Global Gateway, una porta sul mondo che l’Unione Europea sta aprendo solo a metà

Secondo la Commissione Europea, la strategia Global Gateway è la chiave per assumere nuovamente un ruolo centrale nella crescita dei Paesi meno sviluppati, quindi, un ruolo geopolitico più significativo a livello globale. Ma non tutti i potenziali beneficiari sono dello stesso avviso.

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  Ilde Mattei
  20 aprile 2023
  3 minuti, 59 secondi

Cos’è la strategia Global Gateway?

Il sito della Commissione Europea descrive l’iniziativa come un modo per “raggiungere connessioni sostenibili e affidabili per le persone e il pianeta” e che contribuirà “ad affrontare le sfide globali più urgenti”. Più concretamente, si tratta della mobilitazione da parte dell'UE di investimenti fino a 300 miliardi di euro dal 2021 fino al 2027 a favore di Paesi meno sviluppati nei seguenti cinque settori: tecnologie digitali, clima ed energia, trasporto, sanità, istruzione e ricerca.

L’obiettivo geopolitico è assumere nuovamente un ruolo di prestigio e migliorare l’immagine geopolitica europea tramite il finanziamento di progetti che apportino un vantaggio concreto ai loro beneficiari e che rispettino - ed esportino - i valori fondamentali dell’Unione.

I punti di forza

Il 21 giugno la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha definito questa strategia come un progetto mirante ad apportare un “beneficio mutuale e sostenibile” ed, effettivamente, vi sono parecchi punti apprezzabili nel disegno della Global Gateway. Da un punto di vista finanziario, mobilizzare 300 milioni di euro - di cui 150 milioni in Africa - rappresenta un finanziamento cospicuo: colpisce ancora più positivamente il fatto che questa somma sia investita in termini di sovvenzioni e garanzie, quindi senza i tassi di interesse che stanno danneggiando l’efficacia del corrispettivo cinese, la Belt and Road Initiative (BRI).

Inoltre, dato che il progetto aspira a migliorare l’immagine europea, l’attenzione verso la sostenibilità ambientale compare tra gli aspetti non negoziabili del project design, anche se “tra le mura europee” non sempre ciò viene rispettato. Oltre a questo, molti dei progetti attuati vertono sulla transizione energetica; ad esempio, la costruzione di impianti fotovoltaici in Albania e Kosovo o la collaborazione con l’Egitto per la produzione di idrogeno verde.

Punti di debolezza

Tuttavia, le perplessità sulla trasparenza del progetto sono arrivate dagli stessi parlamentari europei a favore dell’iniziativa, e questo non promette molto bene. In un'interrogazione parlamentare del 26 ottobre 2022, sono emersi dubbi sulla mancata mobilitazione dei fondi necessari, la deviazione degli aiuti allo sviluppo, l'alienazione dei partner a seguito di un approccio unilaterale e l'aggravamento del debito nei Paesi in via di sviluppo. Paradossalmente, la Commissione sta ripetendo il difetto principale della BRI a cui voleva contrapporsi. Non a caso, la graduale perdita di credibilità che l’iniziativa sta subendo è principalmente dovuta proprio alla mancanza di trasparenza, anche per quanto riguarda l’avanzamento dei progetti in corso.

Inoltre, nonostante l’aspirazione dell'UE di apportare un “beneficio mutuale”, la mentalità europea è piuttosto unilaterale: i progetti finanziati hanno chiari obiettivi geopolitici, premiano aziende europee e favoriscono gli investimenti privati, lasciando spazio a tutte le potenzialità di instabilità economica che ciò può comportare.

Poiché sono passati solamente due anni da quando la strategia è stata applicata, si può ancora sperare in un suo miglioramento, in particolare perché vi è il reale impegno che tutti gli investimenti attuati rispettino i valori e riflettano le preoccupazioni dell’Unione. Democrazia, Stato di diritto, numerose norme in materia di sicurezza, lavoro, sanità e rispetto dell’ambiente sono contemplati - almeno sul piano teorico e legale - in tutti i progetti. Ciò rappresenta un vantaggio globale importante considerando le recenti perplessità sul modello democratico e l’effetto mitigante che la Global Gateway può attuare a riguardo. D’altra parte, se le difficoltà si confermeranno maggiori dei benefici, il modello di gestione politica autoritaria risulterà ancora più attraente. In sostanza, vi è una grande responsabilità in gioco: l’Unione Europea è finalmente entrata in campo e si spera che nel secondo tempo giochi una partita migliore.

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L'Autore

Ilde Mattei

Laureata in Philosophy, International and Economic Studies all’Università Ca’Foscari di Venezia, sta collaborando con un’organizzazione no-profit francese a Strasburgo per creare ed implementare progetti volti alla sensibilizzazione dei giovani sull’importanza di essere cittadini europei.

Si interessa principalmente di migrazione e all’ambiente con l’intento di rendere accessibili a tutt* queste tematiche.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.

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