La corte di Giustizia Europea sanziona l’Ungheria per aver violato la legislazione europea in materia di diritto d’asilo

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  Veronica Grazzi
  22 giugno 2024
  4 minuti, 24 secondi

Qualche giorno fa la Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Ungheria a pagare 200 milioni di euro di multa e un aggiuntivo milione di euro per ogni giorno che non rispetterà la legislazione europea in materia di diritto di asilo. La decisione lancia un messaggio non solo all’Ungheria ma anche agli altri stati membri: i respingimenti e la negazione della possibilità di accedere al diritto di asilo ai confini europei hanno delle conseguenze.

L’Ungheria di Orbán

Una democrazia illiberale. Così viene spesso definita l’Ungheria, cioè una democrazia dove le istituzioni democratiche esistono nella forma ma sono minate nella sostanza, permettendo al partito al potere di mantenere il ruolo con mezzi non democratici. Viktor Orbán è leader in carica dal 2010 e nessun altro leader nell'Unione Europea ha guidato il proprio paese così a lungo.

Accuse di smantellamento della libertà e indipendenza dei media, legislazione discriminatoria nei confronti delle persone LGBTQ+, intimidazioni e sorveglianza verso politici e attivisti dell'opposizione, indebolimento dell’organo giudiziario. Queste sono solo alcune delle cose per cui l’Ungheria è tristemente nota. Inoltre, non è una cosa nuova che il governo semi-autoritario di Viktor Orbán debba pagare per non aver rispettato alcuni dei valori comunitari fondamentali stabiliti dall’Unione Europea. Nel 2022 la Commissione Europea aveva vincolato i fondi UE (nello specifico aveva congelato 7,5 miliardi di euro destinati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) a causa del mancato rispetto dei criteri per l’indipendenza giudiziaria, violando quindi lo stato di diritto.

Questa volta la Corte di Giustizia Europea si pronuncia sul trattamento di una delle fasce più vulnerabili della popolazione: i migranti e i richiedenti asilo al confine ungherese.

Cosa succede ai confini ungheresi

Durante la crisi europea dei migranti del 2015, il governo ungherese ha eretto recinzioni lungo i suoi confini ed emanato leggi che consentono la detenzione dei richiedenti asilo nelle zone di transito. Ci sono state anche numerose segnalazioni di violenti respingimenti al confine, che hanno negato alle persone la possibilità di richiedere asilo.

Nel 2018 è stata poi approvata la legge Soros che limita la capacità delle organizzazioni non governative (ONG) di intervenire nei casi di asilo, stabilendo che gli individui o i gruppi che aiutano i migranti illegali a ottenere lo status per rimanere in Ungheria potrebbero essere condannati a pene detentive. L’ulteriore legge approvata nel 2020 obbliga i migranti a richiedere prima protezione presso le ambasciate fuori dai suoi confini. Chi cerca di attraversare il confine viene regolarmente respinto.

Secondo varie organizzazioni umanitarie che operano nell’area, i respingimenti avvengono principalmente verso la Serbia, a volte lasciando le persone intrappolate nella foresta per settimane, anche durante l’inverno.

Il risultato è che è diventato praticamente impossibile presentare domanda di asilo in Ungheria: nel 2023 le autorità hanno ricevuto solo trenta domande. Cipro, che ha una popolazione dieci volte inferiore, ha ricevuto 12.000 domande di asilo nello stesso anno, secondo l'Agenzia dell'UE per l'asilo.

La decisione della Corte Europea di Giustizia

Già nel 2020 la Corte Europea di Giustizia aveva avvertito l’Ungheria accusandola di detenere illegalmente i migranti e di espellerli ancora prima che potessero presentare ricorso contro l’esito della decisione presa sulla loro domanda di asilo, violando non solo il diritto europeo, ma anche le Convenzioni di Ginevra che garantiscono i diritti dei rifugiati (tra cui il non-respingimento). Nonostante la dichiarazione della Corte, Orbán aveva pubblicamente dichiarato che non avrebbe cambiato la legislazione e avrebbe continuato a proteggere i confini.

Non seguire la legislazione comune europea significa non seguire la politica comune dell'UE, il che significa che si viola il diritto comunitario. Nella recente decisione di giugno la Corte ha affermato che l'Ungheria ha dimostrato una "deliberata evasione" nell'applicazione della politica dell'UE, definendola "una violazione senza precedenti ed eccezionalmente grave del diritto dell'UE" e "una minaccia significativa all'unità del diritto dell'UE e al principio di uguaglianza degli Stati membri".

Tale comportamento ripetuto nel tempo non è ritenuto solamente grave, ma ha anche avuto l'effetto, secondo la Corte, di trasferire ad altri Stati membri dell'UE la responsabilità e i costi finanziari della gestione delle domande di asilo. In questo modo l'Ungheria "mina gravemente il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità".

La cifra è così alta probabilmente per il comportamento ripetuto nel tempo. Viktor Orbán ha contestato molto la decisione, accusando Bruxelles di preferire i migranti illegali ai cittadini europei e  definendo la decisione oltraggiosa e inaccettabile tramite un tweet su X.

Va ricordato che le persone hanno il diritto di chiedere asilo o altre forme di protezione internazionale se temono per la loro sicurezza nel loro Paese d'origine o se rischiano di essere perseguitate per motivi di razza, religione, etnia, sesso o altre discriminazioni. La sentenza delle corte è un precedente importante, e fa capire agli altri stati membri che agire in maniera non conforme alla legislazione vigente in materia di diritto d’asilo non passa inosservato e viene punito.

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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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Diritti umani Ungheria asilo Rifugiati migranti