La dimenticata crisi di Haiti: è ora di fare qualcosa

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  Laura Rodriguez
  10 ottobre 2023
  6 minuti, 5 secondi

Continua la crisi politica e sanitaria ad Haiti, mentre il Paese è totalmente sotto il controllo delle bande armate criminali che, dalla fine del 2022, hanno acquisito sempre più potere rendendosi protagoniste di violenze nei confronti di una popolazione che chiede a gran voce l'intervento delle Nazioni Unite. Da inizio anno si è assistito ad un'escalation della situazione, tanto che le Ong (tra cui Medici senza frontiere) che stavano offrendo il proprio sostegno al Paese, hanno dovuto sospendere le proprie attività. Dal mese di marzo, sono stati diversi gli ospedali che si sono trovati costretti a chiudere a causa dei continui scontri armati tra le gang locali che, spesso e volentieri, hanno finito per coinvolgere il personale sanitario e i pazienti stessi. Finalmente, però, sembra essere arrivata una risposta da parte della comunità internazionale.

Gli antefatti

Prima di parlare dei recenti sviluppi occorre fare un passo indietro nel tempo e, più precisamente, al 2021, anno dell'uccisione del presidente Jovenel Moïse; dopo l'assassinio, il governo è passato nelle mani del primo ministro Ariel Henry, il cui mandato, tuttavia, manca ancora ad oggi di un'approvazione costituzionale da parte del Parlamento. Secondo le stime del World Report 2023 di Human rights watch (Hrw) sono circa 92 le gang che, a poco a poco, hanno iniziato ad impadronirsi delle aree strategiche nelle varie città fino ad arrivare, nel settembre 2022, a bloccare il principale terminal di carburante situato a Port-au-Prince, capitale del Paese nonché zona maggiormente soggetta a sparatorie e atti di violenza. La crisi è stata quindi, in primo luogo, innescata dalla scarsità di combustibile che ha, in un secondo momento, causato disagi nelle scuole e nelle strutture che si occupano dei principali servizi sanitari, creando al tempo stesso complicazioni nel trasporto di beni essenziali alla sopravvivenza.

Oltre a ciò, nell'ottobre 2022, a distanza di tre anni dall'ultima grande ondata, sono stati anche registrati i primi casi di colera; il ridotto accesso all'acqua potabile che ha interessato oltre un terzo della popolazione ha creato un terreno fertile per la diffusione della malattia, costringendo gli operatori di Medici senza frontiere ad ospedalizzare oltre 19mila persone.

Con uno Stato pressoché assente nel rispondere ad una situazione che degenera sempre di più, la criminalità sembra ormai essere fuori controllo. Stupri di massa, violenze sessuali di ogni genere e rapimenti sono solo alcune delle azioni delle bande armate. Per richiamare l'Onu (e, in generale, qualsiasi governo interessato) ad un'azione quanto più rapida possibile, il report di Hrw ha rivelato anche i dettagli delle uccisioni: esecuzioni con armi da fuoco, corpi bruciati e attacchi a colpi di machete.

L'allarme della comunità internazionale

Una prima risposta da parte dell'Onu è arrivata ad agosto quando, di fronte alle oltre 2.400 morti registrate ad Haiti da inizio 2023, la portavoce dell'Ufficio per i diritti delle Nazioni Unite Ravina Shamdasani ha lanciato l'allarme sicurezza. Nel farlo, ha sottolineato che tra le vittime più di 350 sarebbero state uccise in linciaggi da parte di gente del luogo e di gruppi di vigilanti.

Anche l'Unicef ha fatto sentire la propria voce, richiamando in particolar modo l'attenzione sullo sfollamento di intere famiglie causato dal picco di violenza armata che si è consumato nei quartieri di Carrefour-Feuilles e Savanes Pistaches e che ha costretto oltre 19.000 persone a fuggire. Secondo i dati dell'organizzazione, a settembre 2022 si registravano circa 200.00 persone sfollate nel Paese, con la popolazione haitiana che si trovava a dover avere a che fare quotidianamente con gruppi armati in cerca di nuove aree da assoggettare al proprio controllo. La risposta dell'Unicef è passata anche attraverso la creazione di cliniche mobili per combattere i rischi sanitari, così come attraverso la fornitura di kit per l'acqua e i servizi igienici. In contesti come questo dove regnano caos, tensione e paura, uno sguardo particolare va ai bambini, spesso principali vittime silenziose; non stupisce che le stime riconoscano che oltre 3 milioni di loro avranno bisogno di supporto umanitario a causa di livelli di malnutrizione senza precedenti e la già citata recrudescenza di colera.

