La disparità nelle responsabilità domestiche tra la donna e l’uomo

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  Redazione
  24 settembre 2020
  9 minuti, 9 secondi

A cura di Marwa Fichera

Il domestic labour - lavoro domestico – è un concetto molto discusso negli studi sociali. Difatti, ci sono numerose ricerche, nel contesto europeo ed internazionale, riguardo alle responsabilità domestiche e alla vita di coppia in relazione anche al mercato del lavoro.

Esaminando i trend del lavoro domestico si può notare una grande disparità nelle responsabilità intraprese dall’uomo e dalla donna nelle coppie eterosessuali. Le ricerche mostrano che, sebbene negli ultimi 20 anni le donne stiano occupando sempre più ruoli nel mondo lavorativo, in molti paesi, esiste ancora una netta divisione degli incarichi all'interno della famiglia. Le donne, infatti, mantengono una responsabilità maggiore verso la cura dei bambini, cucinare, pulire e fare il bucato, mentre gli uomini partecipano principalmente al lavoro all'aperto o alle riparazioni.

Alcune prospettive riportano un crescente coinvolgimento degli uomini nelle mansioni domestiche e un cambiamento delle norme di genere che determinano ruoli disuguali. Tuttavia, analizzando le attitudini verso le mansioni domestiche si osservano dei “miti familiari”, nei quali molte coppie credono di vivere realtà egalitarie quando invece continuano a ricoprire ruoli tradizionalisti nella famiglia. Infatti, molteplici studi sostengono che il lavoro domestico rimane ancora un ruolo svolto maggiormente dalle donne. Nel 2016, i dati riportati dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) sull’Unione Europea mostrano che “il 92% delle donne tra i 25 e i 49 anni (con figli sotto i 18) si prende cura dei propri figli quotidianamente, rispetto al 68% degli uomini”; nello stesso anno i dati riportano che l’80% delle donne italiane “cucina e/o svolge attività domestiche quotidianamente”, rispetto al 20% degli uomini italiani. Inoltre, le donne spesso riprendono il loro ruolo domestico nella sfera lavorativa come nell’assistenza all'infanzia, nell’infermieristica, o nei servizi domestici, solitamente stereotipati come “occupazioni femminili”.

Generalmente, la convivenza con altri comporterebbe delle regole: per mantenere la casa un luogo vivibile, ci si dovrebbe accordare sulle faccende da svolgere, poiché ciascun individuo deve consumare cibo, avere vestiti puliti e lasciare gli spazi della casa in condizioni decenti. Pertanto, le mansioni domestiche richiederebbero la cooperazione da parte di ogni persona che condivide una casa. A sostegno di ciò, Becker (1991) afferma nella sua economic theory of the family - teoria economica della famiglia – che le coppie debbano dedicare tempo sia ai loro impieghi che al lavoro domestico, affinché vengano mantenuti un buon reddito ed un’abitazione organizzata.

Tuttavia, la domanda persiste: in base a cosa vengono assegnati i ruoli dell’uomo e della donna in casa? Per valutare le radici di questa disuguaglianza, esploriamo il concetto di heteronormativity – eteronormatività – il quale ci può far comprendere le circostanze del fenomeno. Richardson (2000) spiega l’eteronormatività come un sistema sociale che mantiene e normalizza certe identità di genere legate ad ideologie patriarcali che promuovono valori familiari e culturali tradizionalisti. Secondo il modello tradizionalista, la diversità biologica tra l’uomo e la donna si lega anche ai loro ruoli nei vari contesti sociali. Nel caso del lavoro domestico, quest’ultimo viene considerato un dovere femminile, poiché alla donna vengono attribuiti una funzione materna ed un maggior senso di accudimento, in contrasto con la forza e il potere associati all’uomo e alla mascolinità. Questo sistema risulta, però, in identità di genere e ruoli stereotipati che vanno ad influenzare la libertà personale, oltre che la loro sfera privata e la loro posizione al di fuori della famiglia, come ad esempio nel mondo del lavoro.

Secondo Baxter e Western (1998), dagli studi sulla divisione delle mansioni domestiche emerge un paradosso: le donne sembrerebbero “soddisfatte” dei loro ruoli, pur essendo consapevoli di quanto questi siano diversi rispetto agli incarichi svolti dai loro compagni. Il senso di appagamento che le donne possono provare nel compimento dei loro ruoli si lega al fatto che, sin da giovani, esse assimilino di dover seguire determinate regole per essere considerate buone partner, mogli e madri. Analogamente, nel suo articolo sulla imaginary heterosexualityeterosessualità immaginaria – Ingraham (1994) sostiene che questa comprenda una percezione surreale dei valori patriarcali, spesso visti sotto una lente “romantica” che li rende più accettabili. Comunque, si teorizza che, a causa di un sistema oppressivo, le donne siano più propense ad accettare delle condizioni che credono di non poter controllare.

Meet e Narayan (2017) affermano che le identità di genere e i loro conseguenti ruoli non sono solo parte di un contesto socio-culturale, ma hanno anche forti implicazioni economiche (e politiche). Infatti, il salario e il livello di occupazione vengono proposti come altri fattori che incidono sulle responsabilità domestiche svolte dalle coppie eterosessuali conviventi o sposate. Lo status economico degli individui in una coppia è importante per la questione di “trattativa” nelle relazioni. Negoziare la propria posizione in una relazione significa diminuire conflitti che porterebbero alla separazione o ad altri effetti negativi, pertanto la persona che guadagna di più ha solitamente una maggiore dominanza sul compagno/a. Questo “potere economico” può strutturare il livello di coinvolgimento nelle faccende di casa per ciascun partner.

