La popolazione inuit in Groenlandia e le relazioni controverse con la Danimarca

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  Angela Sartori
  25 gennaio 2025
  6 minuti, 12 secondi

Nell’ultimo periodo la Groenlandia ha riscosso una crescente attenzione mediatica a causa delle affermazioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Trump ha infatti dichiarato di voler fare in modo che la Groenlandia diventi parte degli Stati Uniti, acquisendola anche con la forza se necessario. La Groenlandia fa parte fa parte del regno di Danimarca, di cui è stata una colonia per molti anni fino alla seconda metà del 1900, quando ha ricevuto una parziale autonomia, rimanendo comunque sotto il suo controllo. Tuttavia, il rapporto con Copenaghen non si è sempre dimostrato lineare, in particolare per quanto riguarda il trattamento della popolazione autoctona dell’isola, gli inuit, che ancora oggi è al centro di forti discriminazioni.

Il passato coloniale e l’influenza danese

Circa 4500 anni fa gli inuit sono arrivati dal Canada in Groenlandia, o Kalaallit Nunaat, il nome utilizzato per indentificare l’isola in groenlandese occidentale (Kalaallisut), la lingua parlata dalla popolazione.

La Groenlandia ha iniziato ad ospitare insediamenti europei dall’anno 985, quando il norvegese Erik il Rosso arrivò sull’isola. Dal XVIII secolo, a parte una breve parentesi durante la seconda guerra mondiale, l’isola è sempre rimasta sotto il controllo della Danimarca. Nonostante non avesse autonomia, i danesi hanno permesso agli inuit di preservare la loro cultura, anche se hanno diffuso sull’isola la religione luterana. La Danimarca abolì alla Groenlandia lo status di colonia nel 1953, integrandola nel suo regno e permettendole di avere le proprie istituzioni di governo. Nel 1979 le venne concesso l’autogoverno e nel 2009 venne garantita più autonomia all’isola, anche se alcuni aspetti chiave, come la politica estera, rimangono comunque sotto il potere decisionale del regno danese.

A partire dal secondo dopo guerra, l’influenza di Copenaghen si è scontrata con lo stile di vita della popolazione dell’isola. La Danimarca aveva deciso infatti di rivoluzionare l’economia e di avviare un processo di modernizzazione e industrializzazione, che avrebbe avuto un profondo impatto sulle tradizioni inuit. Fin dal passato, l'economia degli abitanti della Groenlandia si è sempre basata sulla caccia e sulle risorse naturali marine. Gli inuit si sono adattati alle rigide condizioni atmosferiche, conformando il loro stile di vita alla caccia e la pesca con un’economia su piccola scala e consolidando tradizioni e costumi tramandati per generazioni.

Per modernizzare il paese, negli anni ‘70 e ‘80 sono stati costruiti grandi impianti nei maggiori centri dell’isola, come a Nuuk, la capitale, verso cui le persone sono state spinte a trasferirsi per trovare nuove opportunità lavorative. Questo ha portato all’abbandono di molti paesini, alcuni dei quali sono stati cancellati dalle mappe, in quanto le persone rimaste erano troppo poche per poter mantenere i servizi cittadini attivi. Le città sono infatti molti lontane l’una dall’altra e a volte raggiungibili solamente con aereo ed elicottero. Oltre che nelle grandi città dell’isola, molti vanno a cercare lavoro anche in Danimarca. Questo cambiamento quasi improvviso è stato devastante per la popolazione inuit. Nell'arco di una generazione, le persone hanno dovuto adattarsi ad un nuovo stile di vita che ha sradicato completamente le loro tradizioni. Questo ad una forte alienazione e ad una perdita di identità ha portato molti, soprattutto nelle generazioni più giovani, che si sono trovate in bilico tra due mondi. Il governo danese non ha aiutato ad arginare questo senso di spaesamento: oltre all’urbanizzazione, nel corso degli anni ha cercato di introdurre la cultura danese, compiendo anche azioni che hanno violato i diritti umani.