Se già prima della crisi attuale Haiti era registrato come il Paese più povero e meno sviluppato dell'Emisfero Occidentale, di fronte ai numeri di cui siamo in possesso oggi è possibile affermare che la situazione peggiorerà ancor più.

La missione autorizzata dall'ONU

Ad un anno dalla richiesta di aiuto per combattere le bande armate è arrivata la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha autorizzato una missione di sicurezza estera ad Haiti. Nello specifico, la risoluzione che darà il via alla Multinational Security Support (nome ufficiale della missione) è stata redatta da Ecuador e Stati Uniti e, come previsto dall'iter legislativo, è stata votata a maggioranza dai 15 membri dell'organo. Solo due sono state le astensioni, con Cina e Russia che si sono mostrate titubanti di fronte alla possibilità dell'uso generalizzato della forza ai sensi del capitolo 7 della Carta istitutiva dell'ONU.

È stata la Cina, invece, a spingere per l'estensione dell'embargo sulle armi (che prima era previsto solo per individui specifici) anche alle bande criminali, in parte anche come risposta alle affermazioni dei funzionari haitiani che ritengono che le armi usate dai gruppi siano perlopiù importate dagli Stati Uniti. “Questa è una decisione molto importante. Se il Consiglio avesse compiuto questo passo prima, la situazione della sicurezza ad Haiti forse non sarebbe peggiorata fino a raggiungere i livelli attuali", ha affermato l'ambasciatore cinese all'ONU Zhang Jun dopo il voto.

Una delle principali motivazioni per cui la risposta della comunità ha tardato ad arrivare è da ritrovarsi nelle difficoltà legate al plausibile "condottiero" della missione; è stato il Kenya a farsi avanti a luglio, mettendo a disposizione 1.000 poliziotti. Lo sforzo è stato poi supportato anche dalle Bahamas (150 uomini) e dall'impegno di Giamaica, Antigua e Barbuda a voler sostenere la missione. È bene inoltre sottolineare che, pur essendo stata approvata dal Consiglio di Sicurezza, la missione non è un'operazione delle Nazioni Unite; l'organismo internazionale, in particolar modo, ha chiesto ai Paesi che prenderanno parte alla missione di adottare un’adeguata gestione delle acque reflue, così come a svolgere altri controlli ambientali per prevenire la diffusione di malattie.

Quanto alle tempistiche, non è ancora chiaro quanto tempo sarà necessario prima che le forze vengano efficacemente dispiegate. “Il voto di oggi è solo il primo passo. Ora inizia il lavoro per far decollare la missione”, ha dichiarato in una nota l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield.

Intanto cresce l'apprensione verso il governo non eletto del primo ministro Ariel Henry, il quale non ha mancato di affermare che, al momento, non è possibile tenere elezioni giuste nel Paese. Di fronte a ciò, il Consiglio di Sicurezza ha rimarcato la necessità per Haiti di fare passi concreti in termini di processi elettorali che siano trasparenti, inclusivi e credibili.

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Per la stesura del testo sono state consultate le seguenti fonti:

https://www.govinfo.gov/content/pkg/CHRG-91hhrg38044/pdf/CHRG-91hhrg38044.pdf

https://www.euractiv.com/section/global-europe/news/un-authorizes-haiti-security-mission-to-fight-gangs/

https://www.today.it/video/haiti-nel-caos-uccise-da-inizio-anno-piu-di-2-400-persone-7alzz.askanews.html

https://www.hrw.org/report/2023/08/14/living-nightmare/haiti-needs-urgent-rights-based-response-escalating-crisis Report Human Rights Watch

https://www.unicef.it/media/violenze-ad-haiti-circa-200-000-persone-la-meta-bambini-sono-sfollate/

https://www.cdt.ch/news/mondo/omicidi-coi-machete-e-stupri-di-gruppo-la-violenza-ad-haiti-e-fuori-controllo-324922


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L'Autore

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Diritti Umani

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violenze gruppi armati Colera stupro morti