Il discorso di Putin

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  Redazione
  25 settembre 2022
  8 minuti, 52 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale Post

Buona parte del discorso di Putin, mercoledì scorso, fa pensare alla nota frase latina ma di origine medioevale “Excusatio non petita, accusatio manifesta”, ovvero “se non hai niente di cui scusarti, non scusarti”.

Se Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, avesse studiato il latino e in aggiunta un po’ di letteratura classica, specie in materia giuridica, non avrebbe mai pronunciato quel discorso in diretta televisiva, rivolto alla sua nazione a reti unificate.

In realtà erano in ascolto anche i media di tutto il mondo che conta in politica internazionale.

La frase clou da lui pronunciata è stata “Il mio non è un bluff”, ovvero la classica “Excusatio….” di cui sopra che rivela quanta sincerità ci fosse nelle sue parole.

È stato più un proclama dai toni impostati sulla difensiva, con espressione irata del viso e voce monocorde con la quale ha annunciato la mobilitazione parziale di circa 300.000 riservisti e tra le righe ha ipotizzato l’uso dell’arma nucleare.

Il discorso è continuato con una serie di false accuse, tra le quali l'affermazione che la Russia sta “liberando” l’Ucraina orientale dai “nazisti” e che le forze armate ucraine stanno consumando un "genocidio" delle popolazioni nelle regioni del Donbass. Non menziona invece le numerose e documentate accuse di stragi e atrocità commesse gratuitamente dalle truppe russe sulla popolazione ucraina.

La fragilità del discorso

Da un lato Putin poteva pronunciare gli stessi contenuti in termini più logici, corretti e pertanto convincenti dal suo punto di vista, esercitando sicuramente un’efficacia maggiore. Ha negato clamorosamente la realtà di stare a capo di un esercito invasore, colpevole di una brutalità senza limiti esercitata a danno di uno stato sovrano come l’Ucraina. Senza curarsi che la società occidentale è libera ed esercita pienamente la libertà di stampa in totale garanzia.

I riservisti della Russia

Entrando nel merito del discorso, il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha specificato che saranno richiamati solo i riservisti militari, ovvero coloro che hanno prestato servizio nelle forze armate e sono in possesso di specifiche competenze militari e comprovata esperienza.

Prima della destinazione finale ai reparti, ogni richiamato dovrà seguire un corso di aggiornamento relativo sia alla dottrina che all’uso delle armi in dotazione.

Dopo la preoccupazione iniziale, il richiamo alla mobilitazione militare ha suscitato non poco scetticismo in quanto:

  • I 300mila andrebbero ex novo calzati, vestiti di tutto l’abbigliamento ordinario e operativo di campagna, adottabile per le quattro stagioni dell’anno. Non in ultimo andranno pure vaccinati.
  • L’addestramento minimamente prolungato per così tanti militari comporta anch’esso spese ingentissime.
  • I riservisti mobilitati avrebbero l’assicurazione del casermaggio alloggiativo e dei pasti caldi tre volte al giorno, ovviamente maggiorati nell’apporto calorico secondario all’impiego operativo.

Per realizzare questo inderogabile piano operativo, servirà un cospicuo finanziamento, tutto a carico del bilancio dello Stato il quale ha un prodotto interno lordo decisamente inferiore a quello dell’Italia e persino del Brasile.

Un bilancio che già ora risente fortemente delle sanzioni occidentali ed è reso esausto dall’alto numero di vittime (circa 90.000 solo i morti) e mezzi (si valuta di circa 100.00 tra meccanizzati e corazzati), per il notevolissimo munizionamento di ogni tipo convenzionale impiegato finora e per finire dalle inconcludenti operazioni militari che perdurano da oltre sei mesi senza alcun esito positivo.

La minaccia nucleare

Questo è il secondo “bluff” che però dà a Putin uno strumento mediatico inteso a terrorizzare l'Occidente e accentuare le divisioni sulla fornitura di armi, specie in Paesi fragili sul fronte politico interno come l’Italia.

