Le donne e il mondo arabo: un’evoluzione continua

Intervista con la Dott.ssa Nouha Belaid

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  Redazione
  29 giugno 2019
  6 minuti, 35 secondi

Traduzione in italiano dell’intervista alla Dott.ssa Nouha Belaid riguardante il tema del ruolo della donna nel mondo arabo (a cura di Nico Delfine)

Il mondo arabo sta cambiando anche grazie al ruolo della donna, che ha conosciuto una certa evoluzione negli ultimi anni. Bisogna fare ancora molti sforzi e gli stessi paesi arabi più conservatori dovrebbero considerare il bisogno molto forte di cambiamento che proviene dalla società civile. Abbiamo il piacere di offrirvi una intervista sulle donne nel mondo arabo con la Dott.ssa Nouha Belaid, esperta tunisina in media e comunicazione e persona attiva in difesa dei diritti dell’uomo e dell’accesso all’informazione.

Dott.ssa Belaid, l’obiettivo numero 5 del programma di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite si occupa, in particolare, dell’uguaglianza di genere

Qual è la situazione generale per ciò che concerne la condizione delle donne nel mondo arabo?

“La situazione della donna differisce da un paese arabo all’altro. Le donne tunisine, marocchine, algerine, libanesi e giordane hanno più margini di libertà. Nonostante ciò, le donne dei paesi in conflitto come la Libia e la Siria soffrono molte più restrizioni in contesti di crisi. Inoltre, le donne saudite in particolare, o quelle dei paesi del Golfo in generale, sono molto più inquadrate in quei valori sociali che trovano la loro origine nel corano. Nessuno può però negare, d’altronde, che la donna tunisina dispone della migliore condizione nel mondo arabo, considerato il contesto giuridico che ne difende i diritti: la Tunisia è l’unico paese arabo che proibisce la poligamia”.

Il mondo arabo è molto vasto

Ci sono delle differenze al suo interno quando si parla del ruolo della donna nella vita pubblica e privata?

“Certamente, c’è una grande differenza. In Arabia Saudita sono rare le donne che difendono una causa, ma questo è un fatto normale in altri paesi. Per esempio, la Regina Giordana Rania rappresenta il modello della donna-leader e difende numerose cause: è promotrice del progetto Edrak che sostiene l’insegnamento online nel mondo arabo. Lo stesso può dirsi per Tunisia ed Egitto, dove abbiamo assistito, durante la rivoluzione delle Primavere Arabe, a delle manifestazioni guidate da donne. Inoltre, in questi paesi, ce ne sono alcune che ricoprono il ruolo di Ministra o di leader di un partito politico. Ciononostante, questo non potrebbe accadere in Arabia Saudita o in Qatar. Il valore della donna, come attore fondamentale della società, non è lo stesso nei paesi arabi”.

L’Africa è un continente complesso e diversificato

Qual è stata l’evoluzione sociale delle donne del Maghreb durante gli ultimi anni?

“Molte donne hanno occupato posizioni di leadership. Ad esempio, in Tunisia, Imen Bahroun è stata nominata, nel 2012, Presidente-Direttrice Generale della Televisione Tunisina Pubblica. La nomina di una donna a capo della TV pubblica era una prima volta nel mondo arabo e nel Maghreb. Alcune donne hanno occupato la posizione di Ministra in ambiti come cultura, economia, turismo e questo avviene da alcuni anni. In Algeria, ad esempio, Zhour Ounissi è stata nominata Segretaria di Stato agli Affari Sociali nel 1982, Ministra degli Affari Sociali tra 1984 e 1986 e Ministra dell’Educazione tra 1986 e 1988. In Tunisia Fethia Mzali è stata Ministra della Famiglia e delle Donne tra 1983 e 1986. In maniera generale, la donna è un agente fondamentale della società nel Maghreb. In Siria, allo stesso modo, Najah al-Attar è stata nominata Ministra della Cultura tra 1976 e 2000. In Yemen, Amat Al-Aleem Alsoswa ha occupato la posizione di Sottosegretaria di Stato all’Informazione tra 1991 e 2000 e di Ministra per i Diritti Umani tra 2003 e 2005. Ovviamente, certe nomine dipendono dall’orientamento politico del presidente o del capo di governo del paese in questione”.

