Il Greenwashing e il rating delle grandi aziende

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  Filippo del Monte Alia
  02 giugno 2023
  5 minuti, 28 secondi

Il Greenwashing in breve

Si definisce greenwashing una “strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni ed enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo”. Si tratta di un concetto che si applica a una grande varietà di pratiche, da logo e slogan a manovre finanziarie, che però hanno tutti in comune la pretesa di ingannare il consumatore sembrando ecosostenibili. Il concetto venne elaborato per la prima volta negli anni ’80, anche se secondo alcune tesi questa pratica era già presente negli anni ’50, per esempio nelle campagne delle multinazionali del tabacco che cercavano di confutare la tesi secondo la quale il fumo fosse cancerogeno. È tuttavia solo negli anni ’80, con la diffusione del concetto di riscaldamento globale e degli studi di crescita sostenibile, che questa pratica diviene popolare tra le aziende, soprattutto quelle del settore energetico.

La BP, una menzione tutt’altro che onorevole

Un’azienda che ha fatto, per così dire, scuola in questo campo è la BP. La compagnia, infatti, ha acquisito una brutta fama per aver cercato in tutti i modi di apparire green agli occhi del mondo. Nel 2002 l’allora CEO della BP, Lord John Browne, iniziò la campagna di rebranding dell’azienda, che da British Petroleum passò a chiamarsi Beyond Petroleum e cambiò il proprio logo, che assunse la forma di un sole colorato di giallo e verde, per indicare la propria svolta ecosostenibile. Questa svolta, però, non rispecchia la realtà dei fatti. Una faccia della medaglia, infatti, racconta la storia di una compagnia all’avanguardia negli investimenti in fonti di energia rinnovabili, grazie a campagne pubblicitarie milionarie che si intensificano ogni volta che vengono proposte nuove tasse sugli ingenti proventi derivanti dall’estrazione di idrocarburi. L’altra faccia della medaglia, invece, ci mostra come in realtà la BP pianifica di investire tra i 14 e i 18 miliardi di dollari in combustibili fossili, settore grazie al quale ha registrato negli ultimi mesi guadagni da record grazie alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina. Sempre la BP, inoltre, è responsabile di quello che il National Geographic ha definito “uno dei maggiori disastri ambientali della storia del mondo”. Si tratta dell’esplosione della piattaforma petrolifera BP Deepwater Horizon, avvenuta nel 2010 al largo delle coste della Lousiana, che costò la vita a 11 operai e portò al rilascio di 500 milioni di litri di petrolio nel golfo del Messico.

Il problema del rating

Ad oggi, tutte le compagnie, soprattutto quelle energetiche, hanno sviluppato un proprio piano green, grazie al quale affermano di poter ridurre il proprio impatto sul pianeta. Queste iniziative vengono valutate da alcune società di rating, esattamente come accade con le azioni o le obbligazioni finanziarie. È questo il caso della Transition Pathway Initiative, agenzia che nel novembre del 2021 pubblicò uno studio che “promuoveva” diverse aziende, tra cui anche l’Eni, a compagnie che avrebbero rispettato gli obbiettivi stabiliti dagli accordi di Parigi di mantenere il riscaldamento globale a 1 grado e mezzo. La valutazione di TPI era però così positiva da risultare sospetta. Lo studio è stato in seguito analizzato dall’agenzia Reclaim Finance, che è giunta alla conclusione che i criteri adottati nella realizzazione dello studio non permettessero una valutazione corretta dei progetti delle industrie prese in esame. Reclaim Finance ha infatti evidenziato che lo studio di TPI si basava sulle previsioni effettuate dalle aziende stesse, che pertanto potevano anche stilare progetti grandiosi, ma irrealistici, senza che TPI obiettasse oppure li analizzasse con dati alla mano. Il report continua sottolineando come TPI, inoltre, tenesse in considerazione soltanto il periodo a lungo termine, vale a dire entro il 2050, per valutare i tagli delle emissioni. Questo significa che anche se le industrie continuano a mantenere lo stesso tasso di emissioni nei prossimi anni, il rating di TPI non scenderà perché queste compagnie saranno allineate con gli standard di Parigi nel 2050. Nel frattempo, però, esse continueranno a causare l’innalzamento delle temperature, vanificando in tal modo gli obiettivi di allineamento per il 2050.

