La costante in Sud America: il traffico di esseri umani

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  Arianna Amodio
  29 novembre 2022
  5 minuti, 7 secondi

Si dice spesso che la storia insegni e serva da monito per non compiere gli stessi errori del passato. Purtroppo però in molti casi gli stessi sbagli vengono ripetuti anche nel presente. Tra di essi, uno in particolare perdura, chiamando in causa la totalità degli stati della comunità internazionale, e cioè la tratta di esseri umani. Esso è un fenomeno risalente al 1500 e più recentemente al periodo coloniale del 1800, il momento storico di massima espansione delle grandi potenze soprattutto europee, che risulta però avere manifestazioni preoccupanti anche ai giorni nostri.

I dati raccolti a proposito sono allarmanti, e mostrano una distribuzione eterogenea e globale del fenomeno. Un’eredità pesante che ogni stato si porta con sé, in modo più o meno diretto. Il Sud America è una delle regioni maggiormente interessate dal traffico di esseri umani, così come poteva esserlo anche nel periodo coloniale, sebbene vi siano delle differenze “strutturali” ed “organizzative" rispetto a quel periodo. Allora uomini, donne e bambini venivano presi e trasportati altrove, lontani dalle loro case e dai loro villaggi, obbligati a prestare lavoro forzato, costretti a prostituirsi, soggetti ai desideri e alle necessità, spesso futili, delle comunità occidentali avanzate. I colpevoli della tratta erano spesso stranieri, principalmente europei, arrivati sulle coste dell’America Latina a seguito delle esplorazioni,  affascinati dalle donne del posto o bisognosi di corpi forti e temprati per le loro piantagioni e industrie.

Oggi invece migliaia di persone sono trafficate internamente ai confini della stessa regione, scambiati tra i paesi del Sud America. In pochi infatti raggiungono i Caraibi o addirittura le zone dell’est Europa. Il motivo di tale cambiamento è da attribuire in larga parte alle numerose misure di contrasto al traffico di esseri umani a livello internazionale, introdotte da convenzioni e protocolli. L’intensificazione dei controlli, resi sempre più rigidi e severi, hanno ostacolato e continuano a rallentare i trafficanti, che si sono quindi trovati a dover modificare destinazioni e percorsi. Inoltre, i colpevoli non sono più stranieri, ma concittadini interessati al proficuo guadagno che ne deriva.

La trasformazione del traffico da internazionale a interno è stata comunque veloce ed efficace. Migliaia di individui vengono quotidianamente trasferiti e spostati forzatamente, senza che le misure nazionali introdotte, in ottemperanza al “Protocollo della Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambini” adottato dall’UNODC nel 2000, riescano davvero ad avere effetto.

Il rapporto annuale dell’UNODC - United Nations Office on Drugs and Crime - sul traffico di esseri umani in Sud America mostra infatti dati in continuo aumento, segnale di allarme di una carenza sistemica nella regione. Le politiche anti tratta introdotte non sono infatti riuscite ad estirpare o almeno a rallentare il fenomeno, nonostante il maggior numero di condanne e di accuse. Nel tentativo di monitorarne l’efficacia, sono stati introdotti tre diversi indici di valutazione, chiamati 3P Index. Essi vanno a misurare il livello di Persecuzione del trafficante, Protezione della vittima e Prevenzione del crimine nei singoli paesi; ad ogni indice viene assegnato un punteggio stimato, in una scala da 0 a 5, e il valore finale considerato è la somma complessiva. La qualità della politica quindi varia da un valore di 0 ad uno di 15, il risultato migliore ed ottimale.

E’ interessante notare che nel caso del Sud America, i dati rilevati fino al 2015 mostrano indici complessivi relativamente alti, con una media generale per la regione intorno ai 10 punti. Ciò vale per tutti ad eccezione di Cuba, che invece ha indici tragicamente bassi, con una media di 4. Sebbene quindi possa sembrare esserci stata una situazione complessivamente positiva, dal 2015 ad oggi i dati sono peggiorati. Non solo Cuba, ma anche Cile, Argentina, Bolivia, Paraguay, Brasile, Ecuador, Perù, Uruguay e Venezuela, sono ormai interessati negativamente dal fenomeno. Alcuni sono paesi di partenza, altri di destinazione, ma tutti in qualche modo coinvolti e quindi colpevoli.

La pandemia da COVID-19, sebbene abbia in un primo momento rallentato i trafficanti che hanno avuto maggiori difficoltà nel riuscire a trovare percorsi per i trasferimenti, ha permesso agli stessi poi di scoprire ed utilizzare nuovi metodi, più nascosti e difficili da individuare per le autorità. Il crimine organizzato infatti si è iniziato a sviluppare anche online, sfruttando il dark web per la vendita di persone e dei loro organi.

Il rapporto dell’UNODC inoltre, sottolinea come le donne siano la categoria più colpita. Trafficate soprattutto per l’industria del sesso e la prostituzione, convinte spesso con l’inganno, vengono caricate e trasferite altrove per poi essere costrette a vendere il loro corpo per qualche soldo. La tratta infatti è innanzitutto funzionale alla sostenibilità del cosiddetto “turismo sessuale”, e secondariamente anche al fruttuoso traffico di organi. Attività illecite, che rimangono però una costante.

Purtroppo, non solo le donne, ma anche i minori vengono trafficati per prestare sia servizi sessuali che lavoro forzato. Molti di questi vengono rapiti e sottratti alle famiglie, per essere rivenduti, privati della loro identità e del loro passato. A nulla possono le denunce dei genitori o le inchieste dei giornalisti, che spesso finiscono per essere censurate e non considerate. Il guadagno derivante dalla tratta risulta più allettante e sicuramente più proficuo della lotta per la giustizia. Sia che si tratti di contanti che di cripto-valute, questi traffici garantiscono infatti un business altamente redditizio. 

Le motivazioni economiche risultano ormai aver preso il posto di quelle ideologiche, nella giustificazione del perpetrarsi di tale fenomeno. Il razzismo e il concetto di superiorità di un gruppo su un altro potevano forse guidare il traffico di esseri umani nel 1500 e nel 1800, ma oggi tali pensieri sono o superati o un’aggiunta al vero motore della società: i soldi.



Le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

3P Anti-trafficking Index Data and Reports: http://www.economics-human-trafficking.org/data-and-reports.html

GLOBAL REPORT ON TRAFFICKING IN PERSONS UNODC: https://www.unodc.org/document... 

link immagine: https://pixabay.com/it/photos/...

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L'Autore

Arianna Amodio

Arianna Amodio, classe 2001, iscritta al terzo anno della Triennale di Scienze delle Relazioni Internazionali dell'Università Statale di Milano, é autrice per la sezione di Diritti Umani del MIPost. Interessata a questioni inerenti in particolare alla tutela dei diritti umani e a progetti di peace building, aspira ad una carriera giornalistica.

Categorie

Diritti Umani

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