Il Crescente Rischio di Detenzione e Rimpatrio degli Uiguri rifugiati in Turchia

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  Veronica Grazzi
  04 agosto 2024
  4 minuti, 43 secondi

Negli ultimi anni, la comunità Uiguri in Turchia ha affrontato un rischio crescente di detenzione e rimpatrio forzato verso la Cina, dove subiscono gravi violazioni dei diritti umani. La Turchia, tradizionalmente considerata un rifugio sicuro per gli Uiguri grazie ai legami etnici e culturali, sta intensificando le detenzioni di rifugiati Uiguri sotto la pressione diplomatica e gli accordi economici con la Cina.

Secondo vari rapporti, le autorità turche hanno arrestato diversi membri della comunità Uiguri con l'accusa di attività terroristiche, spesso basandosi su prove discutibili o su segnalazioni provenienti dalla Cina. I detenuti rischiano l'estradizione, che li riporterebbe in un paese dove sono a rischio di torture e detenzioni arbitrarie.

La Diaspora Uiguri

Gli Uiguri sono un gruppo etnico turcofono e musulmano e rappresentano una delle minoranze etniche più popolose e culturalmente distinte in Cina. Hanno una storia migratoria molto antica, si sono insediati nella regione dello Xinjiang già nel IX secolo, quando antiche tribù turche nomadi si spostavano attraverso l'Asia Centrale. Hanno prosperato grazie alla posizione strategica dello Xinjiang lungo la Via della Seta, l’antica rete di rotte commerciali che permetteva lo scambio di beni preziosi come seta, spezie e altri prodotti tra l'Oriente e l'Occidente. Per questo motivo, gli Uiguri hanno potuto costruire una società solida mantenendo una forte identità etnica e religiosa nonostante le successive invasioni cinesi.

Da decenni, questa comunità è tristemente nota per essere vittima di una brutale repressione da parte del governo cinese, che ha implementato una serie di politiche oppressive che includono la sorveglianza di massa, la detenzione arbitraria in campi di rieducazione e restrizioni severe sulla pratica religiosa e sulla lingua. Si stima che oltre un milione di Uiguri siano stati detenuti in questi campi, dove sono sottoposti a indottrinamento politico, lavoro forzato e altre forme di abuso.

A causa di queste persecuzioni, molti Uiguri hanno cercato rifugio all'estero, formando diaspore significative in paesi come la Turchia, il Kazakistan, la Germania e gli Stati Uniti. La Turchia, in particolare, è stata una destinazione privilegiata grazie alle affinità culturali e linguistiche ed a una politica di accoglienza storicamente favorevole.

La Turchia e la mancata protezione degli Uiguri

L'attuale politica di Ankara sembra aver virato verso un approccio più collaborativo con Pechino, mettendo a rischio la sicurezza degli Uiguri residenti nel paese.

 Negli ultimi mesi, le autorità turche hanno effettuato numerose detenzioni di Uiguri residenti nel paese. Questi arresti sono spesso giustificati con accuse di terrorismo e spionaggio, ma molte di queste accuse si basano su prove fornite dalle autorità cinesi, la cui attendibilità è contestabile. Ad esempio, nel febbraio 2024, sei Uiguri sono stati arrestati in Turchia con l'accusa di spionaggio per conto della Cina. Questi arresti hanno suscitato grande preoccupazione tra gli attivisti per i diritti umani, che ritengono che tali azioni siano motivate politicamente piuttosto che basate su reali minacce alla sicurezza.

Inoltre, la Turchia ha incrementato le deportazioni di Uiguri verso paesi terzi, dove è più facile per la Cina ottenere la loro estradizione. Questo metodo indiretto di rimpatrio espone ulteriormente gli Uiguri al rischio di essere riportati in Cina, dove affrontano il rischio concreto di tortura e detenzione arbitraria. Nonostante la pressione internazionale, il governo turco sembra più propenso a rafforzare i legami economici e politici con la Cina, mettendo in secondo piano le necessità umanitarie e i diritti dei rifugiati Uiguri.

Le principali organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch e Amnesty International, hanno espresso preoccupazione per l'aumento delle detenzioni in Turchia e hanno esortato il governo turco a rispettare i propri obblighi internazionali. Queste organizzazioni chiedono alla Turchia di cessare le deportazioni verso la Cina e di garantire la protezione e i diritti fondamentali degli Uiguri sul suo territorio. Anche l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha sottolineato la necessità di fornire una protezione efficace ai rifugiati Uiguri e di prevenire il loro rimpatrio forzato.

Gli Uiguri nello scenario internazionale

Le azioni repressive verso la comunità Uiguri non si limitano solo alla Cina e alla Turchia. In Francia, la comunità Uiguri ha denunciato pressioni e intimidazioni da parte delle autorità cinesi, che cercano di controllare e monitorare i membri della diaspora. Nel Regno Unito, un gruppo Uiguri ha vinto un appello per indagare sul coinvolgimento di aziende britanniche nel lavoro forzato degli Uiguri nello Xinjiang.

A livello internazionale, la Cina continua a respingere le richieste di riforma in materia di diritti umani. Al recente incontro delle Nazioni Unite, Pechino ha respinto le critiche occidentali e ha difeso le proprie politiche nello Xinjiang come necessarie per la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo. Questa posizione rende ancora più urgente la necessità di una forte azione internazionale per proteggere i diritti degli Uiguri monitorando la situazione e garantendo che non siano rimpatriati in un contesto di gravi violazioni dei diritti umani.

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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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Diritti Umani

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Uiguri Cina Turchia repressione Diritti umani Rimpatrio Detenzione