Il conflitto russo-ucraino alla prova dell'inverno

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  Redazione
  06 dicembre 2022
  5 minuti, 48 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

La riflessione è nata il 9 novembre scorso allorché il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha annunciato la ritirata delle truppe russe dalla città di Kherson: una sconfitta significativa e umiliante per il Cremlino che inizialmente intendeva “liquidare” l’intera Ucraina in appena tre giorni.

La regione di Kherson è una di quelle annesse alla Russia attraverso il recente referendum farsa. La città rappresenta l'unica capitale regionale che la Russia ha occupato fin dall’inizio della guerra, e la sua perdita non riveste soltanto un mero valore tattico ma anche strategico.

Tuttavia, attualmente, le forze armate di entrambi dovranno affrontare più che altro staticamente, il gelo della stagione invernale, dato che il cambiamento del clima complicherà per entrambi le operazioni sia offensive che difensive nei prossimi mesi.

Le forze armate di Kherson saranno le prime a chiedersi quali saranno le proprie mosse dopo il grande freddo invernale.

Ovviamente nessuno può saperlo, solo gli analisti possono fare ipotesi e trarre deduzioni quanto meno affidabili.

Tutti sono d’accordo nel ritenere che il conflitto durerà a lungo, nonostante i clamorosi e arditi successi conseguiti dalle forze armate ucraine.

Il governo dell’Ucraina non dovrà cadere nel tranello di voler capitalizzare lo slancio attuale con i successi ottenuti durante l’inverno sugli avversari russi, macroscopicamente impreparati al conflitto.

Tuttavia, il tempo non è dalla parte di Kiev. La capacità dell'Ucraina di sostenere le operazioni militari contro la Russia dipenderà sempre dal sostegno pieno offerto dalla NATO e dagli Stati Uniti e dal supporto – anche politico – offerto dalla Unione Europea.

Nel frattempo l'Occidente sopporterà – in misura sempre minore – bollette energetiche maggiorate e in aggiunta le incessanti richieste per la conclusione della guerra diventeranno sempre più sentite e intense.




Costruire sullo slancio.

Il vigoroso slancio bellico nella guerra ha dato una serie di vittorie a Kiev consentendogli la riconquista di importanti obiettivi come Kharkiv, Izyum, Lyman e ora anche della strategica città di Kherson.

Questo accade a dispetto della Russia che reagisce utilizzando armi tattiche ad uso terroristico come il bombardamento delle centrali elettriche ucraine, le abitazioni civili e persino gli ospedali. Si possono aggiungere i bombardamenti indiscriminati degli artiglieri russi nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhya.

L'esercito ucraino ha effettivamente tagliato ogni forma di passaggio terrestre alle truppe di Mosca attraverso il fiume Dnepr l’efficace targeting sistematico dei ponti e degli attraversamenti pedonali.

Nel corso degli ultimi mesi, queste tattiche hanno costretto la Russia ad ammettere la propria impossibilità di mantenere questa sua posizione. E a ritirarsi.

L’inverno è alle porte

Nel corso di una stagione così impegnativa, specie per le operazioni offensive, sarà più difficile operare per il gelo, il fango nelle strade e il corretto funzionamento dei mezzi logistici e motorizzati di supporto e di approvvigionamento delle innumerevoli forniture.

Allo stesso modo il fango e la neve renderanno problematico sia l’occultamento che la ricognizione minuziosa dell’intelligence dell’area d’operazioni.

Le operazioni offensive, specie in perenni condizioni di gelo, possono avere su chiunque un impatto negativo sui veri processi decisionali e sulla valutazione e consolidamento degli eventuali guadagni tattici che ovviamente devono precedere ogni avanzamento successivo.

L'approccio del Cremlino.

La Russia si adopera per consolidare le proprie posizioni più difendibili in terreni storicamente disposti ad est del fiume Dnieper e a sud in prossimità della penisola di Crimea.

Date le gravi problematiche che i reclutatori russi hanno incontrato per poter addestrare ed equipaggiare le truppe appena mobilitate (circa 300mile persone) sarà per loro necessario consolidare le proprie posizioni in altre maggiormente difendibili. L’obiettivo è quello plausibile di guadagnare il tempo sufficiente per raggiungere tale fine.

Potrebbe essere proprio questa tattica russa a forzare una situazione di stallo durante l'inverno ma da posizioni sicuramente più salde e trincerate: solamente così le forze mobilitate potranno cominciare ad essere impiegate ed acquisire esperienza per essere anche in grado di affrontare il disgelo primaverile.

Madre natura è il grande equalizzatore.

La realtà tattica delle operazioni al gelo avrà un impatto su tutte le parti. L’arte militare moderna riconosce invece che l'addestramento militare al freddo non solo è doveroso e possibile ma esso è un’abilità certamente da acquisire e indispensabile in un combattimento convenzionale da effettuare nel freddo della pianura ucraina.

La migliore difesa è un buon attacco?

E’ una domanda che alcuni analisti ritengono ben motivata e pertanto da sostenere.

Il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato apertamente la sua intenzione per l'Ucraina di riprendere il pieno controllo del suo territorio all'interno dei suoi confini riconosciuti da tempo a livello internazionale (compresa la Russia), che include anche la riconquista della Crimea.

Valutazione dei compromessi

Sotto un profilo tattico le forze armate ucraine godono di una grande posizione di vantaggio se valutate dall’inizio del conflitto, a febbraio.

Infatti sono perfettamente rifornite dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea ed il loro morale e spirito combattivo sono al massimo dell’ardimento.

Questi fattori potrebbero indurre il governo ucraino a rafforzare le posizioni già raggiunte e dall’altro indirizzare la traiettoria di lotta superando il proprio orizzonte ben oltre Kherson per dirigersi poi verso la Crimea.

A favorire la Crimea è la sua cultura mentale ucraina di tipo difensivo che esiterebbe in un’attività bellica di grande significato patriottico e strategico perché non solo proietterebbe la propria forza militare in un territorio già conquistato - anche qui in una guerra non provocata – da Mosca nel 2014 ma da qui potrebbe esercitare una forte influenza marittima anche nell’area del Mar Nero.

Le opzioni asimmetriche.

Non sono in alcun modo da sottovalutare.

Le forze armate di Kiev potrebbero esercitare una costante azione di logoramento su tutta la lunga linea di contatto tra Russia e Ucraina, con gravi perdite di uomini e mezzi sia motorizzati che logistici russi nei luoghi più disparati sfruttando le centinaia di chilometri di adiacenza geografica.

Secondo questo logo, si eviterebbero le superiori perdite in militari e rifornimenti che i combattimenti su larga scala comporterebbero.

Attacchi inaspettati e squilibrati nei mezzi impiegati da parte degli ucraini potrebbero fermare o quasi la capacità della Russia di sfruttare una pausa nelle operazioni ottenendo una più proficua disposizione delle proprie forze in vista delle prossime offensive primaverili.

Andare sulla difensiva.

Questo sarebbe un approccio più conservativo: per tutto l’inverno l’Ucraina rafforzerebbe i territori recentemente acquisiti anche se questa strategia favorirebbe anche la Russia che in questo modo avrebbe tempo e spazio per addestrare le nuove truppe mobilitate.

Mentre le operazioni offensive sono più impegnative in condizioni invernali, la Russia molto probabilmente continuerebbe a condurre attacchi missilistici sulle infrastrutture ucraine.

Il tutto è solo una probabilità…?

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Europa

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Russia Ucraina guerra invern