L’economia cinese è in ginocchio?

In che situazione si trova il colosso economico asiatico

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  Elisa Modonutti
  25 agosto 2023
  4 minuti, 3 secondi

All’inizio del 2023 le stime di ripresa dell’economia cinese, dopo tre anni di recessione dovuti allo scoppio della pandemia di Covid-19, vedevano una crescita positiva del Pil del Paese, con prospettive di miglioramento attorno al 5%.

Tuttavia, la dichiarazione di bancarotta avanzata lo scorso 18 agosto dal colosso immobiliare cinese Evergrande ha riaperto una grande frattura nell’economia cinese, dove, nell’ultimo anno, al contrario delle previsioni, non ci sono stati segni di ripresa significativi, anzi, si è aggravata una crisi economica già esistente, peggiorata ulteriormente da un altissimo livello di debito pubblico.

La crisi economica cinese

Se il primo trimestre del 2023 vedeva segni di cauta ripresa dell’economia nazionale, dopo la fine della strategia “Contagi zero”, messa in atto per contrastare la diffusione del virus Sars-Cov-2 con severe misure di restrizione sulla circolazione e sulla produzione, il proseguo dell’anno ha smentito questa visione. I dati alla mano, infatti, dimostrano quanto l’economia cinese stia attraversando un periodo di grave crisi. Dopo le statistiche ufficiali uscite lo scorso giugno, perfino l'ufficio nazionale di statistica ha ammesso che le basi per la ripresa "non sono ancora solide”. La produzione industriale cinese, infatti, nonostante la fine della strategia anti-Covid, è ulteriormente rallentata al 3,5%, le vendite al dettaglio hanno frenato, le banche stanno concedendo poco credito, e soprattutto, l’edilizia, settore trainante il Pil del Paese è in grave crisi.

Nei mesi scorsi il Governo cinese ha provato a variare una serie di politiche monetarie per cercare di arginare la crisi e riuscire a trainare la crescita per raggiungere l’obiettivo del +5% fissato a inizio anno. Questo obiettivo, tuttavia, al momento appare molto lontano rispetto la situazione economica descritta dai dati.

A giugno, la Banca Centrale cinese ha iniziato il taglio dei tassi di interesse principali, allo scopo di contribuire allo stimolo dei prestiti, manovra che ha ripetuto anche lo scorso 16 agosto, quando ha ulteriormente abbassato il tasso sui prestiti a medio termine dal 2,65% al 2,5%.

L’ultima manovra è stata compiuta dopo che a luglio l’economia nazionale ha segnato una forte frenata, con una crescita industriale del 3,7%, minore del +4,4% registrato a giugno e una crescita della disoccupazione, salita dal 5,2% al 5,3% annuo.

Ai problemi della produzione industriale e della disoccupazione si aggiunge la crisi del settore immobiliare, dove i prezzi delle case sono scesi a luglio dello 0,2% mensile, aumentando la media annua che vede un calo dello 0,1%.

Soprattutto per quanto riguarda questo settore, lo scorso 18 agosto, il colosso immobiliare Evergrande, simbolo del settore edilizio cinese, ha presentato istanza di fallimento e chiesto la protezione dai creditori presso un tribunale a Manhattan.

Infatti, dopo anni di investimenti e spese dispendiose effettuate per costruire nuove infrastrutture e aumentare così il Pil del Paese, con lo scoppio della pandemia sono venuti al pettine tutti i nodi di questi dispendiosi investimenti, mostrando gli alti debiti contratti dalla compagnia.

Evergrande aveva infatti recentemente 330 miliardi di dollari di debito, somma che la ha resa la compagnia immobiliare più indebitata al mondo e che le ha fatto dichiarare bancarotta la scorsa settimana.

Il tracollo di questa società, la più importante della Cina in ambito immobiliare, ha contribuito a rendere chiaro quanto fosse profonda la crisi di tutto il settore, che indubbiamente ancora non si è ripreso dalla contrazione pandemica e che influenza in modo significativo l’economia nazionale.

La crisi del debito pubblico cinese e la questione della disoccupazione

A peggiorare la situazione economica cinese si aggiunge anche la crisi del debito pubblico. In particolare, l’indice di indebitamento dell’economia cinese ha raggiunto un livello record nel 2023, anche a causa dell’aumento dei prestiti bancari alle imprese nel tentativo di far ripartire l’economia dopo la fine delle misure restrittive imposte con la pandemia. Secondo i dati dell’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il rapporto tra debito pubblico e Pil in Cina, in media del 36,55% del Pil dal 1995 al 2022, ha raggiunto un massimo storico del 76,90% nel 2022 (rispetto al minimo storico del 20,60% del Pil nel 1997), mentre il rapporto debito complessivo (pubblico e privato)/Pil è salito al 279,7% nel primo trimestre del 2023, il più grande nei tre anni pandemici.

In questa situazione, in cui sia il settore pubblico, sia quello privato sono in crisi, è in aumento il rischio di default. È necessario, dunque, che il Governo cinese apporti un radicale cambiamento di politiche se vuole ridurre il debito e al contempo stimolare l’economia per riuscire a raggiungere i livelli di produzione pre-pandemici.

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Fonti utilizzate per il seguente articolo: 

https://unsplash.com/it/foto/5... (fonte immagine)

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-alla-prova-dei-debiti-135299#:~:text=L'indice%20di%20indebitamento%20dell,le%20politiche%20di%20Covid%20Zero.

https://www.corriere.it/esteri/23_agosto_18/china-evergrande-dichiara-bancarotta-timori-anche-country-garden-1822cbf4-3d5f-11ee-9c8d-c4ac32cd9eb1.shtml?refresh_ce

https://www.ilpost.it/2023/06/21/cina-economia-rallentamento-crescita/

https://www.agi.it/economia/news/2023-06-21/cina-economia-non-riparte-21883811/

https://www.repubblica.it/economia/2023/08/16/news/nuove_crepe_nelleconomia_cinese_scendono_i_prezzi_delle_case_scoppia_un_nuovo_caso_finanziario-411271176/

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L'Autore

Elisa Modonutti

Studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche, amante della lettura, dei viaggi e con una curiosità innata di scoprire il mondo che ci circonda

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