Italia e Francia: governi contro gli eco-attivisti

Le recenti misure repressive contro i movimenti cittadini “più verdi” di Meloni e Macron.

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  Ilde Mattei
  10 luglio 2023
  5 minuti, 10 secondi

La situazione in Italia

Con azioni di disobbedienza civile sempre più frequenti e scioccanti, il gruppo Ultima Generazione è finalmente riuscito ad attirare l’interesse dei media e, di conseguenza, quello pubblico. Le istituzioni sono state messe alle strette. Una risposta doveva essere fornita. Il Governo ha optato per la criminalizzazione degli attivisti, in modo da non dover rispondere alle accuse del gruppo e sottolineare l’efficacia e la rapidità del proprio operato.

Da aprile, al Senato e al Parlamento è in corso l’esame di un disegno di legge che prevede pene più severe in materia di “distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”. Al tribunale di Padova gli attivisti sono stati accusati di associazione a delinquere e nello stesso e altri processi sono state utilizzate misure di precauzione che erano state concepite per combattere la mafia e il terrorismo, tra queste il foglio di via, un mezzo per limitare la libertà personale di movimento.

La situazione in Francia

Il 21 giugno il governo francese ha dichiarato illegale i "Les Soulèvement de la Terre”, una rete che raggruppa una miriade di piccole e medie realtà locali che lottano per la giustizia climatica, soprattutto contro la lobby dell’industria agro-alimentare francese. La dissoluzione è l’ultima delle misure messe in atto, dopo che erano già state bloccate manifestazioni autorizzate (ad esempio quella contro la TAV sul confine franco-italiano), organizzato dispiegamenti di forze dell’ordine spropositati per intimidire i manifestanti, utilizzate norme “anti-terrorismo” contro dei manifestanti che avevano danneggiato un mega-bacino a Saint-Colomban, oltre che una ventina di incarcerazioni cui legitimità appare sospetta.

Particolarmente interessante in questa vicenda è la tempistica. Il Governo aveva già cercato di sciogliere il movimento a fine inverno, ma i lavori erano stati bloccati in quanto la natura del movimento rendeva giuridicamente complicato determinare chi ne facesse parte e come le azioni di violenza commesse durante le manifestazioni fossero imputabili ad esso. A giugno invece, queste difficoltà giuridiche hanno trovato una soluzione in una decina di giorni. Proprio negli stessi dieci giorni in cui alcuni rappresentanti della FNSEA (la federazione nazionale degli imprenditori agricoli, da sempre molto vicina all’Eliseo) hanno rilasciato dichiarazioni intimidatorie contro l’integrità dei manifestanti e il rischio di una guerra civile nel caso il movimento non venisse ufficialmente dichiarato illegale. Considerata l’influenza della FNSEA sulle decisioni governative e gli episodi di corruzione tra rappresentanti politici e quelli della federazione, i sospetti a riguardo della tempestiva dissoluzione del movimento non possono che sorgere.

Le ragioni

Data la deriva autoritaria dei due governi, viene spontaneo chiedersi perché tanto accanimento su questi movimenti? Soprattutto se si considera che i disagi creati sono minori (solo altamente "mediatizzati" o “mediatizzabili” a seconda del caso).

Due delle ragioni potrebbero essere queste:

  • delegittimare le azioni degli attivisti associandoli all’illegalità e alla violenza così da avere una scusa per non ascoltare e rispondere alle loro richieste;
  • limitare l’utilizzo della disobbedienza civile, preferendo forme di protesta più ordinate come le marce di Fridays for Future che non forzano una risposta da parte delle istituzioni.

Oltre a ciò, sicuramente resta centrale il fatto che la violenza sia l’arma dei deboli e i governi Meloni e Macron restano deboli e compiacenti rispetto alle lobby petrolifere e agroalimentari.

Le violazioni francesi del diritto europeo e internazionale

Secondo Amnesty e altri analisti, la legge francese che permette lo scioglimento di un’associazione è contraria al diritto europeo e internazionale.

L’articolo 11 della Convenzione Europea dei Diritti Umani permette lo scioglimento di un’associazione, solo quando vi è un legame diretto tra il gruppo in questione e delle attività criminali o delle azioni che minino i valori fondamentali. Inoltre, sia la Convenzione, che l’articolo 22 del Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici, prevedono che si possa ricorrere alla dissoluzione solo in ultima istanza e se autorizzato da un tribunale.

Invece, nel Diritto francese è possibile che a sciogliere un’organizzazione sia direttamente il Consiglio dei Ministri e non vi sono particolari rimandi alla necessità che vi siano comprovati legami tra l’organizzazione e delle attività illegali o al fatto che lo scioglimento debba essere una misura di ultima istanza.

Delle procedure di verifica della legittimità della decisione del Governo sono in corso, ma per il momento il divieto di assembramento resta in vigore (almeno sul piano legale, in realtà gran parte dei 140000 facenti parte dei Soulèvement continuano a protestare).

Lasciando da parte le questioni giuridiche, resta incredibile come la narrativa mediatica, che ha qualificato gli attivisti come “ecoterroristi” e messo in risalto le azioni violente (la maggior parte delle volte attuate da gruppi criminali infiltrati o in risposta ad abusi delle forze dell’ordine), abbia dato modo ai governi di giustificare le proprie risposte innecessariamente repressive. Gran parte dei cittadini crede a questa narrativa ed ha sviluppato un profondo astio verso le dimostrazioni degli attivisti. Ma come ben riassunto dal giornalista Fabio Vergovich: “Bloccare il Grande Raccordo Anulare è diverso da un blocco dei treni da parte dei ferrovieri? Quando c’è uno sciopero degli autobus o di aerei non vi sono disagi? E quante opere d’arte sono state irrimediabilmente distrutte dalle alluvioni causate dal cambiamento climatico? Gli attivisti le hanno imbrattate? No, perché c’era sempre una lastra di vetro a proteggere i dipinti.”

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https://www.youtube.com/watch?v=ke-ayONYqJU

Meloni attacca le proteste nei musei di "Ultima Generazione", la risposta dei giovani attivisti

Perché le misure spropositate e repressive contro gli attivisti per il clima sono una minaccia

La dissolution des Soulèvements de la Terre : pourquoi c'est contraire au droit international

https://lessoulevementsdelaterre.org/it-it

https://images.unsplash.com/photo-1591065411478-97722a82fe81?ixlib=rb-4.0.3&ixid=M3wxMjA3fDB8MHxzZWFyY2h8Mnx8dWx0aW1hJTIwZ2VuZXJhemlvbmUlMjBwcm90ZXN0YXxlbnwwfHwwfHx8MA%3D%3D&auto=format&fit=crop&w=500&q=60

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L'Autore

Ilde Mattei

Laureata in Philosophy, International and Economic Studies all’Università Ca’Foscari di Venezia, sta collaborando con un’organizzazione no-profit francese a Strasburgo per creare ed implementare progetti volti alla sensibilizzazione dei giovani sull’importanza di essere cittadini europei.

Si interessa principalmente di migrazione e all’ambiente con l’intento di rendere accessibili a tutt* queste tematiche.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.

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Italia Francia diritto internazionale Ultima Generazione eco-attivisti diritto europeo