La proposta di un salario minimo per i lavoratori europei

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  Graziana Gigliuto
  11 dicembre 2021
  4 minuti, 9 secondi

Durante il mese di novembre si sono aperti i negoziati sulla proposta del Parlamento europeo per introdurre il salario minimo legale, stabilendo così un livello base di retribuzione per i lavoratori europei che garantirà uno standard di vita adeguato e contrasterà la povertà. Il dibattito sulle leggi regolatrici per i salari è pieno di sfaccettature; inoltre, introdurre a livello europeo delle direttive di questo genere, che tengano conto di tutti i tessuti socio-politici dei diversi Stati membri, è molto complicato.

Cos’è il salario minimo?

Il termine salario minimo – secondo la definizione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, deducibile dai testi General Survey of the reports on the Minimum Wage Fixing Convention, 1970 (No.131) e Minimum Wage Fixing Recommendation, 1970 (No. 135) – può essere definito come una retribuzione minima che dovrebbe essere garantita a un lavoratore per un determinato quantitativo di lavoro. Il salario minimo si differenzia dal reddito minimo in quanto quest’ultimo mira a garantire il minimo sostentamento per la vita dei cittadini anche disoccupati, previo accertamento di uno stato di bisogno. Il salario minimo garantito, invece, ha come obiettivo quello di contrastare la povertà stabilendo una retribuzione appropriata per il proprio lavoro.

L’articolo 39 della Costituzione italiana recita: “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. […]”, ma nonostante l’aperta affermazione sul diritto di un salario minimo in Italia, il testo legislativo non impone delle misure concrete, affermando solo i due principi di sufficienza e proporzionalità.

La ragione dietro alla decisione della Costituente di non redigere un quadro legale vincolante che stabilisca le retribuzioni è quella di non ostacolare l’azione sindacale e la contrattazione collettiva.

Salario minimo legale o per contrattazione collettiva?

Con il termine salario legale si intende invece una retribuzione equa stabilita dallo Stato che interviene direttamente nei rapporti lavorativi che intercorrono fra datore di lavoro e dipendenti, rapporti che solitamente vengono regolati dall’azione sindacale volta a tutelare i diritti dei lavoratori tramite la contrattazione collettiva, che usa diversi parametri per ogni categoria di lavoratori.

A oggi, 21 dei 27 Stati membri europei hanno introdotto nel proprio quadro legislativo delle direttive sul salario minimo legale basandosi sul costo della vita nel proprio Stato, ad esempio la Bulgaria ha il salario minimo più basso, di 332 euro mensili, mentre quello più alto è quello del Lussemburgo con l’ammontare di 2.202 euro mensili; altri Stati membri, come Austria, Cipro, Danimarca, Italia, Finlandia e Svezia, caratterizzati da una forte tradizione sindacale, non hanno ancora introdotto il salario minimo legale.

Le ragioni della proposta parlamentare rispecchiano i bisogni sociali ed economici odierni, la crisi generata dalla pandemia, le transizioni green e digitali verso cui sempre più aziende si stanno dirigendo, che hanno generato fortissimi squilibri nel mondo del lavoro, dove le condizioni dei lavoratori sono sempre più incerte e i contratti precari.

In particolare, i lavori collegati alle piattaforme online come fattorini, traduttori freelance o dog-sitter, che sono in forte aumento, rappresentano la fascia più colpita della mancanza di una tutela legale per quanto riguarda il proprio salario. I lavoratori delle piattaforme vengono per lo più considerati dei lavoratori indipendenti, quando in realtà svolgono un lavoro subordinato. Purtroppo non esiste un’appropriata contrattazione collettiva effettuata dalle parti sociali che riesca a coinvolgere una gamma di lavori così ampia e diversificata riducendo al minimo le garanzie per un salario equo.

Lo spinoso rapporto fra politica ed economia

Gli studi che analizzano in che misura l’intervento statale nell’economia possa apportare profitto sono innumerevoli e le correnti di pensiero sono spesso opposte.

Secondo il quadro giuridico europeo, l’articolo 153 par. 5 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), oltre alle direttive sulla protezione dei consumatori, esclude la possibilità di emanare direttive riguardo alle retribuzioni, materia d’oggetto che interessa diversi Stati membri a livello nazionale e la loro contrattazione salariale fra le parti sociali. Di conseguenza, è impossibile fissare una direttiva europea onnicomprensiva sul salario minimo legale.

È indubbio però che le nuove direttive europee debbano rispecchiare i bisogni della società moderna in continuo cambiamento e auspicare un benessere futuro.

La proposta del Parlamento europeo di incentivare l’introduzione di un salario minimo legale in tutti gli Stati membri incontrerà diverse difficoltà nel percorso per la sua implementazione. Nonostante ciò, il via libera alle discussioni da parte del Consiglio mostra un certo abbandono dell’austerità da parte dell’Europa riguardo alle politiche economiche, lasciando aperto uno spiraglio per una proposta di legge che, se adeguatamente utilizzata, prevenendo anche la concorrenza sleale, potrà migliorare le condizioni lavorative dei cittadini europei.

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L'Autore

Graziana Gigliuto

IT

Graziana Gigliuto è nata e cresciuta in Sicilia. Ha conseguito la laurea magistrale in Relazioni Internazionali Comparate, curriculum Global Studies presso l'università Ca' Foscari di Venezia. Ha conseguito la laurea triennale in Lingue,Culture e Società dell'Asia e dell'Africa Mediterranea, curriculum Cina presso il medesimo ateneo.

Durante i suoi studi non solo ha sviluppato un forte interesse per l'apprendimento di lingue straniere, consolidato durante i soggiorni di studio all'estero, ma anche una spiccata curiosità verso tutto ciò che riguarda la cultura, le dinamiche sociali e la politica estera, in primo luogo dell'Asia, per poi estendersi ad altre aree geografiche.

All'interno della stimolante realtà di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di Caporedattore per l'area tematica Società.

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Graziana Gigliuto was born and she grew up in Sicily. She graduated in Master degree in Comparative International Relations, curriculum Global Studies at Ca’ Foscari University in Venice. She obtained a Bachelor Degree in Language,Culture,Society of Asia and Mediterranean Africa, curriculum China at the same university.

During her studies, besides developing a strong interest for the process of learning foreign languages, consolidated during her periods of studies abroad, she also developed a particular curiosity regarding culture, social dynamics and foreign policy, initially of Asia, and later of others parts of the globe.

She is working as the Editor in Chief for the Society thematic area in the stimulating reality of Mondo Internazionale.

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