La Turchia verso il voto: un'analisi dello scenario

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  Michele Magistretti
  01 febbraio 2023
  4 minuti, 53 secondi

Entro pochi mesi la cittadinanza turca sarà nuovamente chiamata alle urne per eleggere il capo dello stato e rinnovare il parlamento. Questo ciclo di elezioni potrebbe essere quello decisivo per scalzare dal potere l’intramontabile rais, Recep Tayyip Erdoğan. La tensione interna è alta, tra terrorismo e polarizzazione politica. Le opposizioni si stanno unendo con il fine ultimo di sconfiggere il kingmaker della politica turca da circa due decadi, mentre il leader Erdoğan si muove per serrare i ranghi della propria coalizione, mobilitare le frange più conservatrici della società ed utilizzare il controllo degli apparati pubblici e dei media per influenzare il voto a proprio favore. 

Vediamo quindi quali sono le prospettive e le difficoltà che si pongono davanti ai vari attori del panorama politico interno turco in prospettiva del prossimo ciclo elettorale.

Erdoğan è disposto a tutto ?

Il presidente turco ha mostrato grande acume politico e una capacità machiavellica di catalizzare il consenso della società turca, mentre tramite il divide et impera sconvolgeva il campo avversario. Ciononostante, dopo vent'anni al potere e le prime scottanti sconfitte elettorali nelle amministrative del 2019, l’aura di invincibilità si è indebolita. Inoltre, la gestione, tra il caotico e l’eterodosso, dell’economia potrebbe aver eroso parte del consenso di quella media borghesia conservatrice che lo stesso Erdoğan aveva aiutato a prosperare nel corso del suo primo mandato agli albori del nuovo millennio.

Per queste ragioni, nell’imminente campagna elettorale il leader islamista vuole puntare sui temi etici e identitari, attaccando frontalmente la comunità LGBT e proponendosi come l’alfiere della società tradizionale, protettore della famiglia e del diritto delle donne islamiche a portare il velo. Ma la matematica parlamentare per ora non permette tali modifiche costituzionali. La maggioranza di governo, composta dal partito islamista di Erdoğan, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), e dall’alleato ultranazionalista, il Partito del Movimento Nazionalista (MHP), non ha abbastanza parlamentari né per emendare la costituzione né per evitare un referendum confermativo.

Nel corso dell'ultima decade il presidente turco e il suo partito hanno tuttavia costruito un solido sistema di potere, promuovendo un deciso spoil system, se non delle vere e proprie purghe, all’interno delle istituzioni statali. Attualmente, l’AKP controlla più o meno indirettamente buona parte dei media e della burocrazia statale. In più, dal tentativo di colpo di stato del 2016, il partito ha rafforzato la propria presa anche sulla magistratura e sulle forze armate, allontanando o imprigionando gran parte della dissidenza. Come per gli ultimi appuntamenti elettorali, Erdoğan mira a mobilitare la diaspora turca per bilanciare eventuali perdite di consenso interno. Attraverso i canali diplomatici, in particolare in Europa e in Medio Oriente, vengono promosse iniziative in cui associazioni e organizzazioni non governative vicine al partito fanno proselitismo paragonabile alla vera e propria campagna elettorale.

Le opposizioni: uniti nella diversità e contro il nemico comune

Alla luce della torsione autoritaria dell’operato di Erdoğan e dell’erosione dei pilastri della struttura politico-istituzionale ereditata dal kemalismo, i principali partiti di opposizione si uniscono con l’obbiettivo comune di allontanare l’AKP e il suo leader dal potere. Il principale partito della neonata coalizione è il Partito Popolare Repubblicano (CHP), che rappresenta l’eredità kemalista socialdemocratica. Vi sono poi vari partiti fondati da ex alleati di Erdoğan, altri islamisti e nazionalisti che hanno abbandonato il MHP. Il Partito della Democrazia e del Progresso (DEVA) e il Partito del Futuro (GELECEK) sono guidati da ex ministri di Erdoğan, Ali Babacan e Ahmet Davutoğlu. Quest'ultimo è stato anche il promotore della politica estera panislamista e neo-ottomana mentre serviva come ministro degli esteri e successivamente primo ministro dell’AKP. Della coalizione, chiamata Alleanza della Nazione, fa parte anche il partito islamista SAADET, che alla sua fondazione rappresentava in realtà la versione radicale dell’AKP. Il Partito Democratico invece rappresenta l’eredità storica dei grandi partiti conservatori che hanno dominato la politica turca della seconda metà del XX secolo. Infine, come secondo pilastro della coalizione vi è il Buon Partito (IYI) che rappresenta la tradizione kemalista di stampo nazional-conservatore ed è guidato dall’ex membro del MHP, Meral Akşener.

La coalizione ha presentato un programma unitario incentrato sulle riforme costituzionali per modificare il presidenzialismo introdotto da Erdoğan e restituire preminenza al ruolo del parlamento. Inoltre, le opposizioni desiderano correggere i vulnus allo stato di diritto introdotti dall’operato autoritario dell’AKP, promuovendo in particolare l’indipedenza della magistratura e dei media. Le fazioni kemaliste  puntano molto anche su una retorica anti-immigrazione, cavalcando il malcontento strisciante per l’accoglienza protratta dei rifugiati siriani e accusando l’AKP di promuovere l’ingegneria sociale per aumentare il consenso islamista. Il programma non affronta però il dossier curdo, scelta che potrebbe rivelarsi anche controproducente alla luce del peso elettorale degli stessi curdi, tra i quali vi potrebbero comunque essere frazioni conservatrici disilluse dell’operato dell’AKP.

Secondo tutti i sondaggi, ed ammesso un processo elettorale trasparente, i plausibili candidati comuni con maggiori possibilità di sconfiggere l’attuale presidente sono il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, e quello di Ankara, Mansur Yavaş. Il leader del CHP, Kemal Kılıçdaroğlu, potrebbe addirittura perdere, anche se di pochi punti. Il calcolo elettorale consiglierebbe dunque di puntare su uno dei due amministratori ma le dinamiche di colazione potrebbero prevalere portando quindi ad una scelta non ottimale, se non addirittura perdente. 

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Le fonti utilizzate per la stesura dell'articolo sono consultabili ai seguenti link

In new hate speech, Erdoğan deems LGBTI+ 'virus of heresy', Duvar English, 17 gennaio 2023 https://www.duvarenglish.com/i... 

Levent Kenez ,Turkish diplomats organize propaganda meetings for ruling party delegations ahead of 2023 elections, Nordic Monitor, 6 dicembre 2022  https://nordicmonitor.com/2022... 

Serkan Alan, Turkish opposition bloc announces election manifesto, Duvar English, 31 gennaio 2023 https://www.duvarenglish.com/s...

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https://pixabay.com/it/images/...

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