La regolamentazione europea delle Big Tech

Tra tutela del mercato e tensioni transatlantiche

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  Eleonora Strano
  23 aprile 2025
  4 minuti, 58 secondi

Tra tutela del mercato e tensioni transatlantiche

Negli ultimi anni, l'Unione Europea ha intensificato gli sforzi per regolamentare le grandi aziende tecnologiche con l'obiettivo di garantire maggiore equità nel mercato digitale e proteggere i diritti dei cittadini. Queste iniziative si sono concretizzate in una serie di normative di ampio respiro, tra cui il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA). Entrambi i provvedimenti mirano a disciplinare le attività delle principali piattaforme online, riducendo il loro potere monopolistico e imponendo loro responsabilità più stringenti nella gestione dei contenuti.

Questa regolamentazione ha avuto un impatto significativo sulle aziende tecnologiche statunitensi, che operano su scala globale e ora devono adeguarsi a regole più rigide per continuare a fare affari in Europa. In questo contesto, è emerso un crescente scontro tra il modello normativo europeo e gli interessi delle big tech americane, con alcune aziende che hanno cercato l’appoggio del governo statunitense per mitigare gli effetti delle nuove leggi.


Il Digital Markets Act e il Digital Services Act: un nuovo quadro normativo

Il DMA, entrato in vigore nel 2023, è stato progettato per contrastare le pratiche anticoncorrenziali delle grandi piattaforme digitali, spesso definite "gatekeeper". Queste aziende – tra cui Google, Apple, Amazon, Microsoft e Meta – detengono una posizione dominante nei loro rispettivi mercati e il DMA impone loro una serie di obblighi per garantire un mercato più aperto e competitivo.

Tra le disposizioni più rilevanti del DMA:

  • Obbligo di interoperabilità: le piattaforme devono permettere la compatibilità tra i propri servizi e quelli di terze parti.
  • Divieto di autopreferenza: le aziende non possono favorire i propri servizi o prodotti rispetto a quelli dei concorrenti (ad esempio, nei risultati dei motori di ricerca o negli app store).
  • Maggiore trasparenza negli algoritmi e nei criteri di ranking.

Il DSA, invece, si concentra sulla responsabilità delle piattaforme online nella gestione dei contenuti. Le grandi aziende devono adottare misure più rigorose per contrastare la diffusione di disinformazione, discorsi d'odio e contenuti illegali. Le piattaforme devono inoltre fornire agli utenti strumenti efficaci per segnalare contenuti illeciti e garantire maggiore trasparenza sulle politiche pubblicitarie.

Entrambi i provvedimenti confermano la volontà dell’UE di imporre regole più severe alle aziende tecnologiche, limitando il loro potere di mercato e aumentando la tutela degli utenti.


Le reazioni delle aziende tecnologiche

L'entrata in vigore di queste normative ha spinto le big tech statunitensi a rivedere le proprie strategie per operare all'interno dell'Unione Europea. Alcune aziende si sono adeguate rapidamente, modificando le proprie politiche per conformarsi alle nuove regole, mentre altre hanno adottato un approccio più difensivo, sollevando critiche e cercando di influenzare il dibattito normativo.

Meta, ad esempio, ha manifestato più volte la sua preoccupazione riguardo all’impatto economico e operativo delle nuove normative. Nel maggio 2023, la società è stata multata per 1,3 miliardi di dollari per il trasferimento illecito di dati degli utenti europei verso gli Stati Uniti, in violazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Questo episodio ha evidenziato la crescente rigidità delle autorità europee nei confronti delle pratiche delle grandi piattaforme digitali.

Inoltre, la Commissione Europea ha recentemente avviato indagini su Facebook e Instagram per presunte violazioni del DSA, in particolare per la gestione della disinformazione elettorale e per la tutela degli utenti più vulnerabili. Queste indagini potrebbero tradursi in ulteriori sanzioni e in nuovi obblighi per le aziende coinvolte.


La richiesta di assistenza alla Casa Bianca

Di fronte alle nuove sfide normative imposte dall'UE, alcune aziende tecnologiche statunitensi hanno deciso di rivolgersi direttamente all’amministrazione americana per cercare un supporto politico e diplomatico.

Secondo fonti interne, Meta avrebbe chiesto assistenza alla Casa Bianca per affrontare la regolamentazione europea, sostenendo che le norme imposte dall’UE rappresentano un rischio per la competitività delle aziende americane nel mercato globale. L’azienda ha sottolineato come le sanzioni e le restrizioni imposte dalla normativa europea possano creare barriere commerciali che favoriscono, indirettamente, le aziende tecnologiche cinesi e altre realtà non soggette agli stessi obblighi normativi.

Questa richiesta di aiuto si inserisce in un dibattito più ampio tra Stati Uniti ed Europa sulle regole del mercato digitale. Da un lato, l’UE considera le nuove normative necessarie per contrastare il potere eccessivo delle big tech e proteggere la privacy degli utenti. Dall’altro, gli Stati Uniti vedono queste regole come un potenziale ostacolo per le aziende americane e un mezzo per rafforzare la posizione delle imprese europee nel settore tecnologico.

La regolamentazione europea nel settore tecnologico sta ridefinendo il panorama digitale globale, imponendo nuovi limiti alle grandi piattaforme e aumentando la tutela degli utenti. Il Digital Markets Act e il Digital Services Act rappresentano una svolta importante nel controllo delle big tech, stabilendo regole più severe per garantire un mercato più equo e trasparente.

Tuttavia, queste misure hanno generato forti tensioni tra l’UE e le aziende tecnologiche statunitensi, alcune delle quali stanno cercando di ottenere il supporto del governo americano per contrastare le nuove normative. Il caso di Meta dimostra come la regolamentazione europea sia diventata un tema di discussione anche nelle relazioni transatlantiche, con implicazioni non solo economiche, ma anche politiche e diplomatiche.

Nei prossimi anni, il dibattito sulla regolamentazione delle piattaforme digitali continuerà a essere un punto centrale delle politiche europee e globali. L’UE ha dimostrato di voler assumere un ruolo di leadership nella regolamentazione del settore tecnologico, ma resta da vedere come le aziende e i governi risponderanno a queste nuove sfide.

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Eleonora Strano

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