Poche ore dopo il discorso di Putin a Mosca, il presidente USA, Joe Biden, ha denunciato le "palesi minacce nucleari" di Putin contro l'Europa, descrivendole come "spericolate". Gli ambienti della Unione Europea hanno definito le minacce come una “farsa”.

Rivolgendosi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Biden ha aggiunto che l'Occidente in risposta al Cremlino sarà "chiaro, fermo e incrollabile".

Strategia e Tattica

Specie ora dopo l’umiliante e disordinata ritirata dei reparti russi da un’estensione notevole dell’Ucraina occupata, Putin e i suoi generali sanno molto bene che la minaccia nucleare è del tutto inutile per le seguenti motivazioni:

  • Le armi nucleari sono prodotte per non essere utilizzate. Esse costituiscono solo un efficace deterrente affinché nessuno le utilizzi per primo.
  • Il concetto è quello del MAD (Mutual Assured Destruction), la reciproca distruzione assicurata. È la dottrina militare che ha imperato dai tempi della guerra fredda finora, la stessa che ha impedito (appunto) lo scoppio della terza guerra mondiale, la medesima che secondo i calcoli di alcuni analisti produrrebbe circa tre miliardi di morti e altrettanti nei giorni successivi, oltre a rendere invivibile l’intero pianeta per i pochi superstiti.
  • Nel caso specifico del conflitto in Ucraina l’utilizzo dell’arma nucleare da parte dei russi sarebbe controproducente anche per loro. Infatti, il “fungo atomico” solleverebbe milioni di metri cubi di detriti fino ad una quota oscillante fra i 20 ed i 30 mila metri di quota, per poi ricadere lentamente nel tempo verso il vasto territorio circostante spinti dalla direzione dei venti dominanti.
  • Il regime eolico in Ucraina è prevalentemente diretto verso sud-est ovvero investendo in pieno lo stesso territorio russo.
  • In linea con la dottrina MAD, poco dopo il lancio delle testate nucleari russe seguirebbe lo scoppio di analoghe testate in territorio russo, quello attaccante, secondo un criterio proporzionale.
  • Sarebbe esagerato e pertanto impensabile che i generali russi non conoscano queste regole e nozioni, elementari e cruciali, che riguardano l’impiego militare dell’arma atomica.

L’analisi

In conclusione, 'uso dell’arma nucleare è certo oppure è probabile? Ragionando cum grano salis direi proprio di no.

Putin vuole che ci spaventiamo e che qualcuno abbia gli incubi di note.

Ma il nostro compito di esseri innanzi tutto razionali. Dobbiamo evitare di nasconderci la realtà delle cose, così come – per dirla tutta - abbiamo sopportato con la Russia negli ultimi due decenni.

Per ridurre al minimo le possibilità di un uso nucleare – tattico o strategico che sia – è d’uopo presumere che la minaccia sia reale – in caso contrario stiamo solo perdendo tempo come solo le persone inadeguate sanno fare - e che, molto probabilmente, mentre le truppe russe dovranno subire una seconda quanto grave sconfitta con vasto ripiegamento forzato nel sud-est dell'Ucraina nel prossimo semestre, Putin ed il suo Stato maggiore prenderanno in considerazione l'impiego di armi nucleari tattiche.

Oggi egli ha solo scelto di intensificare e aumentare il rischio e nulla di più. L’intelligence occidentale non ha posto in evidenza alcun segno di operatività in questo senso o di un incremento delle telecomunicazioni militari russe. Né ci sono prove, come da qualche parte si è insinuato, circa la salute precaria di Putin e/o che sarà rimosso dal suo incarico di vertice politico.

Ciò che l’Occidente dovrebbe fare è l’attivazione di ogni forza e metodo diplomatico per deviare la Russia da una linea d'azione che sarebbe catastrofica anche per essa oltre che per il mondo.

