La Costituzione riformata

Un parlamento tutto da definire

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  Redazione
  29 settembre 2020
  6 minuti, 24 secondi

A cura di Sonia Todisco

Nonostante l’emergenza Covid19 i cittadini italiani, in un clima attento e ancora vulnerabile, hanno potuto manifestare il proprio orientamento circa il Referendum confermativo indetto ex art 138 Cost. in merito alla riduzione del numero dei parlamentari. Si tratta di una questione antica, oggetto di discussione già durante i lavori dell’Assemblea costituente, la quale con la votazione avvenuta il 23 settembre 1947 stabilì quella che oggi, e per poco tempo ancora, è la composizione del Parlamento italiano.

LA REVISIONE COSTITUZIONALE

La Costituzione italiana è suscettibile di essere modificata: tale possibilità è sancita infatti dall’art.138 della stessa.

Tale pratica incontra però dei limiti; il “limite esplico” è quello previsto dall’art.139 Cost., in base al quale la forma repubblicana del nostro ordinamento non può essere in alcun modo oggetto di revisione costituzionale. Costituiscono invece “limiti impliciti”, i principi fondamentali e i diritti inviolabili contenuti nei primi 12 articoli della Carta fondamentale.

L’unico e solo modo per poter modificare la Costituzione è l’approvazione di una legge di revisione costituzionale, diversa dalla legge costituzionale, idonea invece ad integrarla.

Sia la legge costituzionale che la legge di revisione costituzionale sono assoggettate al procedimento previsto dall’art. 138 primo comma, ossia: entrambe sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Il referendum costituzionale confermativo, come quello indetto nelle date del 20 e 21 settembre in Italia, a differenza di quanto disciplinato per il referendum abrogativo, previsto dall’art 57 della Costituzione, non prevede il raggiungimento di un quorum di validità: questo comporta che l'esito referendario sia comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori.

LA COSTITUZIONE AL VAGLIO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE CONFERMATIVO

Il 20 e 21 settembre 2020, gli elettori italiani sono stati chiamati a rispondere al quesito referendario in immagine:

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(https://www.interno.gov.it/it/notizie/line-facsimile-scheda-referendum-costituzionale)

Con un’affluenza del 53, 8% degli aventi diritto ha vinto il SI.

Ma procediamo con ordine.

Nella Gazzetta Ufficiale del 12 ottobre 2019 è stato pubblicato il testo della legge costituzionale “MODIFICHE AGLI ARTICOLI 56,57 E 59 DELLA COSTITUZIONE IN MATERIA DI RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI” (Serie Generale n.240) che si compone di 4 articoli. Il testo è stato approvato dal Senato, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta dell'11 luglio 2019, e dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, nella seduta dell'8 ottobre 2019.

La legge prevede la riduzione del numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. Sono a tal fine modificati gli articoli 56, secondo comma, e 57, secondo comma, della Costituzione.

Il testo interviene anche sulla previsione costituzionale dell'art. 57, terzo comma, che individua un numero minimo di senatori per ciascuna Regione. Viene inoltre fissato a cinque il numero massimo di senatori a vita di nomina presidenziale, mentre resta invariata la previsione costituzionale vigente circa gli ex Presidenti della Repubblica senatori di diritto a vita (art. 59 Cost). Infine, l’art. 4 disciplina l’entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle camere successiva al giorno di entrata in vigore della legge costituzionale e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni da quella data.

La ratio alla base di questa riforma è scremare il numero di poltrone del Parlamento italiano, con la conseguente riduzione dei costi della politica. I sostenitori della Riforma, il Movimento 5 stelle in primis, hanno fatto leva altresì sulla convinzione che un parlamento più “snello” si traduca in una maggiore efficienza del suo funzionamento.

Le ragioni della riforma sono dunque molteplici.

