Il ragazzo e L'airone, un viaggio alla ricerca della perfezione

Hayao Myiazaki torna al cinema con il suo nuovo lungometraggio

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  Jacopo Cantoni
  19 gennaio 2024
  3 minuti, 22 secondi

Non è comune interrogarsi sulla differenza tra disegno e fotografia. Ormai quattro anni fa, feci la prima lezione al DAMS di Bologna con un professore che già conoscevo per via della sua fama, Claudio Marra, che per spiegare la fotografia disse una cosa.

Chiese ad una classe di studenti di arte, in senso lato, la differenza tra pittura e fotografia. Tante risposte più o meno interessanti e molti tentativi illuminanti ma nessuno arrivò alla risposta, ovvero, l’immaginazione. Il professor Marra disse - ovviamente elaboro le sue parole per rendere più scorrevole l’introduzione a questo articolo - che per poter fotografare qualcosa, questa la si deve avere davanti, non si può semplicemente "immaginare". Un albero dietro ad un muro non può essere fotografato se non abbattendo quel muro.

Tralasciando ora ogni pignolo e inutile commento, quello che mi viene in mente quando penso al grande regista nipponico, Hayao Miyazaki, è che questa definizione, nel suo cinema, si assottiglia talmente tanto da farmi pensare, appunto, che la sua capacità di animazione la trascenda. Miyazaki, fotografa attraverso la sua immaginazione la realtà delle figure che pone sullo schermo.

Quando mi immergo nel buio di una sala cinematografica e i titoli di testa mi portano all’inizio di un film dello Studio Ghibli, è questa la sensazione che sto per provare: stupore e immaginazione allo stato puro.

Annuncia il suo ritiro nel 2013 durante una conferenza stampa rilasciata ad una platea gremita di giornalisti, durante la settantesima mostra del cinema di Venezia, con personalità pronte al discorso conclusivo di una carriera all’insegna di capolavori e battaglie sociali, di caratura con fronzoli e capriole poetiche. A tutto ciò si antepose un Miyazaki all'insegna della semplicità e una secca comunicazione.

Il Ragazzo e L’Airone, approdato nelle sale cinematografiche italiane il primo giorno di questo nuovo anno, smentisce quell’avvenimento. Come molti sapranno il fondatore e maggior esponente del famoso Studio Ghibli nipponico, in realtà, con quel discorso abdicò solo dal lato lungometraggi e non in generale nell’animazione, tanto che, nell’estate successiva alla conferenza, iniziò a scrivere, disegnare e rivoluzionare il suo stile nei cortometraggi.

Da quell'estate infatti decise che il progresso doveva entrare a far parte dello studio e con l’utilizzo della CGI e dello studio Ishii nacque Kemushi no Boro.

Il nuovo film, invece, torna al disegno e allo studio Ghibli dello scorso secolo. Quello de La principessa Mononoke e Porco Rosso, film molto riuscito anche per l’ispirazione ai paesaggi naturali italiani.

Miyazaki vuole riprendere il suo progetto, la sua idea iniziale di mondo, la sua voglia di pace e perfezione. Il nostro protagonista si ritrova lontano da Tokyo a causa della guerra, con la necessità di ricominciare da capo in una delle case di famiglia, con una nuova madre e un nuovo spazio da conoscere.

Nelle vicinanze della casa c’è una airone cenerino, un animale perfetto, slanciato, composto ed elegante che arriva, con stupore della nuova madre, vicinissimo alla casa. Ecco il primo incontro, uno sguardo alla grazia dell'animale: qualcosa nasce, la voglia di esplorazione e scoperta. Una grossa torre abbandonata viene utilizzata come riparo dall’animale, ma non è una torre comune, è la porta per l’infinito. La trama scelta dal regista è semplice, lineare e inevitabilmente un viaggio di crescita e comprensione.

Un film per tutti e per spronare, soprattutto le nuove generazioni, che a detta del regista lo portavano indietro e facevano scomparire la vecchiaia, a creare un mondo migliore, più bello, ad un passo dalla perfezione.

Non lasciatevi scappare questa occasione, riempite i cinema della vostra zona per uno dei, già, capolavori del nuovo anno.

Buona Visione! O come direbbe lui

視力が良い

(Shiryoku ga yoi)


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L'Autore

Jacopo Cantoni

Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.

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