Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: le riforme orizzontali riguardanti Pubblica Amministrazione e Giustizia

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  Alessandro Micalef
  03 giugno 2021
  4 minuti, 31 secondi

All’interno del PNRR italiano viene dedicata una sezione a due riforme orizzontali, aventi ad oggetto la Pubblica Amministrazione e la Giustizia. Vengono definite “orizzontali” in quanto aventi un carattere trasversale, suscettibile di influenzare tutte le Missioni del Piano, e non riferito solamente ad un ambito specifico.

Per quanto riguarda la PA, all’interno del Piano viene sottolineato come questa presenti un’arretratezza che non può non influire direttamente sull’andamento del Paese. In particolare, sono stati individuati come principali problemi: il ricambio generazionale e la lentezza del processo di digitalizzazione all’interno della Pubblica Amministrazione.

Con riferimento al primo aspetto, viene rilevato (dati del 2019) che l’età media dei dipendenti pubblici italiani sia di 50 anni. Di questi, il 16,3% ha più di 60 anni e solamente il 4,2% ne ha meno di 30. Tale situazione deriva anche dal blocco del turnover - avente la finalità di tenere sotto controllo i numeri dell’occupazione nel pubblico - che ha influito negativamente sull’ingresso di nuovi dipendenti pubblici di “nuova generazione”. Il mancato ricambio generazionale ha come conseguenza un disallineamento tra le competenze disponibili e quelle richieste dal nuovo modello economico e produttivo, previsto per le nuove generazioni. In sintesi, la propensione della PA alla digitalizzazione, all’ecologia ed all’inclusione può essere considerata una “novità”, valutate anche le competenze che venivano richieste precedentemente. A quest’ultima considerazione si può ricollegare l’arretratezza nel processo di digitalizzazione: la formazione degli impiegati pubblici in tale ambito non è rimasta al passo con il progresso digitale. Ciò è dovuto in parte al taglio delle spese per l’istruzione e la formazione del personale pubblico.

Al fine di affrontare e risolvere tali problematiche, il PNRR prevede un progressivo turnover del personale, che sia indirizzato all’assunzione di personalità maggiormente in linea con la posizione che dovranno ricoprire, in considerazione delle competenze oltre che delle conoscenze dell’individuo. È anche prevista la creazione di un’unica piattaforma per il reclutamento delle Amministrazioni Centrali, cui verrà affiancata una banca dati riguardante le competenze dei dipendenti pubblici. Questo permetterà maggiori possibilità di manovra nell’ottica di una pianificazione strategica.

Parallelamente ed in conseguenza al processo di digitalizzazione della PA, ci si aspetta che vi sia un’accelerazione dei procedimenti amministrativi. L’intenzione è dunque quella di alleggerire il sistema e velocizzare le procedure, permettendo di risparmiare tempo e risorse. Perché ciò avvenga, tuttavia, sarà necessario che vengano rispettate le tempistiche di attuazione del PNRR.

La riforma della Giustizia, invece, è totalmente incentrata sulla velocizzazione dei processi. La durata dei processi in Italia nel dibattito interno è considerata eccessiva, nonostante vi siano stati tentativi di riforma negli ultimi decenni. Tale lentezza ha ricadute non solo sulle aspettative della popolazione, talvolta esasperata dai tempi necessari perché “sia fatta giustizia”, ma anche dal punto di vista della competitività dello Stato italiano. Infatti, come riportato nel PNRR, viene ritenuto che “una riduzione della durata dei procedimenti civili del 50% possa accrescere la dimensione media delle imprese manifatturiere italiane di circa il 10%”. Recenti studi hanno considerato che un dimezzamento dei tempi di definizione delle procedure fallimentari possa generare un incremento di produttività dell’economia italiana dell’1,6%. La velocizzazione dei processi, come si è detto, permette inoltre allo Stato italiano di essere più competitivo anche con riferimento alle imprese straniere.

Per quanto possa sembrare utopistico che vi sia una riduzione di tale portata delle tempistiche per la conclusione dei processi, bisogna confidarvi, così come nello smaltimento degli arretrati. È opportuno, inoltre, ricordare che in uno Stato fondato sul diritto è importante che una velocizzazione dei processi non pregiudichi il rispetto dei diritti degli individui. Pertanto, velocizzare i procedimenti non deve significare privare di tutele gli individui o giungere a conclusioni affrettate, poiché ciò rischierebbe di snaturare il concetto stesso di “giustizia”.

Un primo provvedimento previsto nel PNRR riguarda il reclutamento di un numero maggiore di magistrati, ma ciò non può essere sufficiente a raggiungere l’obiettivo. Perché vi sia una riforma effettiva della giustizia, si ritiene necessario muoversi secondo tre direttrici: sul piano organizzativo, nella dimensione extraprocessuale ed in quella endoprocessuale.

Per quanto riguarda il primo aspetto, sarà centrale la riorganizzazione degli uffici giudiziari, con riferimento alle attività di sostegno ai magistrati, quali quelle di cancelleria. Inoltre, si dovrà dare uno spazio progressivamente più ampio ai processi telematici, che sono già presenti nel nostro ordinamento. Per quanto riguarda i procedimenti civili, inoltre, è previsto che vengano preferiti gli strumenti alternativi al processo per risolvere le controversie, quali gli arbitrati.

Il Piano prevede delle specifiche riforme settoriali nei vari rami della giustizia: penale, civile o tributaria. È previsto che tali attività di riforma siano agevolate dalla collaborazione tra il Ministero della Giustizia e le commissioni incaricate di studiare le migliori implementazioni disponibili.

Il fattore “tempo” è sicuramente l’elemento centrale sia per quanto riguarda la riforma della Giustizia che quella della PA. Ciò manifesta la consapevolezza del fatto che il nostro Stato attualmente sia considerato, non solo da un punto di vista interno ma anche europeo, eccessivamente burocratizzato. Il PNRR mostra di essere, quindi, uno strumento utile a rilanciare il sistema pubblico italiano, attualmente caratterizzato da arretratezza, soprattutto in relazione alla mancata evoluzione digitale. L’attuazione del Piano, se fatta seguendo l’iter previsto, potrebbe finalmente segnare una svolta per il sistema pubblico del nostro Paese.

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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