Le fragole spagnole di Huelva stanno distruggendo un intero ecosistema

  Articoli (Articles)
  Marco Del Pioluogo
  26 aprile 2023
  4 minuti, 38 secondi

Huelva è una città dell’Andalusia, nella Spagna meridionale. È una località dove viene praticata l’agricoltura intensiva, più specificatamente per la produzione di fragole, lamponi, mirtilli e riso.

Quindi, ospita 6600 ettari di superficie coltivata a fragole e ne produce oltre 300.000 tonnellate con un valore d’affari che genera oltre 400 milioni di euro all’anno. La regione rappresenta il 97% della produzione spagnola di fragole e oltre il 25% della produzione dell'Unione Europea.


La natura del Parco di Doñana

Tuttavia, oltre 7900 ettari di coltivazione di bacche - di cui il 40% è rappresentato da fragole - si trovano a nord del Parco Nazionale di Doñana, uno dei più grandi complessi di zone umide dell'Europa occidentale ma anche un sito Ramsar e Patrimonio UNESCO, le cui paludi, foreste e dune si estendono per quasi 130.000 ettari nelle province di Huelva, Siviglia e Cadice.

Per Felipe Fuentelsaz del WWF Spagna: "Doñana è un luogo unico che si trova tra il sud dell'Europa e il nord Africa ed è la principale rotta migratoria per tutti gli uccelli d'Europa”. Inoltre: “Ogni anno vi transitano più di 6 milioni di uccelli e 200 o 300 specie diverse.” Infatti, la posizione strategica di Doñana fa sì che gli stormi di uccelli la usino come luogo per riprodursi, svernare e riposare durante il loro percorso migratorio da e verso l'Africa.

Il problema

Il problema sorge perché in quest'area la fragola viene coltivata utilizzando le acque sotterranee dell'acquifero 27 "Almonte-Marismas", ovvero lo stesso che alimenta varie zone umide di Doñana. Inoltre, l’approvvigionamento idrico è calato drasticamente negli ultimi 30 anni a causa dei cambiamenti climatici, dell'agricoltura, dell'inquinamento minerario e del drenaggio delle paludi, influenzando in maniera negativa l’ecosistema del Parco.

Così, i coltivatori della regione hanno trivellato innumerevoli pozzi per attingere alle grandi quantità di acqua necessarie alla produzione. Molte delle perforazioni sono però state fatte senza l’autorizzazione e i permessi legali necessari, grazie a una storica permissività dell’amministrazione pubblica.

Secondo i dati del WWF, si stima che per la sola produzione di fragole siano stati perforati illegalmente 1000 pozzi e 3000 ettari di territorio adibiti a coltura senza permesso. Se non fosse che in seguito a questi interventi, l’afflusso di acqua alla zona umida si è ridotto di circa l’80 per cento. Nel 2020 l’acquifero è stato ufficialmente dichiarato sovrasfruttato ma ad oggi solo un quarto dei pozzi illegali è stato chiuso.

La vita senz’acqua

Oltre a ciò, le trivellazioni e la ridotta quantità di precipitazioni hanno provocato un abbassamento delle falde acquifere e la conseguente scomparsa di centinaia di stagni dal cui livello dipendevano fortemente. Senz'acqua, uccelli, anfibi, insetti, rettili, piante e altre specie acquatiche faticano a sopravvivere e non riescono a completare i cicli di riproduzione e germinazione. Ad esempio, nell’inverno 2021 il numero di uccelli registrati nel parco era 87.500, ovvero meno di un quinto rispetto ai 470.000 dell’anno precedente.

