La pena capitale: la situazione al giorno d’oggi

  Articoli (Articles)
  Francesca Alfonzi
  15 settembre 2022
  3 minuti, 19 secondi

Quando si pensa alla pena di morte (o pena capitale) non è difficile considerarla come una pratica del passato. Infatti, questo strumento giuridico, il più estremo, definitivo e crudele è stato da tempo abolito - nella legge o nella pratica - da più della metà delle nazioni nel mondo; vi sono però dei paesi in cui la pubblica esecuzione è ancora una pratica fin troppo comune.

Storicamente parlando, la pena capitale è stata presente per molto tempo in pressoché tutte le culture giuridiche; chiaramente, sia le modalità di esecuzione che i crimini che la innescavano variavano ed erano a discrezione dei singoli paesi, sistemi giudiziari e codici penali. Fortunatamente però, nel corso degli anni si sono andate ad evidenziare sempre di più quelli che sono gli aspetti controversi e le problematiche relative a questa pratica fino ad arrivare all’abolizione di essa in due terzi dei paesi nel mondo.

In primis, vi è da sottolineare come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR), approvata dalle Nazioni Unite nel 1948, così come moltissimi altri trattati relativi ai diritti dell’uomo, protegga il diritto alla vita, condannando di conseguenza la pena di morte (Art.3 e Art.5 di UDHR). Un altro fattore molto importante da considerare è che c’è sempre un margine d’errore nella condanna del colpevole e, di conseguenza, in alcuni casi vi è il rischio di giustiziare un innocente: questo può essere ricondotto a diverse cause, come ad esempio una difesa legale debole o non adeguata, o anche errori commessi dalla polizia nel corso delle indagini. Infine, se si considera che non funge da deterrente per crimini futuri, la crudeltà che comporta questa pena e il dolore inflitto alle persone vicine al condannato sono immotivati.

Uno dei casi più famosi e recenti, esempio di quanto precedentemente affermato, è quello di Melissa Lucio. La donna, di origini messicane e residente in Texas (Stati Uniti), doveva essere sottoposta all'iniezione letale lo scorso 27 aprile poiché ritenuta colpevole di un omicidio che non aveva commesso, quello di sua figlia Mariah. Moltissime persone si sono mobilitate per salvare la vita della donna, a partire dalla sua famiglia fino ad arrivare a famose celebrità. Infine, 48 ore prima del momento fatidico, la condanna è stata sospesa poiché gli interrogatori a cui è stata sottoposta sono stati considerati poco ortodossi e l’interpretazione delle sue dichiarazioni è stata giudicata ambigua.

Gli Stati Uniti infatti, insieme ad altri 54 paesi tra cui Afghanistan, Bielorussia, Cina, Corea del Nord (Repubblica Democratica Popolare di Corea) e Emirati Arabi Uniti, continuano a mantenere, e a praticare, la pena di morte. Tra questi, quelli che registrano il maggior numero di esecuzioni annue sono l’Iran e l’Arabia Saudita. Quest’ultima è stata lo scenario di un evento scioccante: l’esecuzione di massa di 81 uomini, condannati a morte sotto l’accusa di terrorismo. Non si hanno però dati certi su Cina Corea del Nord, paesi che occultano queste notizie: in entrambi, ma ufficialmente perlopiù in Cina, un alto numero di crimini è punibile con la pena capitale. Motivo per cui, in assenza di informazioni certe, si stima che queste due nazioni siano la causa di migliaia di esecuzioni annue superando di gran lunga i numeri di tutti gli altri paesi.

Nonostante i dati siano ancora molto preoccupanti, si riscontra comunque un trend positivo negli ultimi anni che alimenta la speranza per il futuro: il tasso di esecuzioni a livello globale rimane uno dei più bassi dell’ultimo decennio. Un ruolo molto importante è svolto anche dagli attivisti e associazioni - sempre più grandi in numero - che combattono contro questa pratica disumana con l’obiettivo di “consegnare la pena capitale ai libri di storia” (Agnès Callamard).

Fonti consultate per la stesura dell'articolo

Condividi il post

L'Autore

Francesca Alfonzi

Laureata nel 2021 in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna; al primo anno di Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università Sapienza di Roma.

Autrice per l'area tematica 'Diritti Umani'

Categorie

Diritti Umani

Tag

pena di Diritti umani humanrights diritto alla riserv pena ca