Ladri di Biciclette, Vittoria De Sica e il Neorealismo italiano

Lasciata alle spalle la novatacinquesima edizione degli Oscar, diamo uno sguardo al passato e parliamo di uno dei maestri indiscussi del cinema italiano e forse mondiale

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  Jacopo Cantoni
  26 marzo 2023
  3 minuti, 29 secondi

Il cinema nasce alla fine dell’Ottocento e su questo non ci sono dubbi, che sviluppi in modo più proficuo la sua tecnologia in Francia e Inghilterra è altresì vero. Altrettanto vero, però, è che il genere che più impressiona le folle è il kolossal e che noi italiani siamo stati per quasi un ventennio i migliori a farlo. D'Annunzio, Pirandello e altri intellettuali del primo Novecento operano i primi tentativi di nobilitazione dell’arte cinematografica legandola a quella letteraria con adattamenti dei più grandi capolavori, a partire da un’innominata Divina Commedia che con l’Inferno prodotto dalla Milano Film nel 1911 divenne uno dei primi lungometraggi della storia del cinema.

Tutto questo preambolo per dire che, dopo vent’anni di dominio sul cinema mondiale (sempre a fianco di altri stati come quelli sopra citati), il cinema italiano sopravvive per il rotto della cuffia alla prima guerra mondiale ma viene stroncato in maniera definitiva dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale.

Tra la fine degli anni Trenta e per quasi un decennio in Europa non si può più produrre come prima. La guerra non da la possibilità quasi a nessuno di girare i propri film e quindi di sviluppare un linguaggio che, come sappiamo, cambia in base alla zona geografica dove nasce e permette, quindi, agli Stati Uniti di accaparrarsi la superiorità sul mercato produttivo e della distribuzione.

In Italia e Germania non aiutano di certo le dittature che impongo la propaganda e colpiscono fortemente con la censura. L’istituto LUCE nel nostro paese e Leni Riefenstahl a fianco di Hitler modificano nella sostanza il nostro cinema che si riprenderà a piccoli passi dopo la guerra.

Proprio questa è la forza viscerale che ci passa un film come Ladri di Biciclette che il 23 marzo del 1950 durante la 22esima edizione degli Oscar vince il premio al miglior film straniero. La storia è infatti tratta dall’omonimo romanzo di Luigi Bartolini con adattamento di Cesare Zavattini e regista di uno dei maestri del nostro cinema Vittorio De Sica.

Una storia normale, di persone normali o, anzi, di persone “povere” come le definiva lo stesso Zavattini. Un impiego, quello dell’attacchino, dà la possibilità ad Antonio Ricci, in sella alla propria bici, di sostentare la famiglia. Ed è proprio il furto di quel mezzo che nobilita l’esistenza di quell’uomo affranto e distrutto dalla guerra a sconvolgere la sua esistenza e quella del piccolo Bruno. Un bambino innocente costretto a vivere nella miseria della Roma del secondo dopo guerra tra quartieri malfamati, trattorie sporche e ladri.

Il neorealismo italiano che vede nella figura del regista una delle sue massime espressioni, sostenuto da uno dei critici più importanti dell’epoca, André Bazin, ci riporta con i piedi per terra. Non c’è bisogno di multiverso, salti quantici o altro, c’è la realtà che - riportata con una maestria fuori dal comune - ci fa ancora oggi emozionare.

Il critico definisce così il film:

“l’espressione più pura del neorealismo (…), il centro ideale intorno al quale gravitano entro la loro orbita particolare le opere degli altri grandi registi“

Un onore e un onere che De Sica porterà sulle spalle per tutta la carriera e che già l'aveva un po’ consacrato con Sciuscià due anni prima, anch’esso vincitore agli oscar nella categoria per il miglior film straniero.

Il cinema contemporaneo è sicuramente il “nostro” modo di fare cinema e sono d’accordo che la novità debba sempre essere accolta con il migliore dei propositi. Tuttavia, se ci si rendesse conto anche in minima parte di quanto questo film e il neorealismo italiano abbiano fatto in quegli anni e quanto abbiano influenzato il cinema contemporaneo, andremmo al cinema con uno sguardo più pulito.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.liceomorgagni.edu.it/sites/www.liceomorgagni.it/files/materiali-docente/ladri_di_biciclette.pdf

https://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/per-conoscere-i-film/ladri-di-biciclette/antologia-critica

https://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/ladri-di-biciclette

https://www.cinematown.it/2018-11-ladri-di-biciclette-analisi-del-film-che-ha-cambiato-per-sempre-il-cinema-italiano/

Foto: https://www.flickr.com/photos/116153022@N02/15128500085

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L'Autore

Jacopo Cantoni

Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.

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