Il Cremlino non cadrà facilmente

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  Redazione
  03 aprile 2023
  7 minuti, 45 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

È trascorso oltre un anno dall’inizio della guerra russo-ucraina con alterne fortune per entrambi i contendenti. Di certo, per la gente sembra solo che il Cremlino mai potrà cadere senza combattere strenuamente.

Attualmente, per il leader russo, Vladimir Putin, il bilancio generale del conflitto è definito da risultati decisamente differenti da quelli che egli avrebbe voluto perseguire. Egli anelava all’asservimento della Finlandia alla Russia– una sorta di finlandizzazione della NATO – e invece sta ottenendo l’ingresso della stessa nella NATO insieme alla Svezia.

In conclusione, la brutale aggressione dell’Ucraina è risultata oggi in uno smisurato errore strategico, lasciando attualmente la Federazione Russa di gran lunga più debole militarmente, economicamente e geopoliticamente.

Il fallimento militare russo

Sul campo di battaglia i successi raggiunti dalle forze ucraine sono iniziati già nei primi giorni dell’invasione russa. E sono proseguiti sino a raggiungere l’immobilità tattica sulla linea del fronte attuale, residente nel solo Donbass. La disastrosa invasione di Putin ha sottolineato i pericoli di respingere la minaccia proveniente dalla Russia, ma ha anche accelerato il declino di questo paese. Ad oltre un anno dall’inizio delle ostilità, le più dettagliate analisi prospettiche a lungo termine sulla Federazione Russa sono ancora più pessimistiche.

Dati questi fattori, ci sarà la forte tentazione di alcuni, ancora tutta teorica da definire nei tratti più sostanziali, di declassare la Russia come una minaccia. Ma sarebbe de facto un errore, e non solo perché la guerra è ancora lungi dall’essere vinta da qualsivoglia dei due contendenti. In altre parole, il potere e l'influenza russi possono sì essere diminuiti, ma con ciò non significa che la Russia diventerà automaticamente e drammaticamente meno minacciosa.

Invece, paradossalmente, alcuni aspetti della minaccia rischiano di peggiorare. Per l'Occidente, riconoscere questa realtà significa rinunciare in primis all’idea di una Russia castigata a breve termine.

Lo sforzo dovrebbe iniziare col sostegno del governo ucraino: gli Stati Uniti e i loro alleati devono fornire un sostegno proporzionato e costante a Kiev per garantire che la Russia in tempi più lunghi subisca una sconfitta sul piano militare. O quanto meno sia costretto ad addivenire alla definizione di un accordo sul piano negoziale.

Ma qualora Putin rimediasse una sonora disfatta, il problema politico e quello relativo alla sicurezza della Russia non sarà comunque risolto. Anzi, secondo alcune eccezioni, potrebbe crescere in criticità e intensità.

Le conseguenze economiche per la Russia

La guerra in Ucraina ha danneggiato profondamente l'influenza economica globale della Russia. Il PIL della Federazione Russa è diminuito nel corso del 2022, secondo il Fondo monetario internazionale. E questo potrebbe essere solo l'inizio, poiché il peso delle misure occidentali deve ancora farsi sentire pienamente per l’intero 2023 e oltre.

Gli assidui controlli esercitati dall’ Occidente sulle esportazioni russe stanno limitando l'accesso e l’acquisto di elevate tecnologie e dispositivi chiave su base digitale, occorrenti per la produzione dei prodotti tecnologicamente più avanzati, anche in campo militare.

Già oggi, emergono macroscopici segni di difficoltà nella produzione automobilistica e in altri importanti settori commerciali.

Sul piano energetico

Lo status della Russia come grande potenza energetica è giunto su un terreno d’instabilità dei mercati in quanto, in una prospettiva a lungo termine, l'influenza politica che il Cremlino esercitava tramite le strategiche esportazioni di energia, diminuirà sensibilmente.

Le sanzioni occidentali, entrate in vigore alla fine del 2022, bloccheranno l'emissione di titoli assicurativi commerciali legati alle spedizioni e consegne di petrolio delle petroliere russe, aumentando così i rischi e i costi delle transazioni petrolifere russe.

Il G-7, nel frattempo, sta imponendo un limite di prezzo alla vendita del petrolio russo. Nel corso del tempo, il cappio delle restrizioni potrebbe stringersi ulteriormente, costringendo la Russia a offrire maggiori sconti, ottenendo minori incassi per l'acquisto del suo petrolio.

Già oggi, sussistono crescenti segnali di calo delle esportazioni russe e, quindi, di riduzione delle entrate nel bilancio dello Stato, costringendo il governo russo a tagliare il suo budget in molti dipartimenti dell’economia statale.

L'Europa ridurrà ulteriormente le sue importazioni di energia russa, dando a Mosca meno spazio per negoziare con altri consumatori, come Cina e India.

Ultimamente la Russia sta lamentando l’espatrio di alcuni dei suoi migliori talenti professionali, tra cui programmatori, ingegneri e specialisti di tecnologia informatica, che ridurranno la sua competitività futura.

Anche se questi fattori avranno un impatto significativo, l'intera portata dell'incombente contrazione economica e il suo impatto sulla Russia non sono del tutto chiari.

