Nel 2011, a seguito del disastro nucleare di Fukushima, il Giappone ha preso una decisione storica: chiudere tutte le sue centrali nucleari. L’incidente causato dal devastante tsunami che colpì le coste orientali del paese ha messo in discussione la sicurezza dell’energia nucleare, spingendo il governo giapponese a ripensare la propria politica energetica. Oggi, tuttavia, quella scelta è oggetto di dibattito, con l’ipotesi di un ritorno al nucleare che sta guadagnando terreno, in particolare dopo la guerra in Ucraina e le sfide energetiche globali.
Prima del disastro di Fukushima, l’energia nucleare contribuiva per circa il 30% alla produzione elettrica del Giappone. Tuttavia, l’incidente ha portato alla chiusura di tutte le centrali nucleari, spingendo il Paese a rivedere le proprie strategie energetiche. Il governo ha introdotto politiche per promuovere l’efficienza energetica e ha incentivato l’uso di energie rinnovabili, riducendo progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili.
Nel 2023 il Ministro dell’Industria, Yoji Muto, ha enfatizzato la necessità di diversificare le fonti energetiche per rafforzare la sicurezza energetica del paese, evitando la dipendenza eccessiva da una sola fonte. In questo contesto, il governo giapponese ha quindi stabilito obiettivi ambiziosi per la decarbonizzazione entro il 2050, puntando sulla “Green Transformation (GX)”. Questo piano prevede un investimento di 150 trillioni di yen per sviluppare tecnologie a energia pulita, con l’intento di ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili. Gli obiettivi prevedono una riduzione delle emissioni di CO2 del 60% entro il 2035 e del 73% entro il 2040, insieme allo sviluppo di nuove tecnologie energetiche come batterie solari di nuova generazione e pannelli solari portatili, per integrare le fonti rinnovabili nel mix energetico. In aggiunta, l’energia nucleare sta facendo un grande ritorno, con l’obiettivo di coprire il 20% del mix energetico futuro.
Questa strategia segna una netta inversione rispetto alla politica adottata dopo l’incidente di Fukushima, quando il Giappone aveva deciso di ridurre progressivamente l’uso dell’energia nucleare. Oggi, la riattivazione dei reattori e la costruzione di nuovi impianti nucleari sono considerati essenziali per soddisfare la crescente domanda di energia soprattutto nell’era dell’intelligenza artificiale. L’energia nucleare è ora vista come una parte fondamentale della soluzione per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione del paese, rappresentando una fonte affidabile e stabile di energia. La ripresa dell’energia nucleare, infatti, non solo consente di diversificare le fonti energetiche, ma diventa cruciale per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e per raggiungere gli obiettivi climatici di lungo termine.
Tuttavia, questa strategia non è esente da critiche. Le organizzazioni ambientaliste, insieme a alcuni membri della coalizione del governo chiedono obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi, sottolineando che quelli attuali potrebbero non essere sufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C. Inoltre, la ripresa dell’energia nucleare solleva preoccupazioni legate alla sicurezza, soprattutto considerando il rischio sismico in Giappone e l’opposizione da parte di alcune comunità locali. Le preoccupazioni riguardano non solo la sicurezza delle centrali nucleari esistenti, ma anche la necessità di garantire elevati standard di sicurezza per i nuovi reattori.
Un altro problema significativo è la formazione della forza Lavoro nucleare, che si è ridotta di circa un quinto rispetto al 2010. Si stima che tra il 33% e il 58% degli operatori nelle centrali nucleari giapponesi non abbia esperienza pregressa. Questa carenza di personale qualificato rappresenta una sfida importante per garantire il funzionamento sicuro e efficace delle centrali. Senza adeguata formazione, la sicurezza degli impianti potrebbe risultare compromessa, minando la fiducia pubblica nel ritorno al nucleare.
A livello globale il ritorno del Giappone all’energia nucleare avrà ripercussioni sui mercati energetici globali. La domanda di uranio potrebbe aumentare, influenzando i prezzi a livello internazionale. Tuttavia, la strategia giapponese potrebbe servire da modello per altri paesi che stanno valutando l’utilizzo del nucleare per favorire la decarbonizzazione.
In conclusione, il Giappone sta intraprendendo un percorso complesso che combina il ritorno all’energia nucleare con una spinta verso le rinnovabili, nel tentativo di soddisfare le esigenze energetiche interne e raggiungere gli obiettivi climatici globali. Tuttavia, il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità del paese di affrontare le sfide legate alla sicurezza, all’accettazione pubblica e alla realizzazione di infrastrutture adeguate. In un mondo sempre più interconnesso e con l'emergere di nuove tecnologie, sarà fondamentale monitorare gli sviluppi futuri e le politiche energetiche adottate, per capire se il Giappone riuscirà a conciliare le sue ambizioni energetiche con la sostenibilità ambientale.
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L'Autore
Adele Mutti
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Giappone energia nucleare energia pulita