L'ultimo saluto a Navalny

  Articoli (Articles)
  Angela Sartori
  08 marzo 2024
  5 minuti, 43 secondi

Il primo marzo si sono tenuti i funerali di Alexei Navalny, uno dei maggiori oppositori politici del presidente russo Vladimir Putin. Navalny è morto il 16 febbraio nella colonia penale IK-3 a Kharp, nel circolo polare artico. La cerimonia si è svolta con il rito ortodosso nella chiesa dell’Icona della Madre di Dio, nel quartiere di Maryino, a Mosca, dove viveva l’attivista e successivamente è continuata nel cimitero di Borosovskoye.

Le complicazioni

Non è stato facile organizzare l’evento: la data prevista sarebbe dovuta essere il 29 febbraio. I collaboratori di Navalny avevano intenzione di affiancare alla funzione religiosa anche una cerimonia civile, facilitando la partecipazione di un numero più elevato di persone alla commemorazione. Tuttavia, il Cremlino ha costretto la famiglia ad optare per una cerimonia più intima per evitare l’assembramento di un vasto pubblico: i collaboratori di Navalny hanno fatto sapere che è stato impossibile trovare una sala libera per una cerimonia commemorativa il 29 febbraio e hanno trovato anche difficoltà a trovare un carro funebre. Inoltre, il team di Navalny è convinto che la data delle esequie sia stata spostata dal 29 febbraio al 1° marzo per evitare che i funerali dell’oppositore politico potessero distogliere l’attenzione dal discorso di Putin al parlamento russo programmato, appunto, per il 29 febbraio.

Prima della cerimonia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante una teleconferenza con i giornalisti, aveva dichiarato che qualsiasi raduno non autorizzato sarebbe stato considerato una violazione della legge.

Lo svolgimento

Il funerale è iniziato alle due del pomeriggio. Hanno partecipato alla cerimonia solo le persone a lui più vicine. Le forze della polizia avevano già iniziato a transennare la zona la sera prima e ad aumentare la propria presenza nel cimitero di Borosovskoye. Inoltre, nell’area erano state collocate molte telecamere. Malgrado gli avvertimenti, già alla mattina, una folla di persone aveva iniziato a riunirsi intorno alla chiesa. All’inizio della funzione, le persone presenti erano più di un migliaio e la maggior parte di esse portava dei fiori. Sulla strada verso il cimitero, la folla ha scandito frasi come “no alla guerra”, “Putin è un assassino” e “la Russia sarà libera”, dando così alla commemorazione un significato politico di dissenso, quasi sfidando il clima repressivo del regime.

All'entrata del cimitero la polizia ha inoltre controllato i documenti delle persone che volevano entrare e hanno lasciato passare gran parte della folla solo a sepoltura avvenuta.

Al funerale hanno partecipato anche alcuni diplomatici stranieri, tra cui l’ambasciatore statunitense, e alcuni politici russi, come Boris Nadezhdin e la giornalista Ekaterina Duntsova, a cui non è stato permesso di candidarsi alle elezioni presidenziali russe di marzo 2024.

L’evento è stato trasmesso in diretta su YouTube dal team di Navalny e ha raggiunto le 250.000 mila visualizzazioni, a dispetto del tentativo del Cremlino di ostacolare la condivisione di foto e video della cerimonia che aveva interferito con la rete internet nei pressi della chiesa e limitato i dati mobili dei cellulari.

Nonostante l’attiva partecipazione della folla a Mosca non ci sono stati arresti di massa, anche se almeno 16 persone sono stata portate via dalla polizia e altre 22 sono state fermate, come ha riportato l'associazione OVD-Info, nata per offrire assistenza alle vittime di repressione politica. Nella capitale russa si sono tenute le esequie, ma sono stati organizzati raduni in onore di Navalny anche in altre grandi città della Russia. OVD-Info ha segnalato che, in totale, ci sono stati più di 100 fermi in 22 città, tra cui 20 nella città di Novosibirsk e 15 a Omsk, in Siberia.

Le reazioni e le accuse al governo

Il governo russo è stato aspramente criticato per la morte dell’oppositore politico. Il Cremlino ha affermato che Navalny sarebbe morto per cause naturali. La famiglia, tuttavia, ha subito accusato il presidente russo di esserne la vera causa. Il 28 febbraio a Strasburgo la moglie dell’oppositore, Yulia Navalnaya, che vive in Europa con i figli per ragioni di sicurezza, ha tenuto un discorso di fronte al parlamento europeo al riguardo, dichiarando che “Putin ha ucciso mio marito” e che “quest’omicidio pubblico ha dimostrato che Putin è capace di tutto e che non si può negoziare con lui”, ma che se vuoi davvero sconfiggere Putin, devi diventare un innovatore”, riportando come il marito, nonostante le ristrettezze imposte dal regime, sia sempre riuscito ad escogitare soluzioni per esporre e destabilizzare il presidente russo. Ha anche aggiunto che “Putin è il leader di una banda criminale” e per questo è necessario “applicare i metodi di lotta alla criminalità organizzata, non alla competizione politica”, concludendo che ci sono “decine di milioni di russi che sono contro Putin” e augurandosi un futuro migliore.

Questa reazione è stata condivisa dalla maggior parte degli stati occidentali che hanno accusato Putin di essere il responsabile della morte di Navalny e riconoscendo il grande lavoro svolto dall’attivista per contrastare la politica russa. L’Unione Europea ha affermato che il regime russo è “l’unico responsabile”, mentre Stati Uniti, Francia, Canada e le Nazioni Unite hanno condannato il trattamento di Putin verso i suoi oppositori. La Germania ne ha esaltato il coraggio per essere tornato in Russia dopo l’avvelenamento e il Regno Unito lo ha elogiato per la lotta a favore della democrazia.

Il 29 febbraio l’Unione Europea ha adottato una risoluzione che condanna Putin per la morte di Navalny e denuncia la repressione politica in Russia, richiedendo un’indagine internazionale indipendente sull’accaduto.

Anche in Russia la morte di Navalny ha riscosso diverse reazioni: Dmitry Muratov, giornalista e premio Nobel, ha sostenuto che si è trattato di omicidio, avvenuto a seguito di una tortura di tre anni. Vladimir Kara-Murza, un altro oppositore politico attualmente in una colonia penale siberiana, ha affermato che l’opposizione russa deve continuare ad andare avanti, anche se l’attuale governo sta facendo di tutto per non perdere il potere.

La morte di Navalny ha segnato una grave perdita nel panorama dell’opposizione politica russa, specialmente in questo momento in cui le forme di dissenso vengono soffocate sempre di più. Tuttavia, è importante sottolineare che un numero così elevato di persone non si riuniva in Russia dalle manifestazioni contro la guerra durante le prime settimane dell'invasione russa dell'Ucraina, dimostrando sia la portata che ha avuto la morte di Navalny sul popolo russo, sia come la sua posizione politica sia condivisa da un così tante persone.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024

Condividi il post

L'Autore

Angela Sartori

Angela Sartori si è laureata in Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) presso l'Università di Bologna. Le tematiche che ha affrontato durante il suo corso di studi si sono concentrate principalmente sui fenomeni migratori e sulle problematiche legate alle minoranze etniche, nonché sulle relazioni lasciate dall'eredità sovietica in particolare in Ucraina, nella Federazione Russa e negli stati del Caucaso meridionale.

Tag

Federazione Russa Navalny Putin opposizione politica libertà di espressione