Cos’è il PLA
Il PLA, o acido polilattico, è un poliestere termoplastico ottenuto a partire da zuccheri naturali, quali amido di mais o canna da zucchero; potrebbe sembrare una “nuova invenzione”, ma si tratta al contrario della seconda bioplastica commercializzata e venduta su larga scala. Una delle caratteristiche principali del PLA è quella di essere al 100% biodegradabile e compostabile; questo significa che, in determinate condizioni di temperatura ed umidità, può scomparire nel giro di pochissimo tempo. Se, invece, il materiale non si trova nelle condizioni ottimali per degradarsi autonomamente, presenta comunque una vita media compresa tra gli 1 e i 4 anni - una bella differenza rispetto ai circa 300 anni necessari ad una plastica tradizionale per scomparire nell’ambiente.
Condizioni di biodegradazione
Il fatto che il PLA sia biodegradabile non significa che si possa gettare per terra, o seppellirlo in giardino, e aspettarsi che questo scompaia autonomamente; infatti, le condizioni di biodegradazione sono ben precise.
Affinché il PLA si decomponga rapidamente e in modo efficace, una volta concluso il suo utilizzo, è necessaria una temperatura superiore 60 gradi, con un'umidità maggiore del 20% - in condizioni ottimali, come per esempio 65 gradi di temperatura dell’ambiente e un'umidità del 95%, il tempo di biodegradazione può essere di soli 50 giorni.
Caratteristiche del PLA
A prima vista, il PLA potrebbe sembrare plastica a tutti gli effetti: il colore (trasparente) e la rigidità rendono questo materiale decisamente simile a PET e poliestere. È resistente agli oli, grassi ed agenti chimici, contiene efficacemente profumi e l’ossigeno e può essere impiegato in molti degli ambiti nei quali si impiega normalmente la plastica, comprese per esempio le confezioni alimentari.
Come spiegato da Mariagiovanna Vetere di NatureWorks, da un punto di vista applicativo si tratta di un materiale estremamente rigido, con una elevatissima trasparenza e la capacità di fondere a temperature relativamente basse. Aggiunge poi che il fatto che sia un materiale idoneo al contatto con gli alimenti gli ha permesso di diventare un valido sostituto di molti materiali plastici tradizionali comunemente usati nell’imballaggio rigido e flessibile. I vantaggi che non si vedono e che bisogna spiegare al consumatore sono l’origine naturale (dai vegetali) ed il conseguente basso impatto ambientale per la sua produzione, ma anche la possibilità di smaltirlo dopo l’ utilizzo, anche come un rifiuto organico, tramite il compostaggio. Da un punto di vista di utilizzo il più grande vantaggio è che il PLA si comporta in tutto e per tutto come un polimero tradizionale, garantendo tenuta ai liquidi, capacità di contenimento, peso ridotto (talvolta anche migliore di alcune plastiche tradizionali grazie al downgauging, la riduzione dello spessore) e versatilità di utilizzo.
Impieghi e prospettive
Attualmente, il 70% di acido polilattico viene impiegato negli imballaggi di pane, latte, succhi, acqua, profumi, detergenti, grassi e oli; questo materiale, però, è risultato non essere idoneo a contenere liquidi caldi, data la bassa temperatura di rammollimento. Essendo il PLA un materiale versatile, è stato spesso utilizzato nella produzione di prodotti tessili, imballaggi, materiale chirurgico e contenitori. Nel caso dell’industria tessile, la plastica PLA viene utilizzata per la produzione di tappezzeria, tappeti e tende da sole. Viene utilizzato da oltre 25 anni nella produzione di materiale medico e chirurgico - con questo tipo di plastica si producono reti, viti o aste per interventi chirurgici su ossa o tessuti.
Negli altri settori, l’utilizzo di PLA è in via di sperimentazione: questo tipo di bioplastica presenta costi ancora troppo elevati per essere utilizzata nel settore agricolo, per esempio, o prestazioni non ancora ottimali per il settore edile.
Per quanto riguarda il settore delle auto, Toyota ha creato miscele di PLA con fibre per i rivestimenti interni e per le guarnizioni, mentre per le parti esterne delle auto non vi sono ancora “buone notizie”.
Nel mondo dell’informatica, invece, le applicazioni e prospettive dell’acido polilattico sono più avanzate - Fujitsu già produce stampaggio ad iniezione tasti delle tastiere e case di computer, mentre Sony ha iniziato a produrre case di apparecchiature elettriche con l’85% di PLA.
La più recente innovazione, prodotta da un’azienda giapponese, è il primo contact disc interamente in PLA; il singolo elemento necessita di 85 grani di mais, quindi, teoricamente, con una pannocchia potrebbero essere prodotti ben 10 cd.
Una nuova plastica?
Sicuramente ci si può chiedere a questo punto è se il PLA potrà un giorno sostituire completamente la plastica nel mondo, in una prospettiva di economia circolare in cui ogni cosa è in grado di tornare alla terra senza inquinare. Secondo Mariagiovanna Vetere, da un punto di vista qualitativo, per quanto versatile, un film in PLA non può sostituire tutte le altre plastiche oggi usate negli imballaggi leggeri (assumendo che imballaggi leggeri significa imballaggi flessibili). Ogni plastica ha le sue caratteristiche e il PLA non è un'eccezione. Un film in PLA ha i suoi pregi ma ha anche dei limiti. Oggi, infatti, la soluzione più usata per il confezionamento di molti prodotti alimentari e non, consiste nella combinazione di un film in PLA ad altri film compostabili; per il momento, però, si parla di conservazione limitata, ma la strada è stata aperta anche per soluzioni più evolute. È necessario continuare ad investire per ampliare le performance dei materiali compostabili, incluso il PLA, e soddisfare le necessità di conservazione di un numero maggiore di prodotti. Da un punto di vista quantitativo, né il PLA, né alcuna altra plastica compostabile saranno in grado di sostituire il consumo di plastica tradizionale nell’imballaggio flessibile nel breve-medio periodo, ma saranno sicuramente necessari ulteriori investimenti in nuovi impianti per riuscire a sfruttare al meglio questo materiale.