É importante tener conto che lo status economico e i ruoli di genere nella famiglia vengono anche dettati dal gender pay gap, ovvero una discrepanza nei guadagni degli uomini e delle donne, calcolata tramite la differenza tra i loro guadagni medi. A partire dagli anni '90, il mercato del lavoro subì un cambiamento nel quale le competenze individuali, come il livello d’istruzione e l’esperienza lavorativa noti anche come human capitalcapitale umano – divennero fondamentali per l’impiego. Per molte donne, la maternità o altre responsabilità familiari influiscono sul loro human capital e quindi sull’esperienza lavorativa accumulata, determinando un maggiore divario salariale rispetto agli uomini. Questo è altamente sfavorevole per le donne poiché spesso lavorano part-time o sospendono il lavoro durante alcuni periodi delle loro vite. Le disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro lasciano poche alternative alle donne, le quali trascorrono meno tempo in impieghi retribuiti rispetto ai partner, contribuendo all'idea che le responsabilità domestiche siano un dovere delle donne, presentando quest’ultima come una “scelta razionale”.

Tuttavia, sono state anche esaminate le dinamiche tra mogli breadwinners – “vincitrici di pane” – e mariti economicamente dipendenti. Si è concluso che entrambe le parti assumono generalmente ruoli di genere tradizionalisti quando si tratta di faccende domestiche, al fine di “neutralizzare la divergenza di genere” che deriva dal ruolo economico principale svolto dalla donna e non dall’uomo.

Riguardo ai trend in Italia e alla situazione attuale data dal Covid-19, Licia Signoroni spiega: “Ci sono momenti che hanno visto la società accentuare ancora di più lo svantaggio lavorativo e il peso delle mansioni domestiche sulla donna. Per avere un quadro chiaro delle circostanze basta soffermarsi sulla condizione italiana. Come mostrato dai dati precedenti, è evidente che la maggior parte delle cure familiari ricada sulla donna”. Secondo quanto riportato dal Rapporto di Save The Children ‘Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020’, emerge che “la condizione delle madri in Italia non riesce a superare alcuni gap, come quello molto gravoso del carico di cura, che costringe molte di loro ad una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare”.

Si tratta di una situazione di per sé critica ulteriormente peggiorata dall’emergenza Covid. Infatti, in tale periodo, 3 mamme su 4 intervistate (74,1%) hanno affermato che il carico di lavoro domestico è aumentato. In particolare, prosegue il Rapporto, l’incremento di tale carico si è verificato “sia per l'accudimento di figli/e, anziani/e in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare)”. Tra quelle che hanno dichiarato un aumento del carico domestico, il 43,9% dichiara “un forte aumento”, mentre il 30,2% lo considera “aumentato di poco”.

Inoltre, il Rapporto sottolinea come, da un punto di vista lavorativo, le più penalizzate rischiano di essere le madri lavoratrici, all’incirca il 6% del popolo italiano. La chiusura e la tardiva apertura dei servizi per l’infanzia e delle scuole ha significato per le donne un carico eccessivo di lavoro e cura. Oltre a ciò, per le lavoratrici impiegate in settori in cui è obbligatoria la presenza fisica, la situazione ha implicato la decisione di lasciare il posto di lavoro.

Certamente non sono mancati i provvedimenti da parte del governo italiano in tal senso. Ne sono un esempio il “diritto allo smart working” per chi ha figli minori di 14 anni, il “bonus babysitting” e l’estensione del “congedo straordinario”. Tuttavia, è necessario sottolineare che, ad esempio, sebbene il congedo sia per entrambi i genitori, in generale sono le donne che rinunciano a quest’ultimo aiuto così come a rientrare al lavoro.

Gli esperti suggeriscono che la divisione impari del lavoro domestico è destinata a diminuire una volta che le questioni legate alle identità di genere e a fattori come il gender pay gap verranno affrontate e risolte. I ruoli svolti dagli uomini e dalle donne migliorerebbero notevolmente rimuovendo o allentando le rigorose norme di genere tradizionaliste. Inoltre, si prevede che, in futuro, la variabile che definirà la quantità di tempo speso nelle mansioni domestiche sarà il livello di partecipazione al mercato del lavoro di ciascun individuo, come risultato di un sistema migliore e più equo.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.istat.it/donne-uomini/bloc-3d.html?lang=it

https://www.statista.com/statistics/980620/person-responsible-for-household-chores-by-gender-italy/

https://s3.savethechildren.it/public/files/uploads/pubblicazioni/le-equilibriste-la-maternita-italia-nel-2020.pdf

https://www.morningfuture.com/it/article/2020/06/10/post-covid-lavoro-donne/926/

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/05/26/news/famiglia_con_il_coronavirus_per_il_74_delle_donne_e_aumentato_il_carico_di_lavoro_domestico-257614263/?refresh_ce

Baxter, J. and Western, M. (1998). ‘Satisfaction with Housework: Examining the Paradox’, Sociology, vol. 32 (1), p 101-120.

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Richardson, D. (2000). Rethinking Sexuality. Theorising Heterosexuality. SAGE Publications Ltd, 20-35

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