La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: utopia o realtà?

Credere nei diritti umani significa credere nella libertà

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  Chiara Giovannoni
  23 ottobre 2022
  4 minuti, 34 secondi

Il termine diritti umani è entrato da decenni nel linguaggio comune mondiale, con diversi significati, accezioni ed interpretazioni a seconda dell’area geografica in cui ci si colloca. Nonostante l’idea dei diritti umani esistesse vagamente anche in epoche precedenti, essa viene trattata esplicitamente a partire dal 1945, anno in cui, dati gli orrori commessi dal nazismo, si volle creare uno strumento in grado di garantire l’inviolabilità di determinati diritti, sia a livello internazionale che a livello interno. Fu così che venne adottata, il 10 dicembre 1948, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Con diritti umani si intendono i diritti inalienabili dell’uomo, ossia quei diritti che devono essere riconosciuti ad ogni individuo per il semplice fatto di far parte della comunità umana, indipendentemente dalle sue origini, appartenenza e collocazione geografica. Garantire i diritti umani significa dare potere di scelta, ottenere una carriera, prendere decisioni, ma anche vivere senza minacce legate al proprio pensiero. Credere nei diritti umani significa credere nella libertà.

L’adozione della Dichiarazione universale viene da molti considerato un evento storico, un nuovo inizio per la comunità internazionale, in quanto tenta di chiarire, per la prima volta nella storia, il valore supremo della persona che si origina nella sua dignità, la stessa che costituisce la base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.

Presieduta da Eleanor Roosevelt, attivista politica e vedova del presidente Roosevelt, la commissione che si è occupata della stesura della dichiarazione aveva l’idea di un’interdipendenza dei diritti umani che si classificano in diritti civili, politici e sociali. Sono da collocare all’interno dei diritti civili la libertà di pensiero, quella personale, di religione e ancora quella economica. I diritti politici comportano invece le libertà tipiche solitamente degli stati democratici, con una partecipazione attiva del popolo nel processo di elezione politica. Per quanto riguarda i diritti sociali invece, sono da considerarsi il diritto al lavoro, allo studio e la tutela della salute.

Durante la stesura del progetto, Eleanor Roosevelt decise di affiancarsi donne provenienti da Pakistan, India, Danimarca, Repubblica Dominicana e Unione Sovietica che sono riuscite ad apportare un contributo fondamentale allo statuto. Si batterono infatti per affermare alcuni capisaldi quali la garanzia di non discriminazione in base al genere, una giusta retribuzione salariale e un’universalità di diritti che andasse a contrastare la mentalità coloniale che aveva dominato i decenni precedenti.

Data l’importanza che viene attribuita alla Dichiarazione Universale e allo stesso tempo l’impossibilità di vedere realizzato, in determinati contesti, un disegno consono dei diritti umani, spesso viene da chiedersi quale sia la valenza dello statuto. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è da considerarsi come strumento giuridicamente non vincolante. Nonostante ciò, molte delle sue clausole sono diventate, nel corso degli anni, giuridicamente vincolanti in quanto sono entrate a far parte del diritto internazionale consuetudinario. La statuaria impresa di cercare di salvaguardare al meglio i diritti umani, divenne fonte di una serie di convenzioni vincolanti, come quella sul genocidio del 1948 e quella sui rifugiati del 1951.

Attraversando i continenti e analizzando le percezioni che i popoli hanno dei diritti umani, è chiaro come cambino i metodi e la gravità delle violazioni, ma non il significato che ne sta alla base. Gli ultimi dieci anni hanno visto un inasprirsi sempre maggiore dell’odio nei confronti del fenomeno migratorio e delle minoranze oltre alla xenofobia e alle differenze di genere. La pandemia da Covid-19 ha indebolito una, già precaria, condizione di vita, soprattutto per i Paesi nel sud del mondo. Le società hanno assistito a una violazione su larga scala di diritti quali il diritto alla salute e alla vita stessa, soprattutto per i gruppi più marginalizzati.

Dopo sessant’anni dalla sua pubblicazione, secondo molti, la Dichiarazione rappresenta ancora un sogno più che una realtà. In una quotidianità in cui la globalizzazione permette la diffusione istantanea di ogni genere di notizie, viene meno qualsiasi tipo di filtro su come i diritti umani vengano deliberatamente violati in ogni parte del mondo. Donne e bambini continuano ad essere emarginati, la tortura è presente in circa 110 Paesi e la libertà di stampa rappresenta un’utopia in molte nazioni. E’ chiaro che, nonostante i principi contenuti all’interno dello statuto siano stati riconosciuti dalla maggior parte delle nazioni, le condizioni della loro applicazione siano ancora molto lontane dall’ideale concepito dalla commissione nel 1948.

Ogni anno, il 24 ottobre, si celebra la Giornata delle Nazioni Unite, uno strumento di amplificazione e riaffermazione dei principi e degli obiettivi sanciti nella Carta delle Nazioni Unite, ma soprattutto un momento di riflessione sul lavoro svolto in ogni loro ambito di competenza. Quest’anno è forse d'obbligo chiedersi perché tutti quei diritti per cui Eleanor Roosevelt si è battuta, sembrino ancora oggi irraggiungibili per più di un terzo del mondo. Ed è anche per questo che cresce, di giorno in giorno, il valore che la popolazione mondiale dà al tema dei diritti umani, portando alla mobilitazione di milioni di persone, che combattono per una società libera, eguale e senza discriminazioni. Perché la voglia di libertà c’è e ci sarà sempre.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.dirittiumanietolleranza.org/violazioni-dei-diritti-umani/

https://www.jstor.org/stable/27640541?seq=4#metadata_info_tab_contents

https://www.amnesty.it/rapporto-2021-2022-la-situazione-dei-diritti-umani-nel-mondo/

https://www.amnesty.ch/it/news/2008/l-anniversario-dei-diritti-umani/i-30-articoli-della-dichiarazione-dei-diritti-umani

https://www.osservatoriodiritti.it/2019/01/17/diritti-umani-violati-nel-mondo-human-rights-watch/

Immagine: https://www.shutterstock.com/it/image-photo/black-history-month-celebration-diversity-african-1649965531?id=1649965531&irclickid=WZixcOV9OxyIWlszN%3A0wnXCVUkDVuw1bxQeqWs0&irgwc=1&utm_campaign=Curly%20Eskimo&utm_medium=Affiliate&utm_source=13749&utm_term=photo-search-top

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

Categorie

Diritti Umani

Tag

Universal Declaration of Human Rights