In Russia il movimento LGBT diventa illegale

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  Gaia De Salvo
  06 dicembre 2023
  3 minuti, 54 secondi

Pro-LGBT = estremista?

La scorsa settimana la Corte Suprema Russa ha dichiarato il movimento LGBT internazionale "un'organizzazione estremista" in seguito a una denuncia presentata dal Ministero della Giustizia che accusa il movimento di incitazione a dissidi sociali e religiosi. Tuttavia, il movimento LGBT internazionale non è una vera e propria organizzazione, e questa mossa consente alle autorità russe di criminalizzare non solo gli attivisti LGBT, ma anche coloro che partecipano ad attività legate ai diritti LGBT: si tratta di una penalizzazione de-facto del sostegno dei diritti queer. 

Secondo il diritto penale russo, finanziare o far parte di un’organizzazione criminale prevede una pena fino a dodici anni di prigione; persino mostrare un simbolo dell’organizzazione, per esempio una semplice spilla arcobaleno, può portare fino a quattro anni di prigione. Chi è sospettato di far parte dell'organizzazione, attivisti e simpatizzanti della comunità LGBT, può, inoltre, essere incluso in una lista di "estremisti” e, in virtù di questo sospetto, il governo può congelare i loro conti in banca o impedire loro di ricoprire qualsiasi carica pubblica. 

Gli inasprimenti legali dell'ultima decade

Il Cremlino ha sempre più spesso affibbiato l'etichetta di "estremista" alle organizzazioni che non gradisce. Tra queste, oltre al movimento di opposizione di Navalny, ci sono i Testimoni di Geova, la cui presenza in Russia è osteggiata dalla Chiesa ortodossa russa, e Meta, la società madre di Facebook e Instagram, accusata dal governo russo di diffondere la russofobia.
Le misure contro i gruppi LGBT sono iniziate seriamente dopo il 2012, quando Putin è tornato alla presidenza. Nel 2013, la Russia ha approvato una legge che vieta la "propaganda gay", introdotta con il dichiarato obiettivo di proteggere i bambini da qualsiasi illustrazione o descrizione, siano esse positive o neutre, di relazioni non-eterosessuali. Nel dicembre 2022 il Parlamento ha inasprito questa legge, estendendola a tutti i contenuti o attività pubbliche a sostegno dei diritti LGBT, introducendo multe per la loro diffusione fino all'equivalente di 6.500 dollari per le persone fisiche e di 81.000 dollari per le persone giuridiche, come le ONG. L'estate scorsa le autorità hanno iniziato a comminare multe per tutto ciò che consideravano propaganda pro-LGBT presente nei film e nelle serie televisive online. Poi, a luglio, Putin ha firmato una legge che vieta le transizioni di genere e il cambio di sesso sui documenti ufficiali.


L'uso propagandistico della discriminazione

Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione "Anti-Corruzione", un'organizzazione fondata dal leader dell'opposizione incarcerato Aleksei A. Navalny - che è già stata etichettata come "organizzazione estremista" - ha dichiarato che questa decisione è il colpo di apertura della campagna presidenziale di Putin e l'ha definita esempio di una Russia sempre più isolata che emula le leggi del suo alleato Iran. Zhdanov ha scritto su X "Ci sarà una completa distrazione dai problemi reali, la creazione di nemici mitici, la discriminazione della popolazione per vari motivi. Questo è solo l'inizio".
Secondo Tanya Lokshina, direttrice associata per l’Europa e l’Asia Centrale a "Human Rights Watch", questa decisione ha un doppio obiettivo: aumentare il supporto conservatore al governo, strumentalizzando la comunità queer in vista delle elezioni di marzo 2024, e paralizzare il lavoro dei gruppi che si battono per i diritti della comunità LGBT.

Infatti, il presidente Vladimir V. Putin ha cercato di dipingere la travagliata e lunga guerra che ha iniziato contro l’Ucraina come una lotta per mantenere i "tradizionali valori russi". A tal fine, le comunità gay sono spesso dipinte come un potenziale cavallo di Troia per l'Occidente. Le promesse di Putin e i suoi atteggiamenti negativi nei confronti dei gay sono particolarmente diffusi tra le persone russe di età superiore ai 65 anni, suoi principali sostenitori. Si identificano con la sua promessa di tornare alla Russia del 1970, quando l'idea dei diritti degli omosessuali e della sessualità fluida non era mostrata pubblicamente.
Venerdì i pericolosi effetti di questa battaglia di valori hanno portato a presunti raid nei gay club della capitale Mosca, dove i poliziotti hanno fermato i partecipanti e fotografato i loro documenti d’identità dichiarando di cercare stupefacenti. Il governo, però, non ritiene di star violando i diritti della comunità LGBT: giorni prima di annunciare la causa, il viceministro della Giustizia Andrei Loginov ha testimoniato davanti al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, affermando che in Russia "i diritti delle persone LGBT sono protetti" e che "limitare le dimostrazioni pubbliche di relazioni o preferenze sessuali non tradizionali non è una forma di censura nei loro confronti".


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Gaia De Salvo

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Diritti Umani

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LGBT+ Russia gay diritti LGBT+ opposizione Ukraine