Le discriminazioni dagli anni50 ad oggi

La Groenlandia ospita circa 56 mila abitanti, di cui l’88 percento è di origine inuit, che si definiscono Kalaallit (Kalaaleq al singolare). La maggior parte è di madrelingua Kalaallisut. Non sono molte le persone che padroneggiano il danese e questo è spesso causa di barriere linguistiche. In passato La Danimarca ha cercato di aumentare la propria influenza sull’isola. Negli anni ‘50 è avvenuto un caso che ha fatto scandalo: 22 bambini inuit sono stati portati via dalle rispettive famiglie e trasferiti in Danimarca con lo scopo di migliorare le loro condizioni di vita. Tuttavia, per loro era proibito parlare Kalaallisut o di avere contatti con la propria cultura. Questo li ha portati a non sentirti né totalmente groenlandesi né danesi. Una volta adulti e tornati sull’isola, la maggior parte ha sviluppato dipendenze e problemi mentali che in alcuni casi hanno portato al suicidio. Solo nel 2020 la Danimarca si è scusata dell’accaduto. Un altro avvenimento che ha destato scalpore è stato il programma di controllo della popolazione inuit attuato negli anni ‘60 e ‘70. Questa campagna consisteva nell’inserimento di dispositivi di contraccezione intrauterini nelle donne e nelle ragazze (perfino dodicenni). Molte volte la persona interessata non aveva espresso il suo consenso o non ne era nemmeno a conoscenza. Sono state coinvolte circa 4500 donne. Nel 2024, il primo ministro groenlandese, Múte Egede, ha definito genocidio questa pratica.

Ma qual è la situazione odierna? Oggi la popolazione Inuit continua ad essere vittima di discriminazioni e pregiudizi nella società danese. Secondo lo stereotipo, la maggior parte dei groenlandesi vivono in uno stato di indigenza, e soffrono di alcolismo e di tossicodipendenza.

Ai groenlandesi residenti in Danimarca non è stato concesso lo status di minoranza etnica, che potrebbe invece migliorare le loro condizioni, cosa che invece Copenaghen ha fatto per la minoranza tedesca concentrata nella zona meridionale del paese. Tuttavia, la maggiore autonomia concessa alla Groenlandia nel 2009 ha permesso un rafforzamento dell’identità e di indipendenza culturale. Inoltre, la lingua danese ha perso il suo status di lingua ufficiale dell’isola.

Nonostante una maggiore autonomia, i problemi rimangono. La Groenlandia è infatti il paese con il più alto tasso di suicidi al mondo. Si crede che questo sia legato alla perdita di identità della popolazione. Il fenomeno è diffuso soprattutto tra i giovani. Solo nell’ultimo periodo il governo sembra essersi mobilitato per arginare quest’emergenza, che per molto tempo è stata un tabù nella società groenlandese.

Un altro caso di discriminazione riguarda l’affidamento dei bambini inuit a famiglie o istituzioni danesi. In Danimarca i bambini inuit sono dati in affidamento sei volte di più dei bambini danesi (5,6 percento rispetto all’1 percento). Questo perché ai genitori vengono sottoposti dei test psicometrici per valutarne le capacità. Questo test, chiamato forældrekompetenceundersøgelse (FKU), è interamente in lingua danese e non tiene in considerazione le differenze culturali della popolazione inuit. Inoltre, ai bambini tolti ai genitori, non viene insegnata la loro lingua e cultura, causando un allontanamento dalle proprie origini. A metà gennaio 2025, dopo moltissime petizioni e richieste, il test è stato finalmente abolito. Probabilmente ciò è stato influenzato anche dalle ultime dichiarazioni di Trump. Nonostante i piccoli progressi degli ultimi decenni, la Groenlandia aspira ad un maggior consolidamento identitario e culturale: Il partito Inuit Ataqatigit, che ha vinto le ultime elezioni nel 2021, ha fatto del raggiungimento dell’indipendenza dalla Danimarca uno degli obiettivi cardine del suo programma, dimostrando come l’eredità coloniale continui ad essere sentita.

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L'Autore

Angela Sartori

Angela Sartori si è laureata in Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) presso l'Università di Bologna. Le tematiche che ha affrontato durante il suo corso di studi si sono concentrate principalmente sui fenomeni migratori e sulle problematiche legate alle minoranze etniche, nonché sulle relazioni lasciate dall'eredità sovietica in particolare in Ucraina, nella Federazione Russa e negli stati del Caucaso meridionale.

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Groenlandia danimarca Inuit minoranza etniche discriminazione colonialismo