Gli effetti delle restrizioni

Le conseguenze delle sanzioni e dei controlli sulle esportazioni dipenderanno in gran parte dal successo dell'Occidente ottenuto nel farle rispettare e dalla buona riuscita dell'Europa nel ridurre ancora maggiormente la sua dipendenza dall'energia russa. Il Cremlino, da parte sua, lavorerà duramente per aggirare le restrizioni e trovare soluzioni alternative per attenuare i notevoli danni a loro carico.

Mosca potrebbe ricorrere al commercio illegale di merci attraverso reti che transitano per paesi amici, come gli stati dell'Unione economica eurasiatica, e a lavorare con paesi come la Cina per sviluppare congiuntamente almeno alcune delle tecnologie mancanti.

Tuttavia, sarà difficile per la Russia accedere al grande volume di forniture industriali necessarie per rifornire i settori chiave della sua economia, come la produzione automobilistica, ma potrebbe essere in grado di garantire le tecnologie specifiche necessarie per sostenere determinati programmi di armamenti.

Dove va l’economia russa?

Piuttosto che affrontare un collasso totale, l'economia russa è probabilmente diretta verso un regime in gran parte autarchico legato obbligatoriamente ad un disaccoppiamento dall'economia globale.

Man mano che le condizioni si deteriorano, il Cremlino diventerà più disperato, ricorrendo a mezzi oscuri o illeciti per tirare avanti e violando le regole che governano il commercio globale in cui non ha più un interesse primario.

Più il Cremlino diventa emarginato e minacciato, meno prevedibile e moderato sarà il suo comportamento.

Vale la pena considerare che prima della guerra, la Russia era già una grande potenza militare ma con scarse basi economiche per poter esercitare una sua influenza a livello globale.

Eppure, la sua capacità di contestare gli interessi degli Stati Uniti è stata spesso maggiore di quanto qualsiasi indicatore economico grezzo potrebbe suggerire.

I danni alle forze armate russe

L'esercito russo è stato gravemente danneggiato in Ucraina. In questa guerra ha consumato milioni di proiettili di artiglieria e speso un'enorme quantità di equipaggiamento, dai pezzi d’artiglieria ai motori dei camion da trasporto e dei carri armati.

Più di 80.000 soldati russi sono stati uccisi o feriti nei combattimenti. Il personale mobilitato dai territori ucraini controllati dalla Russia a Donetsk e Luhansk e i combattenti mercenari della Wagner costituiscono una percentuale significativa delle perdite più recenti, ma molte delle migliori truppe russe sono state perse all'inizio delle ostilità per incapacità ed errata pianificazione delle operazioni militari.

Carenza di personale

Mentre affronta la carenza di personale, l'esercito russo deve sempre più portare vecchie attrezzature fuori dai magazzini di stoccaggio per riuscire ad equipaggiare le nuove unità di volontari e di coscritti.

La mobilitazione può estendere la capacità della Russia di sostenere la guerra, introducendo un certo grado di incertezza a medio e lungo termine, ma, a prenderne le misure reali, è improbabile che da sola risolva i problemi strutturali che finora hanno afflitto le proprie scadenti prestazioni militari.

L’abilità di Mosca

La guerra in atto ha lasciato intatte molte delle capacità russe che preoccupano maggiormente gli Stati Uniti e la NATO. La Russia rimane leader nelle difese aeree integrate, nella guerra elettronica, nelle armi anti satellite, nei sottomarini e in altri sistemi tecnologici avanzati.

Sebbene all'inizio sembrasse che la Russia non avesse utilizzato operazioni informatiche durante il suo attacco all'Ucraina, secondo un'analisi di Microsoft, la Russia ha in realtà condotto quasi 40 attacchi informatici distruttivi contro l'Ucraina nei primi tre mesi dell'invasione, tra cui una devastante campagna informatica in tutta Europa che ha bloccato l'accesso ucraino ai satelliti commerciali.

L’arsenale nucleare

In ultimo, la Russia dispone ancora di un cospicuo arsenale nucleare – secondo alcune stime, sarebbero 4.477 testate – che costituisce de facto un fattore significativo capace di influenzare non poco il processo decisionale di Washington e della NATO.

Anche se l'esercito russo ha investito più pesantemente in armi convenzionali, ha mantenuto un arsenale nucleare tattico credibile e ha versato miliardi di rubli nella modernizzazione delle sue forze nucleari strategiche.

Nonostante le perdite convenzionali della Russia in Ucraina, il suo arsenale nucleare è una compensazione logica alla sua vulnerabilità sul piano convenzionale e rappresenta una minaccia effettiva.

I politici occidentali, quindi, non dovrebbero presumere che la Russia non sia più in grado di mettere in pericolo la sicurezza europea, né dovrebbero immaginare che la Russia non possa recuperare le sue capacità militari perdute. Sarebbe un errore da principianti.

La Russia ed il popolo russo mantengono un considerevole potere latente, resilienza indomita e un potenziale di mobilitazione ben noto per la sua numerosa popolazione.

C'è una ragione per cui la Russia occupa un ruolo così prominente nelle guerre degli ultimi secoli: il paese spesso usa, abusa ma poi alla fine ripristina un consistente potere militare.

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