La canapa come biomateriale

Un alleato della sostenibilità

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  Chiara Andreoli
  14 dicembre 2022
  6 minuti, 12 secondi

Il termine canapa racchiude diverse varietà di cannabis sativa, specie appartenente alla famiglia delle Cannabacee, pianta erbacea annuale caratterizzata da foglie palmate, fusto eretto e peloso da cui si ricava una fibra tessile.

La canapa ha una storia millenaria ed è una delle piante più antiche mai conosciute; infatti, essa veniva coltivata in tutto il mondo grazie alla sua grande versatilità ed ai mille usi in cui può essere impiegata, dal settore industriale a quello terapeutico.

Origini ed evoluzione nella storia

Le prime coltivazioni di cannabis compaiono già 10.000 anni fa nell’Asia Centrale, dove veniva utilizzata per produrre tessuti dai Giapponesi, dai Mongoli e dai Tartari prima dell’invenzione della seta e del cotone. In Cina e in Mesopotamia, la canapa costituiva un’ importante fonte di cibo - grazie ai semi altamente nutrienti - e di fibre tessili, ma non solo. Questa pianta, ed i suoi derivati, veniva impiegata in molti modi diversi: per costruire corde, tessuto grezzo, per fabbricare carta e tela, oppure a scopi terapeutici utilizzando i semi ed i fiori, che erano noti per combattere disturbi di vario tipo.

Il periodo di maggior diffusione della canapa si colloca tra il 2.700 a.C. fino all’epoca dell’Antica Roma - di fatto, la sua versatilità era talmente famosa ed apprezzata che, intorno all’anno mille venne definita la regina delle piante in fibra, anche grazie alla resistenza all’acqua salata ed il conseguente impiego per costruire reti da pesca e vele molto leggere e durature per le imbarcazioni.

La canapa aveva un ruolo fondamentale anche in India, soprattutto per quel che concerne la religione e l’aspetto spirituale del Paese e delle regioni circostanti, oltre ad avere un'importante storia a livello medicinale in queste aree.

Al principio dell’età moderna, la pianta continuava ad essere utilizzata nella fabbricazione di imbarcazioni, corde e vele, tanto da essere considerata uno degli elementi principali nella scoperta e colonizzazione del Nuovo Mondo - addirittura, nel 1553, il Re inglese Enrico VIII ordinò agli agricoltori di coltivare la cannabis con l’obiettivo di far crescere l’impero.

L’utilizzo di questo materiale, e la sua produzione, diminuirono a partire dal XX secolo, dato che molti paesi iniziarono in quegli anni a restringere ed a criminalizzare la cannabis e le altre droghe. I settori che si occupavano di queste produzioni pian piano hanno iniziato a scomparire; negli Stati Uniti, per esempio, dove l’industria della canapa era in pieno auge, l’ultima raccolta risale al 1957, in Wisconsin.

La canapa oggi - utilizzi come biomateriale

Una delle caratteristiche principali della pianta della cannabis è la capacità di poter ottenere da essa diversi prodotti a partire da una sola fonte - come alimenti per umani o animali, cosmetici e materiali sostenibili.

Già a partire dalla vera propria coltivazione della canapa si osservano effetti positivi sull’ambiente, questo grazie alla sua capacità di assorbire il doppio del carbonio atmosferico rispetto ai principali ecosistemi. Secondo le conclusioni di uno studio realizzato dall'Università di Cambridge, “la canapa industriale assorbe da 8 a 15 tonnellate di CO2 per ettaro di coltivazione. In confronto, le foreste catturano tipicamente da 2 a 6 tonnellate di anidride carbonica per ettaro all'anno, a seconda del numero di anni di crescita, della regione climatica, del tipo di alberi”, fornendo allo stesso tempo biomateriali negativi al carbonio per architetti e designer. Infatti, dalla pianta si possono ricavare biomateriali che sostituiscono composti in fibra di vetro, alluminio e altri materiali, oltre al possibile utilizzo come bio-plastica a zero emissioni.

Dalla lavorazione della canapa si possono anche ottenere contenitori riutilizzabili, o fibre tessili - che, rispetto alla produzione del cotone, richiedono meno acqua, comportando un risparmio idrico del 75%. Si tratta di un materiale durevole, resistente alle muffe, traspirante e antibatterico.