In breve, dobbiamo massimizzare le possibilità di evitare un uso tattico che ucciderebbe e irradierà centinaia di migliaia di persone rischiando l’escalation dagli effetti ben maggiori.

Allora come potrebbe essere questa pianificazione?

Bisognerebbe attivare tutte quelle opportunità capaci di influenzare le azioni russe. È necessario rassicurare le popolazioni europee sul fatto che questa minaccia viene presa sul serio e che si sta lavorando per ridurre al minimo il rischio.

Dovrebbe comprendere il lavoro in gran parte oscuro compiuto dalla diplomazia con la Cina e l'India per spingere la Russia a mantenere il suo conflitto ad un livello convenzionale.

In effetti, la Cina, il gigante silenzioso, potrebbe rivelarsi un attore fondamentale nel trattenere Putin dai suoi peggiori istinti.

Potrebbero essere coinvolti anche i partner militari ed energetici della Russia stessa.

Ciò che è certo è che per plasmare Putin quanto basta è necessaria una risposta potenzialmente globale nei prossimi mesi.

A mio avviso, se continuiamo a riempirci le bocche asserendo che “è un bluff", dimostriamo solo la nostra impreparazione. Nel senso che seguiteremo a rincorrere gli eventi, come ha fatto l’Europa e la NATO da quando Putin ha dichiarato la Nuova Guerra Fredda nel 2007, anno nel quale le classi politiche occidentali hanno trattato colpevolmente con indifferenza l'invasione, anche qui brutale, della Georgia nel 2008 e l'invasione dell'Ucraina nel 2014.

Evitare la facile saggezza

Anche la facile quanto diffusa saggezza convenzionale ha poco a che fare quando si ha a che fare con la Russia, la quale ha modi in buona parte suoi sia di pensare che di agire.

Nessuno stato dovrebbe illudersi di essere parte decisiva di questa sciagurato conflitto in Ucraina, al quale il Cremlino si sta preparando da lunga data.

Il presidente Putin e le sue più strette élites, politica e di sicurezza (i residui ancora validi e attivi dell’ex KGB), vedono gli stati occidentali come osservatori troppo vicini ai propri interessi strategici.

Nella visione del mondo di Putin, gli Stati Uniti e la Nato hanno demolito l'URSS e stanno progettando lo stesso per la “Santa Madre Russia”. Può darsi che Putin non possa o peggio non vuole vedere che almeno in parte è proprio lui che sta distruggendo il suo Paese.

Conclusione

Al momento attuale, dopo l’umiliante sconfitta nel Donbass e nella zona di Karkiv. Il presidente Putin deve prendere atto di tale esito così bruciante.

La sua reazione di mobilitare 300.000 riservisti, la minaccia dell'uso di armi nucleari e la prospettiva annunciata di annettere parte del territorio ucraino nascono dalla rabbia e frustrazione interna secondarie al recente collasso delle proprie forze armate nonostante il grande sforzo bellico profuso.

Sono anche intesi per forzare l'Occidente quanto meno a ridurre le forniture all'Ucraina. Proprio il legame tra l'Occidente e l'Ucraina, in tutti i settori strategici come quello finanziario, politico e militare, è anche il punto debole dell'Ucraina.

In termini geopolitici esso rappresenta il suo "centro di gravità". Se Putin riesce a rompere quel legame, può comunque vincere la partita.

Da qui almeno in parte emerge la minaccia nucleare.

L’Occidente non può più permettersi di ignorare il sentimento più profondo dei russi, come si è colpevolmente fatto dal 2007.

Non possiamo più permetterci di mitigare l'azione russa solo con le “buone maniere”.

Sono tutti importanti “se”: se l’Occidente avesse armato l'Ucraina, se la Germania Federale si fosse affrancata da tempo alle prime avvisaglie del gas russo, difficilmente sarebbe iniziata questa guerra.

In ogni caso, gli ucraini hanno il diritto di difendere il loro stato.

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