoltre confermato che le azioni contro Bazoum mettono in grave pericolo le forme di cooperazioni che da anni sono state arduamente costruite tra Stati Uniti e Niger: "la nostra partnership economica e di sicurezza, decisamente significativa in quanto interessa centinaia di milioni di dollari, dipende dal mantenimento del governo democratico e dell'ordine costituzionale che in questo momento sono stati interrotti".

La difficile situazione della partnership internazionale tra Stati Uniti e Niger è stata sottolineata anche dal Portavoce della Casa Bianca John Kirby, che ha messo in guardia i golpisti sulla possibilità che il governo americano possa bloccare i progetti e gli addestramenti congiunti delle forze militari nigerine in quanto la legge americana sugli aiuti internazionali proibisce ogni assistenza agli stati dove il governo legittimamente eletto sia stato spodestato da un colpo di stato, a meno che non venga deciso che detti aiuti possano perseguire gli interessi della sicurezza nazionale americana.

La partnership di sicurezza con il Niger rappresenta però per gli Stati Uniti un progetto di enorme importanza per il contrasto al terrorismo e all'influenza russa nel territorio africano. Opera magna del progetto è stata la costruzione da parte del Pentagono, nel 2019, di una base per droni nel territorio nigerino atta a combattere i gruppi terroristici africani e costata 100 milioni di dollari per la costruzione e 30 milioni di dollari ogni anno per il mantenimento. Nel 2012 l'amministrazione americana ha inoltre stanziato 500 milioni di dollari per addestrare e armare le forze nigerine, affiancandovi all'incirca 1100 truppe americane.

Un'ulteriore preoccupazione, condivisa dal governo americano e dal Presidente Bazoum, sembra essere la possibilità che Mosca possa approfittare della situazione di emergenza per estendere l'influenza russa nel territorio del Niger. Anche a causa delle diverse bandiere russe viste nei cortei organizzati a supporto del colpo di stato, il timore pare essere quello che il gruppo Wagner, già operativo nel vicino Mali, possa alimentare i disordini: il Portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha assicurato che il governo americano sta "monitorando e controllando la situazione" costantemente.

Anche a seguito dell'ultimatum imposto dalla Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale ai golpisti, i tentativi da parte dell'amministrazione americana si sono infine fatti più decisi: il Presidente americano Joe Biden il 3 Agosto, giorno del 63esimo anniversario dell'indipendenza nigerina, ha richiesto "l'immediato rilascio del presidente Bazoum e della sua famiglia e il ripristino della democrazia che tanto arduamente è stata raggiunta". "É un momento critico" ha aggiunto, "ma gli Stati Uniti sono al fianco del popolo nigerino per onorare la lunga partnership sbocciata dalla condivisione degli ideali democratici e dal supporto ad un governo civile. Il popolo nigerino ha scelto il proprio leader. Ha espresso il proprio volere attraverso elezioni libere e giuste e questo deve venire rispettato".

Il giorno stesso, in un articolo pubblicato dal Washington Post, il Presidente Bazoum ha confermato di essere ancora tenuto ostaggio e ha invocato l'aiuto internazionale: "questo colpo di stato, organizzato contro il mio governo, [...] non ha alcuna giustificazione. Il suo successo porterebbe a conseguenze devastanti per il nostro stato, per la nostra regione e per il mondo intero".

Intanto la possibile escalation ha obbligato Stati Uniti e Regno Unito a ordinare l'evacuazione delle ambasciate in Niger: "Visti gli eventi recenti il Dipartimento di Stato ordina il temporaneo allontanamento del personale governativo americano e dei membri delle loro famiglie dall'ambasciata di Niamey" ha dichiarato il Portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, che ha però sottolineato come l'ambasciata rimarrà aperta per eventuali servizi d'emergenza per i cittadini statunitensi in loco.

Rimane quindi viva la preoccupazione del governo americano verso una vicenda fortemente imprevedibile, soprattutto alla luce della scadenza dell'ultimatum dell'ECOWAS e della richiesta d'aiuto fatta dai golpisti al gruppo Wagner.

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Fonti consultate per questo articolo:

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.politico.com/news/...

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.politico.eu/articl...

Foto: https://unsplash.com/it

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Lorenzo Graziani

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America del Nord

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