Inoltre, questa pianta è considerata una buona alternativa al legno, in primo luogo essendo una fonte di cellulosa sostenibile per la produzione della carta, riciclabile anche 7-8 volte - mentre la carta derivata dal legno si può riciclare dalle 3 alle 5 volte; infine, non necessita di sbiancamento tramite sostanze chimiche.

Grazie alla capacità di isolamento termico e acustico, il materiale derivato dalla pianta della canapa può essere impiegato nella produzione di mattoni; si stima che, nel “periodo di vita” di un edificio costruito con questo tipo di prodotto, esso possa arrivare ad assorbire fino a 35,5 kg di CO2, questo perchè ogni tonnellata di sostanza secca immagazzina da una a tre tonnellate di anidride carbonica. Esistono pochi esempi di edifici costruiti in questo modo: nel 2018, nei Paesi Bassi è stata costruita la prima casa prefabbricata in canapa; nel 2021, il comune francese di Croissy-Beaubourg, vicino a Parigi, è diventato sede del primo edificio pubblico in pietre di canapa.

Produzione della canapa in UE

Tra il 2015 ed il 2018, l’area dedicata alla coltivazione della canapa è aumentata del 75% - passando da 19.970 ettari a 34.960 ettari. Nello stesso periodo, la produzione di canapa è aumentata da 94.120 tonnellate a 152.820 tonnellate (un aumento del 62,4%). La Francia è il maggior produttore, rappresentando oltre il 70% della produzione dell'UE, seguita dai Paesi Bassi (10%) e dall'Austria (4%).

Ovviamente, la canapa viene coltivata principalmente a fini industriali e, a causa del bassissimo livello di thc, la pianta conforme alle disposizioni PAC - Politica Agricola Comune - non viene utilizzata per produrre stupefacenti.

Esistono regole ferree che controllano la coltivazione e commercializzazione della canapa, in particolare l'articolo 189 del regolamento (UE) 1308/2013 , che stabilisce che tutte le importazioni di canapa sono attualmente soggette a un obbligo di licenza di importazione, oltre a dover rispettare determinati parametri, come i livelli di thc non superiori all 0,2 % o il fatto che i semi di canapa non utilizzati per la semina possono essere importati solo dietro autorizzazione dei paesi dell'UE e gli importatori autorizzati devono presentare la prova che i semi sono stati posti in condizioni che ne escludono l'uso per la semina.

In Italia, per esempio, la tradizione più antica dell'utilizzo della canapa è legata al settore tessile; in questo campo, si rileva purtroppo un consistente gap tecnologico che riguarda, in particolare, il passaggio da materia prima a filato. Un fattore che costituisce il maggior ostacolo alla diffusione della coltura della canapa con queste finalità. In generale, però, si può affermare che, in varie parti del mondo, questo tipo di coltivazione si sta riattivando - questo sia per l’aumento del prezzo del greggio, sia per l’attenzione che viene posta nei confronti dell’ecosistema.

Un ulteriore motivo che ha riattivato la produzione della canapa è la sua capacità di bonificare i terreni dai metalli pesanti; anche in UE si sostiene che piantagioni di questo tipo possono costituire un valido alleato agli obiettivi del Green Deal europeo, appunto per i vari vantaggi ambientali - stoccaggio di carbonio, la prevenzione dell’erosione del suolo o uso scarso o nullo di pesticidi che richiede la coltivazione della canapa.





Le fonti utilizzate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

https://www.agrifoodtoday.it/ambiente-clima/canapa-assorbimento-anidride-carbonica-studio-cambridge.html#:~:text=Pi%C3%B9%20efficace%20delle%20foreste%3A%20la,carbonio%20per%20architetti%20e%20designer.

https://www.futuroprossimo.it/2022/09/fatti-da-parte-cemento-la-prossima-casa-potrebbe-essere-di-canapa/#:~:text=Dal%202018%2C%20anno%20di%20realizzazione,pubblico%20in%20pietre%20di%20canapa.

https://mecannabis.it/storia-della-canapa/#:~:text=La%20canapa%20ha%20origine%20nell,della%20seta%20e%20del%20cotone.

https://agriculture.ec.europa.eu/farming/crop-productions-and-plant-based-products/hemp_en

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