Non accenna a diminuire l’intensità del conflitto tra il gruppo terrorista sciita Hezbollah e l’esercito israeliano al confine tra lo stato ebraico e il Libano. Tra la dirigenza israeliana torna a venire ventilata l’ipotesi di invasione del limitrofo paese arabo. Una decisione di tale portata rischia però di far precipitare definitivamente la regione in una più ampia e devastante guerra regionale, mettendo così a rischio l’intero equilibrio geostrategico già in sofferenza dallo scoppio della guerra tra Hamas e Israele.
Vediamo quindi quali sono le opzioni e i possibili scenari di un eventuale conflitto.
Rischio di escalation (?)
Dallo scoppio del nuovo conflitto aperto tra il gruppo terrorista Hamas e lo stato ebraico, Hezbollah ha iniziato una campagna di bombardamenti ai confini settentrionali di Israele. Il gruppo sciita ha sentito il dovere di intervenire per mostrare solidarietà all’alleato palestinese, pur cercando sempre di non entrare direttamente in guerra con Israele, preferendo limitarsi ai bombardamenti tramite droni e missili.
Pur sfoggiando una retorica massimalista e bellicosa, anche dopo l’invasione di terra della Striscia di Gaza, il Partito di Dio non ha voluto impegnarsi in uno scontro aperto con l’esercito israeliano. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, Hezbollah, a differenza di Hamas, è un proxy diretto di Teheran, che non vuole logorare un asset fondamentale del proprio Asse della Resistenza in un conflitto che non considera esistenziale e di primario interesse nazionale. Inoltre, la stessa dirigenza sciita deve mediare tra le proprie aspirazioni ideologiche e di potenza e le dinamiche interne del proprio paese. Un conflitto aperto contro Israele rischierebbe di far precipitare il Libano in uno scenario quasi apocalittico, considerando la già precaria situazione economica del paese. I leader di Hezbollah sanno anche che la propria posizione oltranzista contro Israele non è condivisa dalle comunità cristiane del paese e nemmeno completamente dalla fazione sunnita. Avendo acquisito maggiore rilevanza e peso politico negli ultimi anni, devono calcolare le proprie mosse attentamente per evitare di perdere influenza nello scenario politico interno libanese.
Con il prolungarsi del conflitto nella Striscia, la dirigenza israeliana ha iniziato a dividersi al suo interno. La componente centrista del gabinetto di guerra, rappresenta dal leader Benny Gantz, ha abbandonato l’esecutivo, essendo in disaccordo con le modalità con cui Benjamin Netanyahu sta conducendo l’offensiva nell’exclave palestinese. In questo modo, però, potrebbero aumentare le pressioni da parte degli alleati estremisti del Likud, i quali vogliono la completa rioccupazione della Striscia e spingono per un’invasione di terra del Libano meridionale. Nonostante alcune componenti dell’esercito non siano favorevoli all’apertura di un secondo fronte, lo stesso Bibi potrebbe valutare come utile per la propria sopravvivenza politica una campagna militare contro il nemico settentrionale.
Un conflitto contro Hezbollah avrebbe le caratteristiche di una guerra totale vera e propria con il rischio di intervento dell’Iran e delle milizie sciite del Siraq in soccorso al proprio alleato libanese. Inoltre, a differenza di Hamas, Hezbollah detiene un ingente arsenale e può contare su decine di miglia di miliziani forgiati anche dalle esperienze belliche in Siria e del know-how militare iraniano e russo. La stessa configurazione del territorio del Libano meridionale facilita la guerriglia, essendo collinare e boschivo. Dopo la guerra del 2006, Hezbollah ha ampliato il proprio arsenale, che può contare decine di miglia di razzi, diverse migliaia di missili a corto raggio e alcune centinaia a medio e lungo raggio. Qualora venisse dispiegata al suo massimo potenziale, la potenza di fuoco è in grado di disturbare l’aviazione israeliana e di creare difficoltà allo stesso sistema antimissilistico Iron Dome, aumentando quindi i danni alle infrastrutture e le vittime tra la popolazione civile. Alla luce di questi fattori di rischio, l’esercito israeliano farebbe largo uso dei bombardamenti aerei per fiaccare le capacità di fuoco dell’avversario, aumentando a dismisura il livello delle devastazioni. Israele avrebbe comunque ulteriori difficoltà nel confronto con Hezbollah. Il gruppo sciita ha costruito una rete di tunnel ancora più estesa di quella presente a Gaza e, a differenza di Hamas, può godere di una linea di rifornimenti diretta e continua dall’Iran attraverso la Siria e l’Iraq.
Dall’inizio della primavera l’intensità dello scontro tra i due attori è aumentata, da entrambi i lati della frontiera decine di migliaia di civili sono stati costretti ad abbandonare le proprie dimore per essere sfollati verso le regioni interne dei rispettivi paesi. Le parti in conflitto devono quindi fare i conti con alcuni incentivi ad innalzare il livello dello scontro e i rischi di una devastante guerra regionale.
Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024
Condividi il post
L'Autore
Michele Magistretti
Tag
#Israel #israele #hezbollah #Libano #Lebanon