Anche il mondo della finanza sostenibile è affetto dal problema del greenwashing. Negli anni ‘80, infatti, si è sviluppato un tipo di investimenti definiti ESG, vale a dire Environment Society and Governance, che hanno lo scopo di finanziare e quindi migliorare uno di questi tre settori, oltre a quello di portare un guadagno materiale agli investitori. Si tratta quindi di utilizzare gli strumenti del sistema economico attuale, che ci sta portando al collasso ambientale, per evitare il collasso stesso. La fortissima crescita conosciuta dal settore negli ultimi anni - ad oggi vale trilioni di dollari secondo alcune stime - ha attratto un crescente numero di attori che mascherano i propri investimenti come sostenibili, quando in realtà vanno a finanziare progetti tutt’altro che green.

Anche nel campo degli investimenti ESG, inoltre, sorge il problema dell’affidabilità delle agenzie di rating che si occupano di questo settore. La più importante di queste è Morgan Stanley Capital International, i cui rating hanno ripercussioni importantissime sul mercato multimiliardario degli ESG. Come evidenziato dal settimanale Bloomberg Businessweek, tuttavia, i rating di MSCI tendono a valutare un’azienda non tanto per il suo impatto ambientale positivo o negativo e basta, ma per come il suo impatto ambientale influenzi in maniera positiva o negativa le performance di tale compagnia. È questo il caso del rating di McDonalds, che seppur emettendo più emissioni del Portogallo in un singolo anno attraverso la sua catena di forniture, ha visto il proprio rating alzarsi, dopo che MSCI aveva deciso di tenere le emissioni di gas serra dell’azienda fuori dall’equazione, in quanto il cambiamento climatico non poneva rischi, né offriva vantaggi alla compagnia in termini di bilancio. Di 155 aziende promosse da MSCI, solo in un caso la riduzione delle emissioni è stata citata come un fattore determinante e metà di queste sono state promosse non per aver cambiato il proprio approccio, ma perché MSCI ha cambiato i propri criteri di valutazione. MSCI non è l’unica ad applicare azienda queste metodologie controverse ai propri rating ma solo la più grande; il problema, pertanto, esiste a livello strutturale e regolativo.

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Fonti utilizzate nell’articolo

https://www.pexels.com/it-it/f... 

https://www.treccani.it/vocabolario/greenwashing_%28Neologismi%29/

https://www.esganalytics.io/insights/social-green-blue-pink-washing

https://www.theguardian.com/business/2022/aug/06/bp-social-media-influence-ads-labour-windfall-tax

https://www.transportenvironment.org/discover/oil-major-slapped-€5m-fine-greenwashing-palm-oil-diesel/

https://www.bloomberg.com/graphics/2021-what-is-esg-investing-msci-ratings-focus-on-corporate-bottom-line/?cmpid=BBD121021_GREENDAILY&utm_medium=email&utm_source=newsletter&utm_term=211210&utm_campaign=greendaily

https://reclaimfinance.org/site/en/2021/12/06/the-tpi-benchmark-misleading-approach-dangerous-conclusion/

https://www.forbes.com/sites/scottcarpenter/2020/08/04/bps-new-renewables-push-redolent-of-abandoned-beyond-petroleum-rebrand/?sh=7b9629b51ceb

https://www.bloomberg.com/news/articles/2023-02-08/bp-to-stick-to-investment-plan-regardless-of-oil-price-ceo-says

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/04/deepwater-horizon-dieci-anni-dopo-le-tragiche-conseguenze-dellesplosione-della-petroliera

https://www.adecesg.com/resources/faq/what-is-esg-investing/

https://www.forbes.com/advisor/investing/greenwashing-esg/

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