Molti paesi arabi hanno conosciuto un certo sviluppo negli ultimi anni, aprendo sempre di più le loro economie all’esterno

Qual è stato l’impatto reale sulla partecipazione effettiva delle donne alla vita economica ed il loro accesso alla gestione delle imprese in condizioni di parità?

"La donna araba si è affermata in diversi campi, specialmente in quello economico. Troviamo, in effetti, molte donne dirigenti di grandi imprese nella regione del MENA (Medio Oriente e Nord Africa) ed alcune sono imprenditrici autonome. Nel numero Inverno 2015/2016 della rivista Afkar (Idee), è stato confermato che, nella regione del MENA, il 12% delle donne gestisce le proprie imprese contro il 31% degli uomini: si lanciano nell’avventura imprenditoriale e si trovano a competere con questi ultimi. In Marocco, ad esempio, durante la celebrazione della giornata mondiale della donna, il numero 687 della rivista Challenge ha pubblicato la lista di una cinquantina di donne che fanno muovere il paese. In questo modo, a titolo di esempio, la donna marocchina si afferma sulla scena economica: questo avviene anche in altri paesi arabi. La prima rete internazionale di donne leader e dirigenti è stata lanciata il 24 gennaio 2019 proprio a Casablanca, durante l’inaugurazione dell’associazione Wimen, che riunisce il meglio del mondo imprenditoriale marocchino e non solo”.

Viviamo nell’epoca della comunicazione, della tecnologia, dell’informazione e dei social media

Qual è, attualmente, il livello di autonomia e di indipendenza informatica delle donne arabe?

“La situazione delle donne arabe in materia di pratiche informatiche non differisce da quella di una donna europea. In presenza di una buona infrastruttura e delle apparecchiature necessarie, le competenze digitali delle donne arabe sono avanzate. Anzi, se in alcuni paesi le donne non hanno una libertà reale, internet ed i social media rappresentano un rifugio che permette loro di avere contatti col mondo esterno”.

Generalmente la società esprime dei bisogni prima che la politica sia pronta a comprendere i cambiamenti

Quanto lavoro le legislazioni dei paesi arabi devono ancora fare affinché si possa parlare di uguaglianza e inclusione effettive tra uomo e donna in tutti gli aspetti della vita politica e civile?

“Seppure alcuni paesi arabi abbiano già superato questa tappa, altri hanno ancora molto lavoro da fare. Questo dipende generalmente dalla natura del regime politico, dal posto occupato dalla religione nella governance, dal ruolo della società civile nella presa delle decisioni”.

Nei paesi occidentali l’emancipazione della donna ha contribuito alla secolarizzazione della società

Si può trovare un punto di equilibrio tra i diritti delle donne e la religione nel mondo arabo?

“In alcuni paesi, specialmente in quelli del Maghreb, la religione non interviene molto nell’affermazione del ruolo della donna all’interno della società. Sebbene l’Islam sia la religione ufficiale in Tunisia, Marocco e Algeria, la donna si impone nella società e arriva ad occupare posizioni apicali. Nei paesi arabi più conservatori, l’accesso della donna alla vita pubblica è limitato”.

I media del «main-stream» trattano, spesso, il mondo arabo come se fosse un monolite

Sarebbe interessante conoscere degli esempi di attivismo di donne arabe ai giorni nostri

“Negli ultimi anni ci sono sempre più donne arabe attiviste che difendono la loro libertà e l’uguaglianza di genere. Già le Primavere Arabe sono state guidate da persone di entrambi i sessi. In Tunisia, ad esempio, Maya Jribi rappresenta l’icona della donna militante per la libertà e per la democrazia. In Yemen, Tawakkol Karman è una militante impegnata nella difesa dei diritti delle donne, fondatrice, nel 2005, del gruppo Femmes journalistes sans chaînes (Donne giornaliste senza catene)”.

A cura di Nico Delfine

Nouha Belaid è titolare di un dottorato di ricerca in Media e Comunicazione. Attualmente dirige il programma di studi accademici dell’Università Centrale della Tunisia ed è membro del network panafricano “Honoris United Universities”. Allo stesso tempo è web editor dell’Osservatorio Arabo di Giornalismo e fa parte del consiglio di amministrazione della Rete Araba dei Giornalisti dei Dati. Nel 2017 è stata nominata dall’UNESCO e dall’Unione Europea tra i cento giovani esperti tunisini. Nouha ha un ruolo attivo nella società, difendendo i diritti umani e l’accesso all’informazione.

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