RAPPRESENTANZA IN ITALIA E NEL RESTO DELL’UE

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(https://www.ilsole24ore.com/art/italia-seconda-ue-numero-parlamentari-ma-la-riforma-scende-5-posto-AFz38CK?refresh_ce=1)

Parlamentari della UE. Tra parentesi il dettaglio Camera Bassa e Camera Alta, dove presente.

L’Italia è oggi al secondo posto nella classifica dei Paesi Europei per numero complessivo di componenti delle Camere. Ma circa la rappresentanza, vale a dire il numero di Parlamentari ogni 100mila abitanti, l’Italia conta un deputato ogni 96mila abitanti ed un senatore, non contando i senatori a vita, ogni circa 188.500 abitanti. In base a questa considerazione l’Italia ad oggi occupa il 24° posto nella graduatoria delle camere basse, e con la riforma si posizionerà all’ultimo posto. Relativamente alle camere alte, l’Italia riformata diventerà penultima a pari merito con la Polonia.

TAGLIO DEI COSTI E RISPARMIO PER LO STATO

Arriva dall’Osservatorio dei Conti pubblici italiano diretto da Carlo Cottarelli la smentita circa la dichiarazione del vicepremier Di Maio sul risparmio di 500 milioni di euro a legislatura. Considerando che il vero risparmio per lo Stato deve essere calcolato al netto e non al lordo delle imposte e dei contributi pagati dai parlamentari allo Stato stesso, considerando un’indennità netta di 5 mila euro mensili per ciascun parlamentare, a cui sommare tutti i rimborsi esentasse, il risparmio annuo che si ottiene con la riforma si riduce a 37 milioni per la Camera e a 20 milioni per il Senato. Il risparmio netto complessivo è quindi pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura, una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007% della spesa pubblica italiana.

RAPPRESENTENZA SUL TERRITORIO ITALIANO

La chirurgia amputativa del taglio dei parlamentari causa una diminuzione della rappresentanza: porta cioè ad avere più cittadini rappresentati da un singolo eletto. Nel dettaglio, si passa da un rapporto di 1/64mila a un rapporto di 1/101mila. Questo però non ci porta fuori dalla “norma” dei grandi Paesi europei: Francia, Germania e Olanda hanno infatti rapporti peggiori e il Regno Unito ne presenta uno molto simile. Il taglio delle poltrone comporta la revisione dei regolamenti parlamentari. Inoltre, dovranno essere riflettuti gli effetti della riforma sulla composizione del Parlamento in seduta comune circa l’elezione del Presidente della Repubblica, l’elezione dei membri della Corte Costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura e dello stesso procedimento di revisione costituzionale.

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https://www.quotidianodipuglia.it/regione/taglo_22_parlamentari_puglia-4786455.html

I PROSSIMI PASSI: LA LEGGE ELETTORALE

È necessario ora procedere alla riforma della legge elettorale. Mentre la Lega continua a spingere per una riforma della legge basata sul sistema maggioritario, che vede Matteo Salvini promotore di un sistema per il 75% maggioritario e per il 25% proporzionale, PD e Movimento 5 Stelle restano fautori del sistema proporzionale d’ispirazione tedesca, fortemente criticato dal centrodestra in quanto sembrerebbe non garantire la governabilità. Il Germanicum prevede: l’abolizione dei collegi uninominali, una soglia di sbarramento al 5% (prima del 3%) e l’introduzione del diritto di tribuna, ossia la possibilità lasciata ai partiti più piccoli di ottenere dei seggi, “aggirando” così la soglia di sbarramento. Quindi viene meno la parte completamente maggioritaria del sistema elettorale, spariscono così i collegi uninominali. Per ora non sembrano esserci modifiche nella formazione delle liste e dei cosiddetti listini che restano pertanto “bloccati”. Ad oggi la legge elettorale assume un'importanza preminente nell'assetto del nostro ordinamento, rappresentando quest'ultima lo strumento principale per garantire la democrazia del nostro Paese.

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