Lavoro Minorile in Africa

72 milioni di bambini privati di infanzia e futuro

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  Chiara Giovannoni
  12 aprile 2023
  4 minuti, 12 secondi

Il termine "lavoro minorile" viene definito come quell’attività che priva i bambini della loro infanzia, del loro potenziale e della loro dignità, e soprattutto che risulta essere dannoso al loro sviluppo psicofisico. Si calcola che nel mondo siano circa 152 milioni i bambini costretti a lavorare e di questi, 72.1 milioni solo in Africa. In particolare, sono cinque i paesi africani in cui si riscontra il maggior numero di bambini lavoratori: Sud Sudan, Eritrea, Tanzania, Somalia e Sudan.

In gran parte dell’Africa, il lavoro minorile è considerato tanto normale quanto necessario. Molti dei lavori svolti sono occupazioni domestiche che possono comprendere il raccoglimento dell’acqua al pozzo o della legna, attività che vengono considerate dalla popolazione come un modo per crescere e obbedire ai più anziani, oltre a dare un grande contributo ai nuclei familiari. Il problema che si lega al lavoro minorile sorge nel momento in cui questo va a occupare gran parte della giornata del bambino non permettendogli di vivere la propria infanzia e di frequentare la scuola. L’attività lavorativa va quindi a ledere il diritto di crescita e miglioramento, sia personale che sociale.

Il settore agricolo è quello che conta più lavoro minorile, assorbendone quasi l’85%, soprattutto nei paesi in cui esso si rivela necessario per la sussistenza e per l’allevamento del bestiame. Oltre all’agricoltura, i settori in cui i bambini sono maggiormente impiegati sono il settore tessile, l’edilizia, l’industria e lo sfruttamento sessuale. Le forme peggiori di lavoro minorile, secondo l’ILO, includono la schiavizzazione, la separazione dei bambini dalle loro famiglie e il fatto di essere esposti continuamente a malattie oltre al doversi difendere da soli nelle strade delle grandi città.

La povertà rappresenta senza dubbi la causa più grande del lavoro minorile in quanto, nel momento in cui le famiglie non possono permettersi i bisogni primari come cibo, acqua, educazione e sanità, non hanno altra scelta se non incrementare le entrate mandando i figli a lavorare. La povertà è poi strettamente legata ad altri fenomeni come i conflitti e i disastri naturali andando a creare un circolo vizioso di eventi concatenati senza via d’uscita.

Nel 1999 è stata ratificata da 117 paesi la Convenzione n.182 dell’International Labour Organization (Organizzazione Internazionale del Lavoro) relativa alla proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile. Al suo interno viene “considerata la necessità di adottare nuovi strumenti miranti alla proibizione e all’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile come priorità assoluta dell’azione nazionale e internazionale”. L’Art. 3 include tra le forme peggiori di lavoro minorile le forme di schiavitù come la tratta dei minori, il reclutamento forzato nei conflitti armati, la prostituzione minorile utilizzata anche ai fini di produzione pornografica, l’ utilizzo dei minori per la produzione e il traffico di stupefacenti, e in generale i lavori che per natura tendono a risultare pericolosi per la loro salute, sicurezza e moralità.

Negli ultimi decenni ci sono stati progressi in molti paesi dell’Africa, in alcuni casi grazie all’adozione di piani di azione per l’eliminazione del lavoro minorile. Dopo vent’anni di progressi però, il Covid-19 ha accresciuto l’insicurezza economica e interrotto le catene di distribuzione. Secondo il report congiunto effettuato da ILO e UnicefAccording to Covid-19 and child labour: A time of crisis, a time to act” dal 2000 il lavoro minorile è diminuito di 94 milioni di casi. La pandemia però ne ha compromesso l’avanzamento. Infatti, con la diminuzione delle entrate familiari dovute alla pandemia e il conseguente aumento della povertà, i bambini si sono rivelati essenziali per il sostentamento familiare.

Come in tutte le crisi, anche durante la pandemia da Covid 19 i minori sono quindi risultati essere le principali vittime. La chiusura delle scuole è stata un elemento cruciale nell’incremento di questo fenomeno. I bambini di molti paesi poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei occidentali. Questa condizione tende a peggiorare per le bambine e le ragazze che hanno perso in media il 22% in più di giorni d’istruzione rispetto ai ragazzi. Per le ragazze, infatti, essere fuori dal sistema scolastico significa andare a peggiorare una condizione già precaria e svantaggiata a causa di matrimoni precoci, gravidanze e lavoro.

Tra gli obiettivi dello sviluppo sostenibile 2030 dell’Onu c’è quello di sradicare il lavoro forzato andando a garantire il divieto e l’eliminazione del lavoro minorile in tutte le sue forme. Nessun minore dovrebbe essere costretto a lavori pericolosi ed usuranti. La disumanità del lavoro minorile non sta solo nelle fatiche, essa giace nell’isolamento sociale e nella privazione di un’infanzia che merita di essere vissuta.

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Fonti utilizzate per il presente articolo

https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2021/02/08/news/bambini_lavoratori_nel_mondo_quasi_la_meta_sono_in_africa_e_nel_mondo_si_calcola_siano_152_milioni-286565576/

https://www.ilo.org/africa/areas-of-work/child-labour/lang--en/index.htm

https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---ed_norm/---declaration/documents/publication/wcms_decl_fs_37_en.pdf

https://www.un.org/africarenewal/magazine/october-2020/ilo-protecting-africas-children-child-labour

https://www.savethechildren.it/press/lavoro-minorile-e-covid-19-aumenta-il-rischio-sfruttamento-del-lavoro-minorile-gravidanze-e

https://www.ilsole24ore.com/art/la-pandemia-peggiora-sfruttamento-lavoro-minorile-ADX108W?refresh_ce&nof

https://www.unicef.org/media/70261/file/COVID-19-and-Child-labour-2020.pdf

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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