I 286 bambini rapiti in Nigeria

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  Veronica Grazzi
  27 marzo 2024
  4 minuti, 11 secondi

Il primo episodio di rapimento avvenne esattamente 10 anni fa, quando nel 2014 il gruppo terroristico islamista Boko Haram sequestrò 276 studentesse, molte delle quali furono successivamente rilasciate dietro al pagamento di un riscatto o riuscirono a fuggire.
Boko Haram significa letteralmente "l'educazione occidentale è un peccato", e secondo la sua versione della Sharia, le donne dovrebbero stare a casa per occuparsi dei figli e  prendersi cura dei mariti, impedendo la frequenza della scuola per imparare a leggere e scrivere. Secondo alcune organizzazioni che operano nella difesa dei diritti umani, alcune ragazze e donne vengono rapite per prendere il posto di mogli e svolgere lavori domestici e prestazioni sessuali.

Il preoccupante fenomeno dei rapimenti di massa

Il 7 marzo 2024 è avvenuto un altro rapimento di massa con numeri molto elevati: 286 bambini sono stati rapiti da una scuola a Kuriga, una città dello Stato di Kaduna in Nigeria. Secondo le autorità locali, i rapitori avrebbero chiesto un riscatto di 1 miliardo di naira, circa 620.000 dollari, per il loro rilascio.

Il rapimento di massa a Kuriga è stato il terzo nel nord della Nigeria solo nel mese di marzo; 48 ore dopo, un gruppo di uomini armati ha rapito 15 bambini da una scuola in un altro Stato nord-occidentale, Sokoto, e pochi giorni prima 200 persone (per lo più donne e bambini) sono state rapite nello Stato nord-orientale di Borno. I rapimenti nel frattempo sono continuati; Human Rights Watch riporta che il 18 marzo più di 87 persone sono state rapite a Kajuru, una comunità sempre parte dello Stato di Kaduna.

Nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dei recenti rapimenti, tuttavia per quanto riguarda il rapimento nel Borno la popolazione locale punta il dito contro gli estremisti islamici che stanno conducendo un'insurrezione nel nord-est del paese. A volte infatti i rapimenti hanno una motivazione politica: i rapimenti di Boko Haram vengono visti anche come un modo del gruppo per segnalare la propria forza al governo e alla popolazione nigeriana. Per quanto riguarda i rapimenti più recenti come quello di Kuriga, i responsabili sembrerebbero essere gruppi di criminali violenti e bande armate senza affiliazione ideologica che hanno adottato questa tattica come pura fonte di guadagno.

Molti dei rapimenti recenti, infatti, sono motivati dalla disperazione economica; i rapitori chiedono per lo più denaro come riscatto, anche se a volte hanno chiesto generi alimentari, motociclette e persino benzina. Le motociclette sono "uno strumento economico facile e meno impegnativo per molti giovani disoccupati del nord e relativamente facile da usare per gli attacchi terroristici", si legge nel rapporto di SB Morgen, una società di consulenza geopolitica nigeriana.

La SB Morgen ha rilasciato il suo report aggiornato a giugno 2023 riguardo all’economia dei rapimenti in Nigeria. La società riporta che solo tra luglio 2022 e giugno 2023, in Nigeria sono state rapite 3.620 persone in 582 incidenti legati a rapimenti e sono state segnalate richieste di riscatto per almeno 5 miliardi di dollari (6.410.256 dollari al 30 giugno 2023).

Le misure messe in atto dal governo

I rapimenti evidenziano la crisi economica e di sicurezza che affligge il Paese più popoloso dell'Africa, una situazione aggravata specialmente dopo la pandemia da coronavirus.

I gruppi armati hanno trasformato i rapimenti in un’attività vantaggiosa, approfittando della propensione del governo nigeriano a versare i riscatti e a piegarsi alle pressioni dell'opinione pubblica e dei media internazionali. Di conseguenza, le richieste di riscatto si sono abbassate, con gli estorsori che hanno iniziato a chiedere importi inferiori ed a rapire un numero di persone maggiore.

I numerosi e recenti rapimenti sicuramente minano la credibilità del governo. La posizione ufficiale del governo era orientata alla garanzia da parte delle forze di sicurezza circa il rilascio degli ostaggi senza il pagamento di nessuna somma per il riscatto. Pagare per liberare gli ostaggi è un reato in Nigeria dal 2022 e comporta una pena detentiva di almeno 15 anni, un provvedimento di fatto mai applicato. Il presidente Bola Ahmed Tinubu, arrivato al potere nel 2023 aveva promesso un cambio decisivo sulla questione dei rapimenti e della violenza causata dal terrorismo islamico, le gang criminali e la diffusa violenza all’interno del paese; i recenti avvenimenti gli hanno inevitabilmente causato già ampie critiche sul fronte del problema sicurezza all’interno del paese.

Secondo Kemi Okenyodo, direttrice esecutiva della ONG Partners West Africa-Nigeria, non è più abbastanza riportare i bambini a casa, i responsabili devono anche essere chiamati a rispondere delle loro azioni per porre fine alla pratica diffusa dei rapimenti.


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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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