I prodotti agrochimici

Secondo uno studio condotto dall’Università di Huelva e pubblicato sulla rivista “Water Research”, esiste una connessione tra gli invasi di decantazione di fosfogesso - un rifiuto tossico - e l’estuario del Rio Tinto - una delle fonti d’acqua di cui si servono i coltivatori -, che determina una contaminazione di questo fiume. Sempre secondo lo studio, gli invasi di fosfogesso all’interno delle paludi dell’estuario non hanno alcuna barriera impermeabile che impedisca il deflusso nell’ambiente circostante delle sostanze inquinanti che trasportano derivate dalla produzione di fertilizzanti. Per stare al passo della forte domanda del mercato, è probabile che le colture vengano svolte senza rotazione, il che comporta un rischio da non sottovalutare dato che nell’ambiente circostante possono depositarsi metalli pesanti, come cadmio e arsenico, che sono scarti di produzione dei fertilizzanti.

Come precisa Roberto Pinton di Assobio: “La mancanza di rotazione, inoltre, favorisce il processo di proliferazione di parassiti che fa aumentare la necessità di impiego di diserbanti creando così un circolo vizioso”. Non a caso, l’utilizzo intensivo - e spesso non corretto - di prodotti agrochimici nei dintorni di Doñana ha contaminato con i nutrienti dei fertilizzanti i corsi d’acqua della palude. Da qui il processo di eutrofizzazione in virtù del quale l’acqua si arricchisce eccessivamente di sostanze nutritive. Secondo gli scienziati, in molti casi la diffusione di questo fenomeno ha già raggiunto livelli incompatibili con la conservazione della biodiversità.

Mancanza di diritti

Al problema ambientale si aggiunge quello della mancanza dei diritti per i lavoratori di queste colture: il settore in questione ha una componente prettamente femminile e non mancano episodi di razzismo di cui i braccianti sono vittime.

Chi assume preferisce persone prive di documenti, da alloggiare in baracche e da pagare a giornata la metà rispetto ai lavoratori locali. In più, i datori di lavoro cercano  lavoratrici-madri poiché i primi sono consapevoli che l'aver lasciato i propri figli nel proprio paese d'origine vuol dire, per quelle madri, dover tornare a casa, il che per chi le sfrutta rappresenta una garanzia di vedere terminata la stagione lavorativa.


Per concludere

Come dimostrano gli studi sui cambiamenti climatici, la penisola iberica risulta essere un territorio estremamente vulnerabile: i rischi di scarsità d’acqua e desertificazione sono alti. Allora, viene da chiedersi perché una delle regioni più aride e vulnerabili al clima del continente stia alimentando la crescente domanda europea di frutti rossi, frutti che per la loro coltura richiedono una quantità d’acqua certamente non trascurabile.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023


Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.pexels.com/it-it/foto/fragole-rosse-70746/

https://www.equaltimes.org/in-the-iberian-peninsula?lang=en#.ZEOoJS8QNQI

https://webgate.ec.europa.eu/life/publicWebsite/index.cfm?fuseaction=search.dspPage&n_proj_id=7642

https://www.theguardian.com/world/2022/feb/08/bitter-fruit-strawberry-boom-water-plan-raises-fears-for-spanish-wetlands

https://www.wwf.ch/it/progetti/il-coto-de-donana-e-le-fragole

https://www.italiafruit.net/fragole-spagnole-sotto-inchiesta

https://it.euronews.com/2021/04/16/lo-sfruttamento-e-gli-abusi-dietro-il-piacere-cosi-sano-di-mangiarsi-una-fragola

https://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2022/08/05/news/andalusia_il_lato_oscuro_delle_fragole_quei_dolci_frutti_sulla_tavola_degli_europei_prevedono_il_duro_lavoro_di_centomila_-360470255/

http://www.corriereortofrutticolo.it/2018/07/04/huelva-regno-delle-fragole-spagnole-rischio-inquinamento/


Condividi il post

L'Autore

Marco Del Pioluogo

Tag

Ambiente fragole Spagna acqua desertificazione fertilizzanti agricoltura Huelva ecosistema coltivazione riserva naturale Doñana contaminazione diritto del lavoro Europa