Ungheria: le recenti violazioni commesse

  Articoli (Articles)
  Alessia Cominotti
  18 dicembre 2022
  3 minuti, 53 secondi

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato con una sentenza che l’Ungheria è venuta meno agli obblighi imposti dal Parlamento europeo sulla base della direttiva 2013/32/UE. La Corte infatti dichiara inammissibile il respingimento di una domanda di protezione internazionale: la direttiva elenca tassativamente le situazioni in cui gli Stati membri possono rifiutare una domanda di protezione ma il motivo introdotto dalla legislazione ungherese non corrisponde a tali situazioni. 

È stato denunciato inoltre il fatto che l’Ungheria punisca come reato il comportamento di una persona che offre sostegno all’inoltro di una domanda di asilo nel suo territorio. Il parlamento ungherese ha poi approvato nel 2021 un’ulteriore legge contro la comunità lgbtq+ con la quale si vieta la diffusione di materiale informativo sull’orientamento sessuale o identità di genere nelle scuole ai minori. Il risultato della campagna contro i diritti della comunità appare schiacciante: 157 deputati hanno votato a favore della legislazione con solo un voto contrario. 

Il parlamento europeo si è prontamente espresso con una risoluzione che condanna la discriminazione ungherese. La legge viene condannata in quanto “chiara violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta, dai Trattati e dalla legislazione dell’Unione relativa al mercato interno.” Questa legge non rappresenta l’unico passo falso da parte dell’Ungheria bensì un ulteriore perdita nell’ambito dei diritti fondamentali: ostilità, discriminazione e disinformazione sono mezzi di censura politica frequentemente applicati all’interno dello Stato europeo. La risoluzione europea pesa sulla presidente della Commissione Von der Leyen che ha inviato una lettera formale al governo di Viktor Orban, promettendo di utilizzare tutti i poteri dell’esecutivo per proteggere i diritti umani. Nonostante l’impegno a livello europeo, i rappresentanti italiani a Bruxelles non sono riusciti a trovare una posizione unanime e compatta: prediligendo alleanze internazionali e accordi politici hanno votato “no” alla mozione contro Orban.

Ma da dove nasce questo rapporto conflittuale con l’Ungheria?

Nel 2011 l’Ungheria di Orban era a capo del Consiglio dell’Unione Europea ma già dal principio era noto che alcune leggi approvate dal governo ungherese fossero lesive dei diritti fondamentali. L’Ungheria infatti ha modificato la Costituzione con disposizioni in contrasto con il diritto unionale, come disposizioni che mettono a rischio la libertà di opinione, espressione ed informazione. Questo ha portato il Parlamento a rimarcare l’Articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea e a sottolineare l’importanza della difesa dello stato del diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali. 

La situazione non parve però risolversi sul fronte Ungherese ed il Parlamento europeo il 17 maggio 2017 adotta una “Risoluzione sulla situazione e in Ungheria” (2017/2656(RSP). Si riconosce in questo modo la violazione dei diritti fondamentali da parte dell’Ungheria avviando così la procedura prevista dall’Articolo 7 (1) TUE: il meccanismo prevede misure sanzionatorie in presenza di gravi violazioni. Durante la pandemia di COVID-19, Orban ha esteso i propri poteri, così come è accaduto in molti stati. I poteri del presidente però non erano illimitati e, anche quando il 16 giugno 2020 lo stato di emergenza è terminato in Ungheria, non sono stati revocati. A fronte di ripetute violazioni, la Commissione europea ha proposto il congelamento del 65% (pari a 7,5 miliardi di euro) di fondi all’Ungheria, sottolineando che le istituzioni del paese non possono più salvaguardare dalla corruzione. La risoluzione prende atto di un deterioramento della situazione di violazione che riguarda 12 aree. 

Le aree appena citate sono: il funzionamento dei sistemi elettorali, l’indipendenza della magistratura, corruzione e conflitti di interesse, privacy dei dati, libertà di espressione, accademica, religiosa e di associazione e diritti alla parità di trattamento, settori in cui l’Ungheria si è macchiata di illeciti. Nella risoluzione vengono richiamate sentenze della Corte Europea in cui i diritti dell’uomo sono stati violati e che possono servire da monito per tutti gli altri Stati. Il Parlamento invita anche il Consiglio ad avere un ruolo più forte su questi temi attraverso controllo e verifica. 

Orban potrà riottenere i fondi attraverso la realizzazione di sistemi antifrode maggiormente inclusivi dei diritti umani che possano sanare i dubbi della Commissione Europea. Seppure la decisione sia un chiaro segnale di un passo avanti verso un rafforzamento dei valori europei, la rielezione di Orban come premier Ungherese, dimostra che la strada verso la democratizzazione è ancora lunga.


Le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

http://www.dirittounioneeuropea.eu/Tool/Evidenza/Single/view_html?id_evidenza=1304

https://www.wired.it/attualita/politica/2021/07/09/diritti-lgbtq-parlamento-europeo-risoluzione-ungheria/

https://www.unionedirittiumani...

Condividi il post

L'Autore

Alessia Cominotti

Categorie

Diritti Umani

Tag

Diritti umani Ungheria illeciti